Marco D'Eramo: Il secolo del bipensiero

03 Giugno 2003
George Orwell nasceva cento anni fa: immaginò un totalitarismo misero. Ma nel benessere sotto sorveglianza in cui viviamo oggi, il Grande Fratello è uno show televisivo e la deregulation investe anche la "polizia del pensiero". L'essere controllati è diventata una dimensione normale che rimuoviamo.
Durante la cena, il Tg ci mostra il sospetto che cammina in stazione, o per strada, o in un grande magazzino, ignaro delle telecamere che lo riprendono. Dopo cena apriamo i messaggi e-mail che sono già stati setacciati dal sistema di sorveglianza Echelon. Il telefono cellulare segnala la nostra posizione sempre, anche quando è spento. Sono in fase avanzata i software che riconoscono le voci, identificano le facce. I progressi della tecnologia fanno sembrare trogloditici trabiccoli i diabolici strumenti che George Orwell aveva immaginato nel suo 1984. Ma questa sorveglianza continua, noi la patiamo senza l'angoscia che descriveva Orwell nella sua utopia negativa (distopia). Le telecamere non ci tolgono l'appetito, le intercettazioni non ci impediscono di scrivere in intimità; l'essere sorvegliati - il vivere in pubblico - è diventata una condizione normale che rimuoviamo. Proprio come nel mondo di Winston Smith nel 1984: "Dovevate vivere (e di fatto vivevate, in virtù dell'abitudine che diventa istinto) presupponendo che qualsiasi rumore da voi prodotto venisse ascoltato e qualsiasi movimento - che non fosse fatto al buio - attentamente scrutato" (ma noi siamo scrutati anche al buio, dagli infrarossi).
Attualissimo quindi Orwell (1903-1950) nel centenario della nascita: non ci proclamano ogni giorno che "Guerra è Pace" (uno dei tre slogan di 1984)? Non vi richiama nulla "il nemico contingente incarna sempre il male assoluto"? E non vi fa drizzare le orecchie questo passo: "Nel generale imbarbarimento, pratiche che erano state abbandonate, in qualche caso per centinaia di anni - incarcerazioni senza processo, ..., ricorso alla tortura al fine di estorcere confessioni, ... - non solo ridiventano comuni, ma sono tollerate e persino difese da persone che si considerano illuminate e progressiste" (corsivi miei)?
Invece della bigotta espressione "pensiero unico", non vi pare più appropriato il concetto di bipensiero? "Raccontare deliberatamente menzogne e nello stesso tempo crederci davvero", "dimenticare tutto ciò che era necessario dimenticare ma, all'occorrenza essere pronti a richiamarlo alla memoria, per poi eventualmente dimenticarlo di nuovo. Soprattutto, saper applicare il procedimento al procedimento stesso". In 1984, un giorno il nemico è Estasia e l'alleato è Eurasia; il giorno dopo alleanze e ostilità cambiano. Nel 2002 un giorno il grande nemico è Osama bin Laden, e il grande schermo non parla d'altro. Il giorno dopo bin Laden è dimenticato e si parla solo di Saddam Hussein. Ma poi anche Saddam cade nell'oblio.
Eppure, pur fra tanti elementi orwelliani, a noi non sembra di vivere nello stato totalitario che tanto angosciava Orwell. La prima ragione è che, se lo scrittore inglese aveva ragione sul tipo di mondo futuro, sbagliava invece su chi l'avrebbe attuato. Il soggetto della distopia orwelliana era lo Stato totalitario. Da noi invece a esercitare i compiti di "psicopolizia" sono per lo più i privati, le forze del mercato: i nostri dati circolano con le carte di credito, nei moduli degli acquisti online, nei tagliandi di garanzia dei nostri acquisti, nei telepass austostradali, nei codici a barre dei tesserini aziendali. "Fino agli anni `90 - coerentemente con l'orwelliano 1984 -, si assumeva ancora che il più grande pericolo inerente alla sorveglianza informatizzata fosse costituito dallo stato-nazione, mentre la grande impresa capitalistica era ritenuta una fonte di rischio decisamente secondaria" (David Lyon, La società sorvegliata. Tecnologie di controllo della vita quotidiana, Feltrinelli, 2002). Ma la deregulation ha investito anche la "polizia del pensiero": quando i database sono connessi in rete, "non è più necessario un sistema di sorveglianza centralizzato quale quello paventato da Orwell". Siamo insomma in piena "sorveglianza postmoderna": alla luce del liberismo che ispira l'attuale leader del Labour party inglese, sembra quasi un'ironia della storia che il vero cognome di Orwell fosse Blair.
Nel 1984 è la Pornosez del Ministero della Verità (Reparto Finzione) a produrre il materiale che poi "i giovani prolet compreranno di nascosto, con l'illusione di compiere un'azione illegale"; da noi è il mercato che inonda la rete con film porno che saranno piratati e masterizzati di nascosto. Non è un caso se il Grande Fratello è uno show delle tv private (però in inglese Big Brother vuol dire fratello maggiore).

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …