Antonio Tabucchi: Lezione istruttiva

18 Giugno 2003
A volte anche un referendum di cui non si sentiva la necessità (ma per il quale comunque voterò sì) può tornare utile. Per capire meglio la realtà del proprio paese, per misurare la sua mentalità e la sua cultura. Prendiamo ad esempio il giornale vicino al maggior partito dell'opposizione, l'Unità. A l'Unità faccio i miei complimenti per l'equilibrio e l'obiettività con cui si è comportata, ospitando in eguale misura le diverse opinioni del partito diessino; quella contraria della segreteria (e dunque della maggioranza) e quella favorevole della minoranza, compresi i lettori, iscritti e non iscritti a quel partito, che hanno espresso liberamente, con le loro lettere le loro opinioni favorevoli o contrarie. Non è dunque il giornale che è in causa. Anzi. La cartina di tornasole sulla mentalità democratica di questo paese viene piuttosto fuori da un'opinione che si è espressa recentemente sull'Unità.
Più che un'opinione, è una merce. Perché è una pagina pubblicitaria, e la pubblicità, che si paga, non è un'opinione. E' un modo di vendere un prodotto, sia pure politico. La pubblicità è del partito dei Ds, o meglio della sua segreteria, e rappresenta, insieme alla maggioranza, il pensiero degli onorevoli Fassino e D'Alema. Si tratta di una pagina intera, bianca, sulla quale è scritto a caratteri cubitali: NON. E poi in basso, accanto al simbolo del partito, reca la seguente scritta: "Domenica 15 e Lunedì 16 Giugno 2003. Non votare un referendum inutile e sbagliato è un diritto di tutti: lavoratori e Non". Ora una pubblicità a tutta pagina (per due giorni, il 12 e il 13) costa. E parecchio. E certo l'onorevole Fassino e l'onorevole D'Alema, per quanto rappresentino una maggioranza all'interno del partito, non la pagano sicuramente di tasca loro. La pagano con la cassa del partito. Dove ci sono anche i soldi di tutti quegli iscritti che vogliono andare a votare, anzi, che sono favorevoli al Sì. Almeno i due onorevoli avessero fatto come l'attore americano Sean Penn, che per esprimere il suo dissenso sulla guerra di Bush all'Iraq comprò una pagina del New York Times pagandola di tasca sua. D'Alema e Fassino fanno la pubblicità alle loro opinioni pagandola con i soldi di chi nel loro partito è di opinione contraria. Ma che bravi. Rivela uno straordinario senso della democrazia. Ma evidentemente questo paese digerisce tutto. In un paese con vera maturità democratica, che significa anche consapevolezza della propria dignità personale, a Fassino e a D'Alema tornerebbero indietro il trenta per cento di tessere di iscritti. Mi auguro che succeda, per il bene dell'Italia. E questo è un pensiero ottimista.
Quello che mi pare straordinario è l'indignazione che il partito dei Ds manifesta verso il pugno di ferro che Fidel Castro sta usando nei confronti dei dissidenti cubani, certamente una minoranza, visto che la maggioranza sull'isola la detiene lui. Almeno un po' di coerenza, che diamine! Staino non me ne voglia se mi permetto di suggerirgli una vignetta. Una vignetta pubblicata nell'Unità dove si vedono Fassino, D'Alema e Cofferati, con il Bobo nel mezzo, che reggono uno striscione dove è scritto trionfalmente "noi non andiamo a votare". Davanti a loro il mio(?) vecchio personaggio Molotov, maschera dell'estremista, replica con aria stizzosa: "Io invece voto Sì!". Nella vignetta che penso io si vedono Fidel Castro, suo fratello Raul e altri due dirigenti del Partito con uno striscione dov'è scritto: "Noi non votiamo, perché le elezioni sono inutili!". Un ometto dall'aria losca e il cappello sugli occhi replica: "Io voglio votare". Quel tizio è un intellettuale che conosco, e rappresenta l'opinione del circa trenta per cento dei cubani. Una spregevole minoranza.

Antonio Tabucchi

Antonio Tabucchi (Pisa, 1943 - Lisbona, 2012) ha pubblicato Piazza d’Italia (Bompiani, 1975), Il piccolo naviglio (Mondadori, 1978), Il gioco del rovescio (Il Saggiatore, 1981), Donna di Porto Pim (Sellerio, 1983), Notturno indiano (Sellerio, 1984), I volatili del Beato Angelico (Sellerio, 1987), Sogni …