Giorgio Bocca: Blair, la Bbc e la Babele italiana

04 Maggio 2004
La discussione ragionevole è morta, lo scontro isterico, fazioso è la regola. Prendiamo il caso Blair accusato dalla Bbc di avere usato l'argomento delle armi di distruzione totale di Saddam per giustificare la guerra all'Iraq. Negarlo nella sostanza è impossibile: per mesi il governo Blair ha insistito sulla minaccia al mondo intero del regime di Saddam, rievocando l'uso di armi chimiche contro i curdi e gli iraniani, ricostruendo le forniture di materiali e di tecniche da parte di compiacenti Stati stranieri e sorvolando sul fatto che i principali fornitori erano stati gli americani.
E allora in che consiste questa assoluzione? In un giudizio formale sulla buona fede di Blair, sulle sue responsabilità nella falsa informazione, sui suoi interventi presso gli organi di informazione? Insomma la classica difesa d'ufficio di chi è al potere, il classico 'a torto o a ragione il mio paese' del sempiterno colonialismo.
Si poteva ufficialmente riconoscere che il premier inglese Blair e il suo alleato Bush avevano falsificato le carte dei servizi segreti di informazione? Si poteva ammettere che due capi di governo responsabili avessero mandato in guerra i loro concittadini per una decisione strategica, di comando imperiale, presa a tavolino ancor prima dell'attentato alle due torri? Si poteva accettare che la stampa mondiale facesse sua la tesi di un piano di aggressione militare mirante al controllo del petrolio e della cerniera mediorientale in vista di un prossimo scontro con la grande Cina?
Non si poteva, e subito si è trovato un giudice conservatore prossimo alla pensione per scagionare Blair da tutte le colpe veniali, di forma, di galateo democratico, sorvolando sulle ragioni di fondo della sua complicità con Bush e con i falchi americani. Ragioni che si conoscono dalla Seconda guerra mondiale, quando fra l'America di Roosevelt e il regno unito di Churchill si fondò la grande alleanza atlantica e anglosassone, alleanza militare ed economica, confermata sia nella guerra delle Falkland sia nello spionaggio industriale in Europa: il Regno Unito più filo americano che filo europeo.
Ma l'aspetto più assurdo della faccenda è un altro. È la reazione dell'informazione di destra all'assoluzione formale di Blair. Essa è stata celebrata come una vittoria del democratico Occidente contro non si sa bene quali dei suoi nemici, se gli integralisti arabi o gli incontrollabili nord-coreani, o i fantasmi comunisti che ancora si aggirano per il pianeta.
Giornali come il Foglio sono esplosi in un tripudio per il vindice giudice conservatore e in una furibonda requisitoria contro coloro che avevano denunciato una verità evidente e schiacciante: la parte avuta da Blair nell'impostura delle armi di distruzione totale. Come se i colpevoli della disinformazione non fossero i servizi segreti e l'apparato di informazione alle dipendenze della grande alleanza contro il Satana iracheno, ma la gente comune che disapprova questa guerra di rapina e i rischi enormi che fa correre al mondo intero; come se i veri Giuda, i veri cospiratori contro la verità e la giustizia fossero i pacifisti e la sinistra loro complice, ostile al trionfo del nuovo impero.
Ne è conseguita la solita inevitabile Babele degli amanti della pace che però si schierano con i signori della guerra, dei cattolici che appoggiano il cavaliere di Arcore per cui la guerra in Iraq è una operazione di pace, mentre lui personalmente ne sta lontano. Lui che è il vero interprete della Babele contemporanea celebra nell'adunata di Forza Italia gli eroi di Nassiriya ma preferisce le sue ville blindate. Anche in questo mediocre imitatore di Mussolini, che sul fronte albanese e su quello dell'appennino ligure toscano ci andò. Senza lifting.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …