Giorgio Bocca: La guerra non c'è eppure si bombarda

07 Novembre 2002
Scrivono a Bush alcuni opinionisti americani: se il petrolio è vitale per l'economia e la difesa americane, se quello iracheno è indispensabile, fatela questa guerra, ma fatela finita con la storia di Saddam che minaccia il mondo intero. Si potrebbe aggiungere: visto che questa guerra la state già facendo, almeno dichiaratela senza perdere altro tempo con le risoluzioni dell'Onu.
La guerra è in corso anche se per una omertà generale si finge che non lo sia. Sono in corso sul territorio iracheno operazioni di commando americane e inglesi. L'invio di commando sul territorio di uno Stato sovrano è o non è un atto di guerra? Eppure c'è una tacita ma vigente differenza fra gli Stati di cui non puoi toccare un centimetro di territorio e gli altri di cui puoi invadere province intere. Aerei americani e inglesi ogni giorno bombardano installazioni militari e nodi logistici non solo nelle no fly zone, ma in tutto il territorio iracheno da Bassora al Kurdistan il che vuol dire in pratica che la guerra non è mai cessata: sono passati più di dieci anni e la guerra del Golfo continua.
A questo punto dire che la "canaglia" Saddam è un provocatore sembra un po' paradossale.
L'Iraq minaccia il mondo, si legge su tutti i giornali atlantici, ma gli stessi pubblicano senza alcun velo che truppe e aerei americani sono schierati in Turchia, in Giordania, in tutta l'Arabia, nel Pakistan, nell'isola di Diego Garcia, che quattro portaerei incrociano nel golfo Persico e che di recente una squadra americana ha compiuto manovre assieme alla flotta di Israele.
Non passa giorno senza che il presidente Bush o qualcuno dei suoi ministri non faccia sapere al mondo che l'Onu può fare tutte le risoluzioni che vuole, ma gli Stati Uniti si riservano il diritto di attaccare quando vogliono. Saddam è certo una grandissima "canaglia", ma non si era mai visto al mondo una canaglia sottoposta ad altrettante minacce, prepotenze e punizioni, compresa quella del blocco dei medicinali causa della morte, ogni anno, di decine di migliaia di bambini.
La globalizzazione militare non è una cosa cattiva completamente diversa dalla globalizzazione economica buona e virtuosa: è una delle due facce, e allora facciamo a meno di stupirci che anche i nemici, anche l'integralismo islamico, anche il terrorismo dei vari Bin Laden pratichi la guerra continua, la guerra al di fuori di ogni ordine internazionale, di ogni regola civile. Se così stanno le cose, se da una parte come dall'altra i patti, le regole civili non contano più niente dovremmo chiederci: non è possibile fermarci davanti al baratro? Non è possibile scongiurare una nuova guerra mondiale?
Il problema dell'energia e delle sue fonti non rinnovabili esiste e per molti aspetti è di ardua soluzione, ma finora tutte le sue scadenze ultimative sono state superate, il progresso tecnico ha aperto nuove possibilità, la fine di uno spreco colossale in buona parte inutile è cosa fattibile, l'idrogeno non è una chimera, il nucleare sicuro è possibile.
Se si sceglie la guerra non è l'inizio di una guerra qualsiasi combattuta con i carri armati e i cannoni, ma una guerra senza confine di kamikaze e di bombe umane, di fanatismi religiosi e razziali in cui tutti disporranno delle armi di distruzione che bastano a distruggere il pianeta. È impossibile? Per millenni si è pensato che anche le guerre europee fossero inevitabili, la stessa cosa della sua economia e della sua politica, eppure oggi pensare a un conflitto fra Francia e Germania fra Italia e Inghilterra è un pensiero remoto come le favole dei diavoli e degli orchi.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …