Michael Walzer

Michael Walzer (1935), filosofo della morale e della politica, tra i più importanti negli Stati Uniti, ha insegnato all’Università di Princeton e a Harvard, è professore emerito di scienze sociali all’Institute for Advanced Studies di Princeton e collabora con la rivista “Dissent”. Tra i suoi libri pubblicati in italiano ricordiamo: Esodo e rivoluzione (Feltrinelli, 1986), Sfere di giustizia (Feltrinelli, 1987), Interpretazione e critica sociale (Edizioni Lavoro, 1990), Guerre giuste e ingiuste (Liguori, 1990), L’intellettuale militante (il Mulino, 1991), Che cosa significa essere americani (Marsilio, 1992), La rivoluzione dei santi (Claudiana, 1996), Sulla tolleranza (Laterza, 1998), Politica e profezia (Edizioni Lavoro, 1998), Geografia della morale (Dedalo, 1999), Ragione e passione (Feltrinelli, 2001), Il filo della politica (Diabasis, 2002).

Esodo e rivoluzione di Michael Walzer

“L’Esodo è una storia, una grande storia, che è divenuta parte della coscienza culturale dell’Occidente” La narrazione biblica dell’Esodo – dall’Egitto al deserto e alla terra promessa – è stata interpretata per secoli come…

Michael Walzer: L’ultima volta del boia

Michael Walzer: L’ultima volta del boia

In Iraq Saddam Hussein è stato ucciso perché la pena di morte è stata legalmente istituita e ampiamente accettata. Ma quando uccidiamo questo tiranno crudele e spietato non stiamo imitando il suo stesso comportamento?

Michael Walzer: Come fare per opporsi alla guerra

Esistono due modi per opporsi ad una guerra contro l´Iraq. Il primo è semplice ma sbagliato; il secondo è giusto tuttavia difficile.
La globalizzazione che non c’è. Intervista al politologo americano Michael Walzer

La globalizzazione che non c’è. Intervista al politologo americano Michael Walzer

‟In questo periodo storico non c’è nessun processo politico di globalizzazione, ma solo economico. Agli Stati rimangono ancora importanti doveri verso i propri cittadini e verso gli altri Stati, soprattutto quello della difesa dell’individuo”.

L'impero stolto di George Bush. Intervista a Michael Walzer

‟Non credo che l'amministrazione abbia sfruttato l'11 settembre per un programma imperiale intelligente. Guardi l'Afghanistan: è un disastro, piccolo rispetto all'Iraq, ma sempre un disastro. Se questo è tutto quello che l'imperialismo americano è in grado di fare, allora stanno freschi. Non hanno nemmeno la volontà d'investire per un imperialismo serio, che richiedere risorse, energie, intelligenze. Gli Usa non hanno una classe di funzionari pubblici coloniali come la Gran Bretagna dell'800. Hanno commesso errori, hanno fatto cose tremendamente sbagliate, e forse Chomsky ha previsto questo, ma non hanno agito secondo una pianificata, pensata politica imperialista. Noi americani non abbiamo il fegato per un reale imperialismo.”

Marco D'Eramo intervista Michael Walzer: La ragione armata di una guerra

Princeton - All'improvviso la pioggia cade a dirotto mentre il taxi mi porta dalla stazione ferroviaria (un'ora e venti di treno da New York) all'Institute of Advanced Study, dove insegnò Albert Einstein. Il tergicristallo non fa a tempo a spazzare le cascate d'acqua, quando superiamo inzuppati joggers colti di sorpresa dal piovasco, sotto gli alberi maestosi, in mezzo a sterminati prati tra cui sorgono isolati gli edifici di una delle più prestigiose, e più care, università al mondo. Ancora una volta Michael Walzer mi ha dato appuntamento alle tre e mezza del pomeriggio, ora del tè per i membri dell'istituto, nella sala con poltrone e tappeti che, attraverso grandi porte finestre, si apre sul parco curatissimo. Ci sediamo nel suo ufficio dove è succeduto in cattedra al grande Albert Hirschman (quello di Lealtà, defezione, protesta). Michael Walzer è una delle figure più prominenti della filosofia politica americana, e uno degli esponenti più attivi nel dibattito della sinistra, in particolare dalle pagine della rivista Dissent, di cui è direttore, che raccoglie una parte importante della sinistra ebraica newyorkese. E, come si vede dalla scheda bio-bibliografica pubblicata qui accanto, con il passare degli anni l'appartenenza alla comunità ebraica ha acquistato un peso sempre più rilevante nella sua vita e nella sua riflessione.