Giorgio Bocca: Il diritto di essere ossessionati

22 Aprile 2004
L´acuto osservatore del costume Pierluigi Battista si chiede su ´La Stampa´ perché gli italiani siano dominati dall´ossessione di Silvio Berlusconi, non facciano altro che parlarne, addebitandogli tutto ciò che accade nel loro Paese e se per caso non si tratti di una cattiva magìa. Forse il Battista avrebbe potuto trovare una risposta nel discorso elettorale mediatico rivolto ai suoi elettori di 126 città italiane dal Cavaliere di Arcore, che nel breve spazio di una ventina di minuti ha fatto le affermazioni più demenziali che un uomo politico abbia mai esternato dalle nostre parti: la maggioranza che lo sostiene paragonata, senza alcun criterio storico, a quella che nel ´48 respinse la conquista comunista, la singolare idea di libertà, il rifiuto dei giudici non addomesticati e un misto di retorica frusta e di anarchia ad personam "perché l´uomo con i suoi diritti viene prima dello Stato". Forse anche con i suoi doveri.
Battista dice che gli italiani, specie gli intellettuali, sono in preda a una ossessione. È vero, da quando si svegliano al mattino a quando si addormentano, ma anche nel sonno questi ossessionati si chiedono come sia possibile che un uomo così sia il capo del nostro governo. Ha saputo il Battista della sua personale regìa della ´preghiera´ laica? Aveva raccolto nella sua villa in Brianza una platea di super azzurri, giovani in gran parte biondi, di razza ariana, bellini e puliti reclutati fra i funzionari di Forza Italia o simpatizzanti tutti vestiti come i venditori di pubblicità, gli uomini in blazer blu, le donne in tailleur chiaro. E non le sembra, caro Battista che ci sia da uscire matti, ossessionati fino al furore nel vedere che l´uomo che ci governa concepisce la politica, le elezioni come la festa della mamma e i Baci Perugina? Nessun politico raziocinante, neppure l´anarchico più scatenato, ha mai sostenuto in pubblico che i diritti degli individui separati dai suoi doveri sono superiori allo Stato e alle sue leggi. Soprattutto quando questi diritti consistono nel rifiutare i processi non graditi, nell´affidarsi alle abilità formali dei grandi avvocati, nel raccontare oggi il contrario di quanto detto in processi precedenti. La democrazia non si fonda tanto sulle istituzioni quanto su un costume, un modo di pensare radicato che si traduce in esempi. Ebbene, gli esempi forniti in questi anni di governo sono: vincono i più ricchi e i più furbi, vincono i grandi ladri, le nuove cosche che si spartiscono gli affari più lucrosi, vincono gli amici degli amici regolarmente assolti anche quando viene confermata la loro complicità, vince l´Italia delle clientele più sordide. Vince l´arroganza, la mancanza di gusto che non ha ritegno a chiamare questa merendina televisiva ´la festa della libertà´ o ´una messa della libertà´, mentre arrivano sui tavoli offerti dalla ditta paste fredde, pizze e insalatine di riso.
Non c´è da essere ossessionati se in questo ritorno di qualunquismo torbido una maggioranza composita che è la minoranza dei voti distrugge sistematicamente, con un compiacimento vandalico, quel poco o quel tanto di democrazia che era stato costruito negli ultimi sessant´anni in un Paese alla democrazia riottoso? Non era meglio, nel peggio, le scarpe e le pagnotte del comandante Lauro che questi pic nic pagati dalla ditta per ascoltare i bon mots del Cavaliere?
E dato che la dittatura della maggioranza è più forte delle leggi e dei giudici, dato che i ponti sullo Stretto di Messina contano più del buongoverno, ci sia almeno consentito di essere ossessionati e fortissimamente incazzati.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …