Marco D'Eramo: Il candidato al Plasmon

10 Febbraio 2004
Due foto campeggiano nel suo ufficio del Senato a Washington: in una appare insieme a John Lennon, in una manifestazione del 1971 contro la guerra in Vietnam; nell'altra, fine anni `60, è ripreso, in tutto il suo metro e 90 cm, in tenuta mimetica nel Delta del Mekong. Quella guerra ha infatti segnato la vita e lanciato la carriera politica di John Forbes Kerry, il candidato alla nomination democratica che ha vinto 7 primarie su 9. Secondo i suoi consiglieri, l'esperienza in Vietnam costituirà la carta decisiva per battere George W. Bush sui temi di sicurezza nazionale, guerra in Iraq e patriottismo (Bush s'imboscò nella Guardia nazionale del Texas per non andare in Vietnam). Ma soprattutto per bilanciare il grave handicap della sua origine ed educazione sono il suo vero punto debole che di fronte all'America profonda, tanto che un consigliere della Casa Bianca ha potuto dire: "Kerry sembra un francese", in un periodo in cui si sputa su tutto ciò che sa di Parigi. La madre, Rosemary Forbes, proviene dalla grande famiglia di banchieri Forbes e discende da John Winthrop che nel 1630 fu uno dei fondatori della città di Boston. Il padre Richard era invece diplomatico di carriera; più complicata la vita del nonno paterno, Fritz Kohn, un ebreo ceco-austriaco che divenne cattolico e cambiò il suo nome in Frederick Kerry quando emigrò negli Usa dove divenne negoziante di scarpe e dove finì perché in bancarotta nel 1921 suicidandosi nell'albergo Copley Plaza di Boston. Figlio di diplomatico, John Kerry trascorse parte dell'infanzia in Europa, studiò in Svizzera e in Norvegia. Anche il suo curriculum scolastico rientra nel classico cursus honorum della casta dei "bramini" (così è chiamata negli Usa la grande borghesia della Nuova Inghilterra): si è laureato all'università di Yale dove ebbe una storia con Janet Auchincloss, sorellastra di Jacqueline Kennedy, e così gli capitò di fare vela insieme al presidente John Kennedy al largo di Rhode Island. Kennedy è sempre stato il suo idolo, al di là della casuale coincidenza delle iniziali J. F. K..
Non stupisce perciò che Kerry - 60 anni compiuti a dicembre - sia considerato distante e sdegnoso, con quella sua pronuncia che lo situa anni luce da un farmer dell'Arkansas. È per sormontare quest'handicap regionale e di classe che batte e ribatte sulla propria esperienza internazionale e sui suoi trascorsi di guerra: dopo la laurea a Yale, si sposò con Julia Thorpe (ricca di famiglia) e si arruolò in marina dove servì per cinque anni, di cui 10 mesi al comando di una vedetta veloce di pattuglia sul delta del Mekong: lì fu ferito tre volte e ricevette cinque medaglie al valore: una Silver Star, una Bronze Star e tre Purple Hearts. Ma quel il Vietnam lo sconvolse al punto che, tornato in patria, divenne oppositore della guerra, e fu proprio la sua audizione davanti alla commissione del Senato a lanciarlo nella carriera politica: fu lì, davanti alle telecamere, nell'aprile 1971, che - echeggiando un celebre canto di Bod Dylan - chiese: "Come fai a chiedere a un uomo di essere l'ultimo uomo a morire per uno sbaglio?". Dopo quella performance, i notabili democratici gli chiesero di candidarsi, ma il suo tentativo nel 1972 fallì. Si dedicò quindi alla professione legale come pubblico ministero. Nell'81 divorziò da Julia Thorpe. Nell'82 divenne vice-governatore del Massachusetts con Michael Dukakis. E nel 1984, a soli 39 anni, fu eletto senatore; da allora è stato rieletto tre volte e ha fatto parte per 18 anni della Commissione per gli affari esteri e per 6 di quella sui Servizi.
Negli anni `90 l'evento più rilevante è stato il matrimonio (1995) con Teresa Heinz (vedi articolo accanto), vedova del senatore repubblicano John Heinz III, della dinastia Heinz (quella dei Ketchup, del Jack Daniels e, in Italia, della Plasmon), una delle 400 donne più ricche d'America: tanto che a Washington la coppia è chiamata "cash and Kerry", che suona come "intasca e porta via". I due s'incontrarono nel 1992 al Vertice sulla Terra di Rio de Janeiro dove li aveva portati "la comune sensibilità ambientale": da due anni, Kerry si oppone con forza alla trivellazione petrolifera dei parchi naturali dell'Alaska.
Ma più in generale, è contraddittorio il bilancio dei suoi voti al senato in questi 20 anni. Da un lato è decisamente liberal perché da sempre a favore dell'aborto e del controllo della vendita delle armi, e contro la pena di morte (ma dopo l'11 settembre 2001 ha fatto un'eccezione per i terroristi); nel 1994 ha avuto un ruolo significativo nel consentire a Bill Clinton di ristabilire contatti diplomatici col Vietnam perché, insieme al senatore repubblicano John McCain, in un'indagine congressuale scagionò Hanoi dall'accusa di nascondere ancora prigionieri americani, come invece sostenevano i dietrologi di destra, e innumeri film hollywoodiani alla Rambo.
Dall'altro lato, in una smania di smarcarsi, ha cercato di non farsi catalogare tra i "democratici tradizionali" e ha preso molte posizioni dei "nuovi democratici" clintoniani (dove l'aggettivo ha lo stesso senso del "Nuovo Labour" di Blair): ha detto di voler abolire le riduzioni fiscali per i ricchi di Bush, ma vuole aumentare quelle per la middle class (che negli Stati uniti è la classe dei lavoratori dipendenti). Già sotto Clinton aveva approvato il libero commercio (il trattato Nafta) e a favore delle restrizioni sul welfare e sull'ammissibilità ai sussidi. Nel 1992 aveva criticato le discriminazioni positive (affirmative actions) in favore dei neri "passate sotto il controllo dei giuristi, con vincitori e perdenti scelti in funzione di regole che la maggioranza degli americani non capisce", e che avevano costretto l'America a "pensare in termini razziali". Nel 1998 aveva denunciato la burocrazia della pubblica istruzione, e proposto di licenziare i professori incompetenti e di accrescere l'autonomia della scuola. Non solo. Oggi l'altro influentissimo senatore del Massachusetts, Edward (Ted) Kennedy, lo sponsorizza pubblicamente, e Kerry dichiara urbi et orbi di considerarlo il suo mentore, ma nel 1995, quando Kennedy tentò di far passare un aumento del salario minimo, Kerry non lo appoggiò. Dissidio che si è visto anche a proposito della seconda guerra irachena, Mentre nel 1991 aveva votato contro la prima guerra del Golfo di Bush padre, Kerry - al contrario di Kennedy - ha votato a favore della seconda, salvo poi criticarne la condotta, soprattutto del dopoguerra, da parte dell'amministrazione Bush: e oggi paragona il fallimento dell'"iraqizzazione della guerra" con quello della "vietnamizzazione".
Quest'ondeggiamento - che alcuni sospettano di trasformismo carrierista - ha molto nuociuto alla sua campagna elettorale che, dopo un avvio fulminante, da settembre in poi stava precipitando a tutto favore dell'ex governatore del Vermont, Howard Dean, tanto che a un certo punto Kerry licenziò il suo capo campagna Jim Jordan. Ma poi sono intervenuti due fattori: in primo luogo - come Dean -, Kerry ha rinunciato al finanziamento pubblico che impone limiti alla spesa, e ha potuto così finanziarsi col patrimonio suo e quello (ingentissimo) della moglie; e poi Dean ha commesso l'errore di annunciare che in caso di vittoria avrebbe spazzato via tutto l'apparato tradizionale del partito democratico. A quel punto l'apparato ha fatto quadrato e il coordinatore del partito, Terry McAuliffe, pur uomo di Clinton in tutto e per tutto (era stato presidente del comitato per la sua rielezione nel 1996), ha cercato una soluzione di mediazione: tra Dean, appoggiato dagli anti-clintoniani (Al Gore, Bradley e Carter), e il generale Wesley Clark sostenuto dei Clinton, ha puntato tutto su Kerry e i kennediani.
Ma non sono solo i notabili democratici a puntare su Kerry. Quel che colpisce infatti è una sorta di simmetria tra il voto che i repubblicani hanno dato nell'ottobre scorso ad Arnold Schwartzenegger in California e quello che i militanti democratici stanno dando a Kerry nelle primarie: Terminator è repubblicano, ma a favore dell'aborto e dei diritti dei gay, e ha sposato una democratica del clan Kennedy; Kerry è un democratico che ha sposato una repubblicana ed è a favore di una diminuzione del ruolo del pubblico.
È come se l'America si fosse all'improvviso svegliata sull'orlo di un baratro, si fosse accorta che l'amministrazione Bush ha agito in modo tanto eversivo da radicalizzare l'antitesi tra conservatori e progressisti fino a portare il paese all'orlo dello scontro civile tra fascismo e antifascismo, e volesse ritrarsene, rifugiandosi in un (impossibile) compromesso, quasi un "ritorno al passato". Ecco perché Kerry ha giocato le due carte, da un lato si è presentato col volto pacato della competenza spassionata e dell'eroismo senza retorica; e dall'altro di Dean ha adottato gli attacchi virulenti contro Bush, si è ridefinito come difensore dei lavoratori e ha cercato di mixare tutta la piattaforma democratica in una sorta di messaggio omogeneizzato al Plasmon (in tutti i sensi).

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …