Giorgio Bocca: Quando il Nord volta le spalle

10 Giugno 2003
Il centrosinistra ha vinto il secondo turno elettorale. Sono votazioni con un valore politico? Ne discutano altri, a noi basta prendere atto che la sconfitta non era segnata nel Dna della sinistra, che è stata smentita l´onda di piena della band wagon annunciata dal direttore del Foglio, l´irresistibile corsa sul carro dei vincitori, dei baciati dalla ricchezza e dalla fortuna. L´incantesimo berlusconiano non ha funzionato, le candidate belle, fotogeniche, sexy che ha accompagnato alle urne a Udine e a Brescia come in uno spettacolo televisivo, non ce l´hanno fatta, hanno vinto nel Friuli e a Brescia due signori di vecchio stampo, Illy e Corsini, due persone discrete e bene educate, senza cieli azzurri e inni, due persone normali senza cerone sul viso e senza arroganza.
Che significa questa vittoria del centrosinistra nel profondo Nord come nel profondo Sud? Una improvvisa svolta etica degli imprenditori lombardo-veneti e della borghesia meridionale? Non scherziamo, questi miracoli in politica e in un Paese come il nostro sono impossibili. Diciamo piuttosto un salutare rifiuto della politica come propaganda, come grandi opere, come promesse strabilianti, come vendita di tappeti e di elisir d´amore, come ipnosi collettiva, come canzonette napoletane e pacche sulle spalle, come il tu all´amico Bush.
Una vittoria o una sconfitta di conti che non tornano, di tasse che non diminuiscono, di guerra alle istituzioni e allo Stato senza compensi civili ed economici. La vittoria del centrosinistra nel profondo Nord come nel profondo sud come uno stop alla sicumera del riformismo controriformista, alla disinvoltura e alla strafottenza con cui si cambiano leggi fondative dello Stato, una gerarchia dei valori, distinzioni fondamentali millenarie fra l´onesto e il ladro, fra il cittadino perbene e il capobastone.
Ha sbagliato il Cavaliere a dar troppa corda al cinismo e all´immoralismo dei suoi consiglieri: l´Italia di oggi non è quella della marcia su Roma e neppure del ´38 nazista con il vecchio Hindenburg pronto a passare la mano. Non è una Italia di idealisti, di utopisti, di filantropi ma è un´Italia che non si lascia stregare da un mercante in fiera. La ipnosi e la propaganda sono delle grandi forze nella età della televisione e si può chiedere all´amico Bush, nella vigilia elettorale, di mandarti come paciere in Medio Oriente. Ma qualche volta si sbaglia a giocare con rischi estremi e a bluffare in continuazione. C´è un´ultima osservazione da fare sulla inversione di tendenza elettorale, che essa è avvenuta non tanto per l´abilità, il coraggio, la lungimiranza dell´opposizione che solo in extremis è riuscita a ritrovare l´indispensabile unità, quanto per l´avventatezza di una mediocre coalizione di governo che si è comportata come se disponesse del consenso o della rassegnazione totale del paese, mentre all´evidenza la partita è ancora tutta da giocare.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …