NON RESTARE INDIETRO - IL VIAGGIO – DUE

“Certe cose sono tue e basta, Ma! Non lo capisci, che fare un viaggio con degli sconosciuti è tipo il Mostro Di Fine Livello?”
“Il cosa?” gli risponde sua madre.
“Il Mostro Di Fine Livello, il Mostro Di Fine Livello!!! Quello che c’era nei videogiochi preistorici a cui giocavate voi, quello che è impossibile da battere! Non avevamo detto che nella Scuola Nuova sarei stato tranquillo a cercare di portare a casa il risultato?”
“Portare a casa il risultato...? Ma come parli?”
Sua madre è certamente sotto shock: da mesi Francesco non ha messo così tante parole di fila in una stessa frase. Ma lui si sente davvero tradito da lei, e sa che quando arriverà suo padre, all’ora di cena, non sarà così facile tenere alto il livello dello scontro.
“Avresti potuto almeno parlarmene, Ma! Dirmi: ‘Guarda, sai che ti spedisco ad Auschwitz con ventidue sconosciuti?’.” Gli fa un po’ paura anche Auschwitz, ma questo Francesco non lo ammette. “Anzi no, che dico? con settecento sconosciuti, perché poi con quei ventidue sconosciuti devo salire su un treno dove ci sono altri settecento sconosciuti. No, dai, questo è il Grande Tradimento Genitoriale. Mi hai incastrato, perché se non ci vado farò ancora più fatica ad ambientarmi, diventerò Quello Nuovo (qualcuno-si-ricorda-come-si-chiama?).”
Sua madre si limita a guardarlo, con una specie di sorriso pieno d’affetto che però adesso a Francesco ricorda quel mezzo ghigno che c’era sulla faccia del tizio con le cuffie al suo processo, Eichmann o come diavolo era il suo nome. Che, tra parentesi, poi venne condannato a morte.
Grazie, Google.
“Pure i compiti, c’ha dato,” borbotta Francesco prima di chiudersi “nel suo mondo” che, in questo caso, coincide perfettamente con camera sua.

 

COLONNA SONORA
Nesli Rice e Fabri Fibra, Non dimentico degli Uomini di mare, Sindrome di fine millennio, 1999

Questa canzone non la conoscevo. L'ho scovata sulla bacheca Facebook di Elisa, una ragazza di 18 anni che ha seguito da vicino la scrittura di Non restare indietro. “Tira un gran vento, nei meandri della testa”: la canzone “Non dimentico” sa trasformare in rabbia quella sensazione che sale e scende tra la pancia e il petto e alla quale Francesco – il protagonista del libro – non riesce a dare un nome. Ed è già un primo passo, forse.

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