Danilo Manera

Danilo Manera (Alba, 1957) insegna Letteratura spagnola all’Università di Milano. È traduttore, critico letterario e narratore. Ha curato numerose edizioni italiane di prosatori spagnoli, tra cui Rafael Sánchez Ferlosio, Álvaro Cunqueiro, Ramón Gómez de la Serna, Luis Martín-Santos, Rodrigo Rey Rosa, nonché antologie di narratori baschi, delle isole Canarie e della Galizia. Ha collaborato a “l’Unità” e a “Linea d’ombra”. Ha pubblicato tra l’altro: La baia delle gocce notturne. Racconti erotici cubani (Besa, 1996), Vedi Cuba e poi muori (Feltrinelli, 1997), L’isola che canta. Giovani poeti cubani (Feltrinelli, 1998), Rumba senza palme né carezze. Racconti di donne cubane (Feltrinelli, 1999), Yuruparí. I flauti dell’anaconda celeste (Feltrinelli “Traveller”, 1999), Terre Lune Langhe (Gribaudo, 2000), Canzoni dei Caraibi (Stampa alternativa, 2000), ha tradotto insieme a Tiziana Gibilisco e Irene Buonafalce e curato I cactus non temono il vento. Racconti da Santo Domingo (Feltrinelli, 2000). Per Feltrinelli ha tradotto Bartleby e compagnia (2002) di Enrique Vila-Matas, La lingua delle farfalle (2005) di Manuel Rivas, Severina (2012) di Rodrigo Rey Rosa e O la borsa o la vita (2013) di Eduardo Mendoza. Per “Real Cinema” Feltrinelli ha curato The Agronomist (2005) di Jonathan Demme.

Vedi Cuba e poi muori di Danilo Manera

L'isola dolce d'acque, cieli e fiori trovata dagli europei a metà dello scorso millennio ha conosciuto l'urlo della schiavitù e gli scoppi delle rivolte, il rapimento della danza e l'oblio del rum, il sussulto del sesso e il cedimento dello sconforto, i tuoni della storia e il gocciolio della pover…

Danilo Manera: La rapina di Santo Domingo

Danilo Manera: La rapina di Santo Domingo

Lo sciopero generale del 28 e 29 gennaio scorso in Repubblica Dominicana è riuscito a rompere l’assedio del silenzio su quanto sta succedendo in quell’isola caraibica.

Danilo Manera: Lettere dall'Avana

Eduardo Del Llano, Luis Manuel García, Jesús Vega, Amir Valle, Reinaldo Montero, Yoss. Sei scrittori, quattro dall'isola e due dalla diaspora, giudicano le recenti condanne a morte dei dissidenti. Dando voce, in toni diversi, alla stessa inquietudine.