Michele Serra: IL match degli altri

28 Maggio 2003
Per dire che atroce cosa è il tifo: un amico interista, molto autorevole e famoso per la pacatezza delle opinioni politiche, sostiene che l´unica soluzione auspicabile, per la finale di Manchester, è che un meteorite incenerisca lo stadio un minuto dopo il fischio d´inizio.
Meno cruento (o più ipocrita), ho cercato, come milioni di italiani rancorosamente esclusi da Juve-Milan, di pormi il problema in termini più realistici. Liquidate in due righe (e sono già troppe) le cerimoniette retoriche sull´orgoglio patrio per la prima finale tutta italiana, a noi resto d´Italia tocca misurarci con due ineluttabili certezze, una fausta e una infausta. Quella fausta è che una delle due squadre e delle due tifoserie perderanno la Coppa e il buonumore. Quella infausta che è una delle due squadre e delle due tifoserie vinceranno la Coppa e saranno al settimo cielo. Come è evidente, le due certezze si annullano, con perfetta simmetria tra gaudio e lutto, ed è dunque perfettamente inutile tenerne conto.
E allora, visto che la neutralità è a rendimento zero, per sottrarci a una visione esclusivamente parassitica e fegatosa del big-match noi italiani antipatizzanti faremmo meglio a schierarci. E´ dura, ma è così. Per una sera (una sola, però) converrà essere o milanisti o juventini. Esperienza ai limiti dell´umano, d´accordo. D´altra parte, l´interismo ha confermato di essere un´opzione fuori causa, autoeliminatasi come è giusto che sia per una squadra che ha comperato Batistuta, tiene Martins in panchina e fa giocare ogni domenica Adriano e Mutu, però nel Parma. Quanto al romanismo, l´altro illustre assente di stasera, va da sé che tra una finale europea e Zebina c´è una contraddizione in termini.
Dunque, comportiamoci da uomini e guardiamo in faccia la realtà. Quale sarebbe il minore dei danni? Vediamo un po´. La Juve, strapotente in Italia (cioè in provincia) ha un palmares europeo così così, più o meno al livello dell´Inter: due Coppe dei Campioni vinte e qualche finale persa in maniera abbastanza balorda. E dunque una vittoria a Manchester rafforzerebbe di molto la gracile bacheca europea dei bianconeri. Dall´altra parte il Milan, che di Coppe ne ha vinte un´esagerazione, allungherebbe la sua serie ai limiti della protervia. Entrambe le ipotesi sono dannose, ma forse la vittoria della Juve lo è leggermente di meno, perché meno sperequante rispetto agli equilibri calcistici nazionali.
Per chi ama personalizzare, ci sarebbe poi da prendere posizione su alcuni dualismi esemplari: o con Bettega o con Galliani, o con Del Piero o con Pippo Inzaghi, o con la Fiat o con Berlusconi. E qui, detto che il primo esempio (Bettega o Galliani) non aiuta a scegliere, anzi impone di non scegliere, bisogna ammettere che le altre due coppie di antagonisti almeno un aiutino ce lo danno.
Di Pippo Inzaghi dirò solo che sogno da sempre l´esplusione per doppia simulazione, doppio cartellino giallo e doppio whisky per brindare a casa con i miei amici. Di Berlusconi, tenendomi (è ovvio!) bene al riparo da contaminazioni politiche, mi limiterò a riportare questa dichiarazione di pochi giorni fa: "Vincerà il Milan, per forza. Io sono condannato a vincere sempre, per me la sconfitta è impensabile".
La domanda è: come può, per uno sportivo o più in generale per un essere umano pensante, essere "impensabile" la sconfitta? La sconfitta (come ben sappiamo noi interisti) può essere dolorosa, beffarda, ingiusta, insopportabile. Tutto può essere, tranne che impensabile: perché se uno vince, l´altro perde, come ho lucidamente esposto nei paragrafi iniziali. E´ la dura legge del gol: Berlusconi riascolti quel vecchio disco comunista degli 883.
E dunque (per ragioni squisitamente sportive, ripeto) ho deciso che farò il tifo per la Juve. Perché l´innegabile seccatura di veder gioire Bettega può essere parzialmente mitigata dall´esultanza di un Del Piero o di un Ciro Ferrara, che hanno tutta l´aria di meritarselo. Ma soprattutto, a una vittoria della Juve farebbe inevitabilmente seguito il salutare obbligo, per Silvio Berlusconi, di pensare all´impensabile, e cioé di fare i conti, umano tra gli umani, con quell´ovvia variabile dello sport e della vita che è la sconfitta. (Tra l´altro: Berlusconi di sconfitte ne ha ramazzate parecchie. Per esempio, ha appena perso malamente le elezioni amministrative, arrivando addirittura dietro l´Ulivo, e ha perso il campionato, arrivando addirittura dietro Batistuta e Materazzi). Di qui a gridare "forza Del Piero" ce ne corre, ci sono cose che veramente non si riescono a dire, nella vita. Però, l´idea di riciclare il fiele dell´assenza nel miele di un primo piano di Berlusconi illividito, non vale da sola la pena di una diretta televisiva così crudele, così spietata?

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …