Giorgio Bocca: Quando vince la legge del Condor

05 Maggio 2004
Il capitalismo come fatto di natura irresistibile. Su questo sembra che siamo tutti d'accordo. A parole siamo anche tutti democratici, così pieni di democrazia che torniamo alle guerre per portarla anche a coloro che non la vogliono, e che, come avverte il rais egiziano Mubarak, cadrebbero per la loro povertà e ignoranza in dittature feroci più delle attuali.
Ma vogliamo chiederci a che punto è la nostra democrazia, la democrazia che vorremmo regalare agli afgani e agli iracheni e poi all'universo mondo? È una democrazia che nelle regioni meridionali è ancora legata al patto mafioso fra borghesia del sottogoverno e cosche criminali. Le cosche criminali e il loro controllo del territorio sopravvivono perché garantiscono la continuità di una borghesia che campa e cresce sui ricatti economici ed elettorali. I criminali della lupara sono necessari come lo sono nei paesi autoritari le polizie politiche, le Gestapo, la Ghepeu.
L'apparato mafioso criminal-borghese non è cambiato: come sempre ha per punto di riferimento il partito di governo, ieri la Democrazia cristiana, oggi Forza Italia e come sempre promuove a turno un partito minore che deve simulare il gioco democratico: liberali, socialdemocratici, repubblicani, craxiani, persino radicali e ora i cattolici berlusconiani. Nulla di sostanzialmente mutato nel pendolo fra mafia che uccide e mafia che fa affari. Se questa, dalla unità di Italia, è la democrazia di gran parte del Meridione e del sistema creditizio nazionale nel perenne riciclo del denaro sporco della mafia in denaro pulito delle banche, se non sappiamo come vincerlo, come sostituirlo, così sia. Ma stiamo zitti, almeno quando ci impanchiamo a maestri di democrazia nel mondo.
Il capitalismo è fuori discussione, il neocolonialismo globale è una necessità, la legge del Condor, cioè dell'imperialismo che nasconde i suoi cadaveri è, in fondo, accettata dalla massa dei privilegiati, le utopie comuniste sono tragicamente fallite: ma qual è la società che si è formata sotto la guida illuminata di Reagan e della Thatcher? È la società in cui 2 mila vip milanesi e decine di migliaia nel resto di Italia corrono, al modico costo di 500 euro a testa, ai pranzi elettorali dell'onorevole Gianfranco Fini, l'ultimo super-trasformista passato dal neofascismo all'antifascismo nel deserto delle idee e delle tradizioni, secondo la regola berlusconiana che questo è il paese in cui si può dire tutto e il contrario di tutto, tanto l'unica cosa che conta è avere il controllo del pubblico denaro da spartire con la nuova classe padrona delle tecniche e dei nuovi consumi.
Non è sempre andata così? La Milano da bere in cui i craxiani facevano un miliardo di debiti solo al ristorante Savini, la Milano di Mani pulite sono state surclassate dai crack Parmalat e Cirio e simili: un saccheggio dei risparmiatori che il presidente del Consiglio giudica normale.
La società civile degli italiani civili non è scomparsa, ma accetta l'anarchia, non si scandalizza se i governanti invitano i cittadini ricchi a frodare il Fisco. Se rifiutano la legge eguale per tutti, se in un tripudio di illegalità e di impudenza giungono a desiderare maggioranze assolute, dittature democratiche, controllo dei mezzi di comunicazione, di persuasione, fino alla immonda ipocrisia della beneficenza di fronte a cui quella della Belle époque sembra francescana. Fra le sue colpe il fascismo ebbe quella di sperperare il pubblico denaro nelle imprese coloniali quando c'erano provincie italiane in miseria e con amministrazioni arretrate. Ma la nuova classe non è da meno: sta distruggendo lo Stato sociale, e ai produttori ha sostituito i parassiti e i venditori di fumo.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …