Marco D'Eramo: I sassolini del cardinale Joos

10 Febbraio 2004
La vicenda è stata ripresa dai giornali di mezzo mondo, dal Telegraph di Londra a Le Monde di Parigi, ma in Italia è circolata solo nel circuito alternativo gay: un cardinale appena nominato che spara a zero sugli omosessuali, sul suffragio universale, sugli ebrei, sui massoni, e chi più ne ha, più ne metta. Questo silenzio la dice lunga sulla sudditanza italiana al Vaticano e sulla totale impunità concessa dalla sinistra al pontefice Karol Wojtyla. Sia concesso rompere tanta riverente omertà.
Esplosa il 21 gennaio 2004, la storia era cominciata il 21 ottobre 2003. In quel giorno d'autunno infatti, il portavoce di Giovanni Paolo II annunciò la nomina di 31 nuovi cardinali (in realtà i nomi erano già noti dal 28 settembre). Con questi nuovi ingressi il collegio cardinalizio passava a 194 cardinali (ben 176 quelli nominati da Wojtyla). Tra di loro, 126 sono cardinali elettori, mentre gli ultraottantenni erano a fine dicembre 49 (altri sei compiranno 80 anni entro marzo, portando il numero degli elettori a 120).
Fra i quattro nuovi cardinali ultraottantenni figurava anche tal Gustaaf Joos, indicato come teologo. Ma nessuno sapeva chi fosse. All'inizio i giornali belgi ritenevano che si trattasse di Monsignor Andre Joos, un prete che lavora a Roma nel segretariato del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali. Il portavoce della Conferenza episcopale belga, Toon Osaer, disse che questa nomina "è stata una grande sorpresa per tutti, soprattutto per lo stesso Gustaaf Joos". In effetti la prima reazione del neocardinale fu: "Il papa ha senza dubbio voluto lanciare un segnale: che non è necessario essere un grande teologo per diventare cardinale".
Il curriculum offerto dal Vaticano era davvero scarno: nato nel 1923 a Sint-Niklaas (Fiandre orientali), Gustaaf Joos è stato ordinato sacerdote a Gent nel 1926, ha conseguito il dottorato in diritto canonico presso la Pontificia università gregoriana, ha insegnato teologia morale presso il Centro d'istruzione dei Barellieri ecclesiastici ad Aalst (il centro non esiste più, ma raccoglieva tutti i religiosi e seminaristi belgi durante il servizio di leva). Nel 1959 veniva nominato docente presso il Seminario maggiore di Gent e Notaro presso il tribunale ecclesiastico diocesano. Nel 1961 ricevette l'incarico di Difensore del vincolo; nel 1967 divenne canonico titolare, e nel 1970 parroco nel villaggio di Landskouter, celebre per una distilleria di gin e una chiesa del XIII secolo.
Niente di tutto ciò giustificava la sua nomina a terzo cardinale belga dopo l'arcivescovo di Malines, Godfried Danneels, e il segretario generale del Sinodo dei vescovi, Jan Shotte (pronuncia "Scotty"), uno dei prelati più influenti della curia romana. Né giustifica la berretta cardinalizia il fatto che la cantina di Joos sia considerata "la migliore della diocesi", o la facilità con cui, grazie alla posizione di Notaro e Difensore del vincolo, Joos scioglieva i matrimoni delle stelle dello spettacolo. Della sua vita precedente, il giornale Dernière heure cita solo le nozze che nel 2001 ha celebrato tra il famoso cantante belga Helmut Lotti e tal Carol Jane Poe.

Amici di università
La ragione di tanto onore si nascondeva invece negli anni trascorsi all'università gregoriana: è lì che Joos divenne compagno di banco e amico di un giovane prete polacco di nome Karol Wojtyla. Un'amicizia lunga tutta una vita, come si vede, e di cui la berretta costituisce solo l'ultimo segno di gratitudine.
Solo che, appena insignito della dignità cardinalizia, quest'antico amico del pontefice ha ritenuto opportuno divulgare le sue opinioni sull'universo mondo, rilasciando il 21 gennaio un'intervista al settimanale fiammingo porno soft P-Magazine (dove P sta per popolo) che vende grazie a provocanti e discinte bellezze in copertina. Con l'espediente della precisazione, Joos ha poi ribadito e ampliato le sue tesi sul giornale Nieuwablad. Premesso che "viviamo in un mondo in decadenza", l'ottantenne, fresco principe della Chiesa dichiara con fremente e giovanile energia: "Sono pronto a scrivere col mio sangue che, di tutti coloro che si dichiarano omosessuali o lesbiche, solo dal 5 al 10% lo sono davvero. Tutti gli altri sono solo semplici pervertiti sessuali". E rincara: "Non dovete esitare a scriverlo. Esigo che lo scriviate. Se vengono tutti a protestare davanti alla mia porta, me ne infischio. Non gli aprirò". Infatti "l'omosessualità è un fenomeno di moda". Sua eminenza distingue: "i veri omosessuali non se ne vanno per le strada con vestiti stravaganti, ma sono persone che hanno un grave problema e devono imparare a conviverci. Noi dobbiamo aiutarli, non giudicarli". Secondo Joos, essere omosessuali e cattolici "non è impossibile", a patto che gli omosessuali "si contengano". "Io lo faccio in quanto prete, no? Il sesso deve essere vissuto nell'ambito di un matrimonio indissolubile tra uomo e donna. Non altrimenti. Punto finale. Non è mica così difficile da capire, o no?"
Quanto all'Aids, esiste solo "perché ci siamo sprofondati in una sessualità scatenata" "Naturalmente il preservativo non è affidabile al 100%, ed è pericoloso, perché permette delle relazioni sessuali come tra cani per strada".
Comunque, come soluzione in extremis, il neocardinale appoggia le visite al bordello: "Se un uomo pensa che ha bisogno di sesso o sta per esplodere, è meglio trovare una prostituta piuttosto che sedurre o violentare una ragazza. Almeno non sono coinvolte vittime innocenti", ma avverte che chi indulge alla propria sessualità è condannato a una vita infelice.
Dopo il sesso, la politica. La democrazia e il suffragio universale lo fanno "ridere". "Il diritto di voto, di cosa si tratta?... Trovo curioso che un moccioso di 18 anni abbia lo stesso diritto di voto di un padre di sette figli. L'uno non ha nessuna responsabilità, l'altro fornisce i cittadini di domani. Attenzione: altrove non va affatto meglio. Negli Stati uniti c'è ben stato un maniaco sessuale come Bill Clinton che è stato eletto grazie ai voti del gran capitale, degli ebrei e dell'industria dell'armamento". La politica belga è in mano alla frammassoneria: "È la Loggia (massonica) che è nel governo, e conduce una guerra contro la chiesa (cattolica)". Gli uomini politici sono "senza cervello" e sono eletti sulla base della loro esistenza mediatica: "Non sono i più intelligenti, ma i più simpatici" e che siano "bestie o intelligenti non conta".

Esternazioni disinibite
Lo scatenato cardinale passa poi a regolare i conti con la cultura: importanti scrittori fiamminghi come Hugo Claus e Jef Geeraerts sarebbero solo "sporcaccioni", ben distanti dai "grandi scrittori" che "avevano cose da dire", come Guido Gezelle, ma anche Cyriel Verschaeve, prete di lingua fiamminga che collaborò con i nazisti.
Joos si toglie sassolini dalle cardinalizie scarpe anche con la gerarchia della chiesa belga: il cardinale Godfried Danneels "è un brav'uomo ancora giovane che non ha la mia esperienza". Daneels non ha risposto direttamente, ma il suo portavoce Toon Osaer ha dichiarato che le affermazioni di Joos non riflettono le opinioni dell'episcopato belga, dato che lui stesso non fa parte della conferenza episcopale, ma sono solo "posizioni personali".
Come si può immaginare, queste disinibite esternazioni hanno sollevato un pandemonio in Belgio (e fuori). Il dichiaratamente gay presidente del partito socialista belga (ed ex vice primo ministro) Elio Di Rupo ha definito "insultanti e inaccettabili" le dichiarazioni del prelato. Valanghe di proteste giungono dalle associazioni omosessuali da tutto il mondo. Il servizio pubblico autonomo, Centro per l'uguaglianza delle chances e la lotta contro il razzismo (Ceclr), ha annunciato che sporgerà querela contro il cardinale Joos per insulto. Precedentemente chiamato Ufficio governativo di repressione dei delitti d'opinione, il Centro considera "inaccettabile trattare il 90% degli e delle omosessuali come "pervertiti sessuali" e di considerare il restante 10% poveracci che hanno bisogno d'aiuto". Il Centro chiede l'applicazione dell'articolo 12 della legge antidiscriminazione, che consente al giudice di raddoppiare il minimo della pena. Ma Joos insiste. Alla tv fiamminga Vrt ha dichiarato: "Ho detto solo quel che migliaia di persone pensano".
A questo punto saremmo tentati di considerare la nomina di Joos come l'ultimo capriccio senile di un pontefice in preda al Parkinson. Ma sarebbe dimenticare che una linea di gran continuità unisce la canonizzazione (1982) del polacco Maximilian Kolbe, fondatore di riviste cattoliche antisemite, la beatificazione (1992) e poi la santificazione (2002) del fondatore dell'Opus Dei, Josemaria Escrivá de Balaguer, la beatificazione (1998) del cardinale Alojzije Stepinac collaboratore del regime fantoccio filohitleriano di Ante Pavelic, la canonizzazione di Joseph Eugène de Mazenod, ottocentesco vescovo di Marsiglia che nel 1851 sostenne il colpo di stato di Napoleone III, la canonizzazione (1996) del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano che appoggiò Mussolini e la sua guerra coloniale in Etiopa e infine, visto che la tragedia si ripete sempre in farsa, con la nomina di questo parroco fiammingo che sembra uscito da un racconti di Boccaccio.
Eppure la sinistra italiana sembra aver concesso un mandato in bianco a Karol Wojtyla e/o - visto il suo stato - al suo entourage e alle sue eminenze grigie. E tutto ciò perché, insieme al gollista Jacques Chirac (altro bel campione progressista), Wojtyla si è opposto alla guerra in Iraq. Ma intanto non ci siamo mai domandati perché Wojtyla si sia tanto innervosito per questa guerra del Golfo, quando aveva taciuto per la prima (e per altre guerre nei Balcani): nessuno si è interrogato su quest'improvvisa botta di integralismo pacifista. In secondo luogo, siamo ricaduti nella pessima abitudine della guerra fredda di considerare nostro amico chiunque fosse nemico dei nostri nemici. Eppure gli Stati uniti ci hanno mostrato due volte quanto è illusorio questo criterio: prima con Saddam Hussein che era stato amico di Washington perché nemico dei nemici khomeinisti iraniani; si è visto come è finito l'idillio tra Saddam e Rumsfeld. E di nuovo il criterio "nemico del mio nemico" ha pagato pegno con Osama Bin Laden, che era stato foraggiato in quanto nemico dei nemici sovietici; le Twin Towers sono un monumento perenne all'idiozia di questa strategia.
Perciò nel tracciare il bilancio del pontificato di Giovanni Paolo II, la sinistra italiana dovrebbe tenere conto non solo del suo tardo pacifismo integrale, ma anche del suo fondamentalismo letteralmente reazionario operato con lo smantellamento del Concilio Vaticano II e la repressione della teologia della liberazione. Va a vedere che, sotto sotto, le posizioni pontificie e quelle del neocardinale, parroco di Landskouter, non sono poi così distanti.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …