Giorgio Bocca: Il condominio-Italia e l'eclissi della politica

09 Gennaio 2003
L´anno nuovo, di cui si è parlato nella conferenza stampa del capo del governo, si presenta come una tirannia mediocre, quanto a dire una forma sociale umiliante sia per chi la dirige, sia per chi la sopporta. L´anno che si apre è stato presentato come l´anno delle riforme che invece di aprire l´animo dei sudditi alle speranze lo aprono alle incertezze, perché non si sa se saranno riforme per il meglio o per il peggio, per una giustizia più imparziale o per una più asservita all´esecutivo, se per pensioni più ricche e sicure o se rinviate e tagliate, se per una riduzione del peso fiscale o un suo mantenimento e peggioramento in vari modi giustificati.
La tirannia mediocre segna l´eclisse della politica come discussione sul bene comune. Se tu affermi che la popolarità del despota è in calo e lui ti risponde che al contrario è in crescita come affermano i sondaggi alla sue dipendenze che dici, che rispondi? Taci o accetti un ridicolo gioco a rimbalzino.
Nella tirannia mediocre la discussione politica diventa una sfida a chi grida più forte, a chi le spara più grosse. "L´ottanta per cento della carta stampata - dice il despota - è avversa al mio governo e anche le mie televisioni, fatta eccezione per Emilio Fede, sono piene di birichini (leggi comunisti o disfattisti)". Che rispondi a uno capace di rovesciare la frittata con tale disinvoltura? Taci, ti affidi all´intelligenza dei cittadini che nella politica dei numeri, delle masse è quasi sempre sommersa dall´irrazionale. Se devi discutere con gli Schifani o con gli altri mentitori e diffamatori di professione, che fai? Gridi e menti a tua volta? È una partita in cui le persone serie sono sconfitte in partenza: indicare i difetti della tirannia mediocre senza avere la forza di cancellarli è un modo della politica che non giova a nessuno, che umilia tutti ma che va benissimo a chi lo impone.
Tirannia mediocre ma bonaria, si dice, sempre meglio di quella feroce e assassina: quando Stalin convocava la direzione del Comintern nessuno degli invitati al Cremlino era sicuro di uscirne libero o vivo, ma gli invitati oggi a un confronto con il despota bonario devono adattarsi alla mediocrità, non hanno il riscatto del terrore e del martirio, lo ascoltano fra le risate servili e i silenzi della paura. Era pieno alla conferenza stampa di facce un po´ tese, di domande un po´ controllate, la mia domanda "birichina" l´ho fatta, ma non insisto, risponda pure quel che vuole.
Affrontare una conferenza stampa sul presente e sul futuro del paese Italia, dell´azienda Italia è una impresa proibitiva, ma più adatta ai mentitori nati o a pagamento che non alle persone serie. Chi può seriamente prevedere che cosa sarà la devoluzione, se una maggiore autonomia e articolazione o una moltiplicazione di privilegi burocratici, una maggior difficoltà nel farli convivere? Chi può seriamente prevedere gli effetti del globalismo, del capitalismo sfrenato, delle guerre preventive, dell´imperialismo risorgente, delle risposte terroristiche? Nessuno, ma serve poco tirarsene fuori, appellarsi, demagogicamente all´ottimismo, come se di fronte al nazismo Churchill avesse invitato gli inglesi a far festa invece che a prepararsi alle lacrime e al sangue.
Dà un grande fastidio che il despota bonario invece di usare un linguaggio fermo e tagliente adatto ai tempi calamitosi ne usi uno da oratorio con gli interventi buonisti o del fiducioso buon senso di mamme e di zie timorate di Dio. In una messinscena dove il despota si comporta come il direttore di un condominio, con carta e penna biro a prender nota di tutte le richieste e le lamentele, dimentico che l´occhio della televisione arriva anche fra fogli su cui stai tracciando linee e ghirigori. E per tener bonariamente buoni tutti deve confessare che un governo non c´è, che il vero impegno del capo di governo è di mediare fra gli interessi clientelari perché il bene comune viene sempre dietro alla autoconservazione di un potere perennemente condizionato e limitato. Nel suo linguaggio da oratorio e da ragioniere condominiale il razionale, il realista cedono continuamente il campo al fantastico e al megalomane. Le folle di ogni regione italiana dimenticano al suo apparire le disgrazie sociali o naturali da cui sono afflitte e lo seguono in processione come un santo, non del tipo severo e profetico-apocalittico, ma ottimista, da chiedergli subito una grazia o un miracolo.
E come i santi non sbaglia mai, piuttosto sopporta gli sbagli altrui; cittadini, voi non sapete le fatiche che faccio a tirare la carretta, a pagare per gli altri, non c´è difficoltà economica o criminale o stradale che non sia imputabile ai precedenti governi. I difetti del despota forte e severo vengono pantografati nella tirannia bonaria: se si fanno degli sbagli la colpa è dei ministri che però non vengono rimossi perché il despota è paterno, se la corruzione si impone come fatto normale, se nel nuovo regime viene sistematicamente coperta per opporsi al giustizialismo persecutorio dei comunisti, meglio non muovere un dito per non disturbare l´alleanza di potere.
La tirannia mediocre esige dei prezzi sempre più alti, delle omissioni e delle complicità sempre più forti, delle censure e degli inganni sempre più diffusi. L´invito all´ottimismo, ripete quello di Mike Bongiorno all´allegria.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …