Enrico Franceschini: Bush, doppio vertice per la pace

27 Maggio 2003
Dopo il tempestoso "sì" di Israele alla road map, George W. Bush si prepara a convocare ben due summit mediorientali nello spazio di pochi giorni, e di poche centinaia di chilometri. Fonti diplomatiche indicano che la settimana prossima il presidente inviterà il primo ministro israeliano Sharon e il primo ministro palestinese Abu Mazen ad Aqaba, la città della Giordania in riva al Mar Rosso; e probabilmente 24 ore più tardi il capo della Casa Bianca incontrerà i leader dei paesi arabi moderati a Sharm El-Sheikh, la stazione balneare del Sinai egiziano. Bush avrebbe preferito riunire i due appuntamenti a Sharm; ma Sharon ha fatto resistenza, opponendosi a un vertice in Egitto "per l´aperta ostilità dimostrata dal presidente Mubarak nei confronti di Israele".
In ogni caso il doppio vertice segna il ritorno del presidente degli Stati Uniti a un ruolo di attiva mediazione di pace, tramontato con la fine della presidenza Clinton. Il giorno dopo l´approvazione della road map da parte del governo Sharon, la maggioranza dei commentatori israeliani spiegano la decisione appunto come un risultato delle crescenti pressioni degli Usa: "Sharon non ha potuto dire di no a Bush". Ma i pareri si dividono su quello che il premier farà adesso. La sinistra non crede che applicherà veramente le misure previste dal piano di pace internazionale: "La possibilità che Sharon ritiri l´esercito e smantelli le colonie è uguale alla possibilità che Abu Mazen faccia scomparire il terrorismo", ironizza il quotidiano Maariv. E la destra, sotto shock per l´apparente conversione del suo beniamino, prega che sia proprio così. La novità "storica", osserva il quotidiano Yedioth Ahronoth, è che "per la prima volta la destra ha adottato le posizioni della sinistra" sul processo di pace: almeno a parole, oggi Sharon dice di volere le stesse cose per cui si batteva (e per cui fu assassinato) otto anni fa il laburista Rabin.
In effetti, incontrando ieri i quadri dirigenti del suo partito, il Likud, Sharon ha detto: "Occupazione è un termine che non ci piace. Ma questa è occupazione. Non possiamo continuare a tenere sotto occupazione tre milioni e mezzo di palestinesi. E´ una situazione che non può durare per sempre. Farò di tutto per raggiungere un accordo di pace". Anche se poi, rispondendo alla domanda di un rappresentante dei coloni, ha aggiunto: "Spero che lei possa continuare ad allargare il suo insediamento per i suoi figli, per i suoi nipoti e per i suoi pronipoti". Insomma, il dibattito su chi è Sharon e che intenzioni abbia rimane aperto. Un´incertezza riflessa dai sondaggi: il 56% degli israeliani appoggia la decisione di accettare la road map, ma il 51% non crede che porterà effettivamente alla pace. Il faccia a faccia tra i due primi ministri, previsto per ieri, è stato rinviato: Sharon e Abu Mazen dovrebbero vedersi domani. Sarà la prima verifica per capire se la road map, approvata a parole da entrambi, può diventare una speranza concreta. Sullo sfondo, però, il conflitto prosegue: ieri è morto un bambino palestinese di 11 anni, ucciso dall´esercito a Gaza. La "mappa della pace" non ha fatto in tempo a salvarlo.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …