Giorgio Bocca: La caccia al colpevole nell´Italia degli abusi

07 Novembre 2002
Sulla tragedia del Molise pesa la confusione babelica dei linguaggi e delle idee: attorno alle bare delle vittime si alza il grande lamento, la grande invettiva contro chi ha permesso la strage degli innocenti, c´è persino chi attende una risposta dal procuratore di Larino che ha aperto un´inchiesta. Ma siamo seri: colpevole è questa società, colpevoli sono le più alte autorità dello Stato accorse alla cerimonia funebre, e anche i milioni di italiani partecipi del lutto e un intero paese dove i governi hanno ceduto alla demagogia, alla morale del permissivismo, dei condoni, al disprezzo per la giustizia. Chi sono i colpevoli, i cattivi sopravvissuti agli angeli? Sono il paese Italia così come si è costruito in questi anni di sviluppo caotico: lungo tutti i fiumi e torrenti, le fasce di esondazione - dove le acque alluvionali possono trovare sbocco - sono state riempite di case e di fabbriche, che amministratori opportunisti hanno tollerato; alla prima pioggia battente villaggi e città si ritrovano allagati per via della cementificazione del territorio.
Quante case sono pericolanti, a rischio? Più di una scuola su due non ha neanche passato i controlli sulla staticità. Le più alte autorità dello Stato, il capo del governo sono corsi sul luogo del disastro e promettono aiuti immediati: Berlusconi con la megalomania che gli è propria vuol addirittura sostituire i villaggi terremotati con una sua replica di Milano 2, villette immerse nel verde, piste ciclabili, centri commerciali, benessere e svaghi, instancabile nell´ignoranza del paese che governa, nel confondere la povertà senza fine del Mezzogiorno con il ricco hinterland milanese. E dice di averne già discusso con il suo architetto e con il ministro Lunardi, quello delle grandi opere, specialista in gallerie.
Nelle televisioni e nei giornali al servizio del premier ritorna l´accusa ai catastrofisti, ai pessimisti che gli attribuiscono anche colpe che non ha. Questi cortigiani non capiscono, non vogliono capire che si tratta di una corsa al peggio - di cui anche la sinistra è stata in parte responsabile - che ora sta diventando una frana generale, una somma di errori di emergenze che non si riescono più a tamponare. Dopo la prima sanatoria agli abusi edilizi del 1994, sono stati costruiti solo in Sicilia altri quindicimila edifici abusivi.
Dagli anni Ottanta gli abusi nel paese sono diventati cinque milioni e il ministro del Tesoro in carica si dà pace affermando che "i reati cessano di essere tali se la coscienza morale dominante non li considera tali". Ministri e notabili in lacrime ai funerali dei bambini - e chiamiamoli così senza la iperbole degli angeli - partecipano al vecchio e risaputo spettacolo del pianto greco, ma l´abuso come norma continua, la cementificazione delle coste sta divorando la Sardegna attorno a capo Teulada, la laguna di Caorle, a Castelvetrano le villette abusive sono diecimila. A Gela hanno costruito tre palazzi sopra il collettore fognario. Le case a rischio, tirate su con l´argilla e con la sabbia, sono a migliaia in tutto il Mezzogiorno negli stessi luoghi dove i terremoti del passato hanno mietuto migliaia di vittime.
Le cronache dalle terre del Molise sono commoventi ma anche dense di frustrazioni: si è ripetuta con larghezza di mezzi la ritualità del dolore, dalle lacrime dei potenti, della disperazione dei parenti. Ma per quel funebre spettacolo passava un pensiero umiliante: e da domani si ricomincia come prima: le più alte autorità dello Stato non troveranno nulla da ridire se in un´aula di giustizia i cortigiani fanno apologia di reato, se si vantano di aver frodato il fisco per decine di miliardi, se mentono nel modo più impudente sicuri della alta protezione; se la corsa agli affari continua e se la stessa tragedia viene prontamente usata per procurare buoni affari, se giorno dopo giorno il potere escogita nuovi privilegi a nuovi rifiuti dei controlli. E se a ogni catastrofe causata dalla nostra incapacità di governo si risponde con le collette di beneficenza, con il buon cuore "dei nani e delle ballerine" della televisione popolare.
Ci fu un tempo in cui le tragedie dell´Italia povera toccavano l´intero paese, creavano delle solidarietà vere. Oggi dietro queste tragedie non si può non vedere il dilagare della corruzione e dell´anarchia che dalle classi alte si è allargata al ceto medio indeterminato.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …