banner.jpg Frédéric Martel, Global Gay

Frédéric Martel è entrato nei gay bar arabi e nei love hotels di Tokyo, nelle habitaciones cubane e nelle comunità indiane, per raccontare i successi e le sconfitte dei gay, trendy a New York e condannati a morte in Iran. Un racconto coloratissimo, drammatico, pieno di vita.



Frédéric Martel è sociologo e lavora all’IRIS (Institut de Recherches Internationales et Stratégiques). Ha scritto alcuni libri di grande successo e collabora stabilmente con giornali e radio francesi. Per Feltrinelli è uscito nel 2010 Mainstream. Come si costruisce un successo planetario e si vince la guerra mondiale dei media.


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   GLOBAL GAY

Gli omosessuali sono sempre più globalizzati, spesso americanizzati, ma restano profondamente ancorati al proprio paese e alla propria cultura. In tutto il mondo i gay sembrano somigliarsi, nondimeno mantengono la propria diversità. In quest’epoca di globalizzazione, apertura e radicamento non si escludono a vicenda. Esiste un qualcosa che possiamo definire global gay, ma esistono anche numerosi local gay. Le infinite sfumature locali, l’assenza di omogeneità delle comunità Lgbt sono affascinanti, anche quando si incontrano nello stesso paese.
Le bandiere arcobaleno sventolano ovunque, ma poi ciascuno si trova a militare sotto le proprie insegne. Quel che è certo è che gli attivisti gay si organizzano. In America Latina, dove in diverse capitali si lotta da tempo per la diversidade sexual, il progresso è notevole. In Cina, Sudafrica, India e Cuba, negli ultimi anni sono state vinte alcune grandi battaglie. Si combatte in Russia e in Europa orientale, sotto lo sguardo vigile dell’Ue, e negli stessi Stati Uniti, dove il matrimonio per tutti è diventato un cavallo di battaglia per le elezioni presidenziali del novembre 2012. Alle Nazioni Unite, il segretario generale Ban Ki-moon, definitivamente votato alla causa, guida il lento ma inesorabile progresso. Ovunque emergono nuovi attori, e lo scopo di questa inchiesta è dare eco alla loro opera. Per quanto incisiva sia la loro azione, gli attivisti Lgbt non sono i soli a portare avanti la battaglia dei diritti per tutti: imprenditori, gestori di bar, avvocati, giornalisti, conduttori televisivi, artisti e migliaia di soggetti anonimi partecipano all’azione. Essere alla moda e influenti è un modo per far sentire la voce del mondo gay. La subcultura gay diventa dominante, una comunità ristretta seduce le masse. Le imprese gay escono dal ghetto e diventano hip. La cultura gay da underground è diventata mainstream: è questo il rovesciamento decisivo che va raccontato.
D’altro canto, in ambienti ostili, dove essere cool può portare in prigione – e a volte al patibolo –, gay e lesbiche continuano a resistere. In Medio Oriente, in Africa e nell’Asia musulmana ed evangelica, alcune delle aree più pericolose per gli omosessuali, li ho visti continuare a combattere anche quando erano vittime delle persecuzioni dei fondamentalisti. In Iran, Arabia Saudita, Qatar e nei quindici paesi musulmani in cui ho condotto la mia ricerca – ma anche in Cina, a Cuba, nell’Africa sub-sahariana – ho scoperto la loro straordinaria capacità di farla in barba a dittature violente, nonostante gli arresti, le persecuzioni, i ricatti, a volte le minacce d’impiccagione o di lapidazione. Dare voce a questi coraggiosi attivisti della normalità – che sono in realtà persone straordinarie – è uno dei motivi che mi hanno spinto a scrivere questo libro.
Nel processo di globalizzazione della questione gay, internet e i social network giocano un ruolo chiave e permettono un’accelerazione inattesa. Un tempo isolati, oggi i gay di tutto il mondo sono connessi, e questa rivoluzione, come vedremo in queste pagine, è fondamentale. In Europa e negli Stati Uniti stiamo passando dalla depenalizzazione dell’omosessualità alla criminalizzazione dell’omofobia. Ieri non si poteva essere apertamente omosessuali, oggi è difficile essere apertamente omofobi. Un’inversione di tendenza inaudita, a pensarci bene. Possiamo solo augurarci che gli stessi progressi vengano raggiunti nei prossimi anni anche nel resto del mondo. […]
dal Prologo