Enrico Franceschini: Crociata anticrimine di Blair

21 Luglio 2004
Di "scheletri" ne ha già sfrattati tanti, dal polveroso armadio del laburismo britannico: la bandiera rossa e l'inno dell'Internazionale, le nazionalizzazioni e il sindacalismo, il marxismo e il pacifismo. Adesso Tony Blair abbatte un altro totem: il liberalismo, inteso come l'attitudine a preoccuparsi troppo delle cause del crimine e troppo poco - a suo dire - delle vittime del crimine. Il primo ministro ha annunciato la svolta presentando ieri a Londra un nuovo piano quinquennale sulla questione dell'ordine pubblico. "Gli anni Sessanta videro un grande avanzamento dei diritti individuali e la ripulsa delle discriminazioni, della deferenza, delle rigide divisioni di classe", ha detto a un convegno di poliziotti. "Da allora la legge è diventata più garantista, concentrandosi sui diritti degli imputati e sulla prevenzione di errori della giustizia. Ma quella cultura libertaria ha prodotto una generazione di giovani senza disciplina e senso di responsabilità. Ebbene, il consenso verso il liberalismo anni Sessanta è finito. La gente non vuole un ritorno ai pregiudizi e alle discriminazioni, ma tuttavia pretende regole, ordine e comportamenti rispettosi delle norme. È ora di preoccuparsi maggiormente delle vittime, tutti hanno il diritto a vivere senza paura". Blair ha elencato una serie di misure della sua "crociata": più poteri agli enti locali, quadruplicazione delle forze di polizia, uso di braccialetti elettronici e controlli via satellite contro i recidivi, aumento delle ronde di quartiere. Non ha parlato di "tolleranza zero", lo slogan reso celebre da Rudolph Giuliani, il sindaco repubblicano che negli anni Novanta "ripulì" New York: ma il concetto è quello. Il premier promette una lotta senza quartiere alla grande criminalità organizzata, in primo luogo al traffico di narcotici, ma soprattutto alla microcriminalità: ai teppisti che "rendono un inferno la vita della gente comune, facendola sentire insicura nelle proprie strade e nelle proprie case", alle bande di giovani che imperversano nelle periferie delle metropoli, "dove aggrediscono coetanei, rapinano anziani, creano un clima di illegalità, sopruso, violenza". L'obiettivo immediato è far calare il numero dei crimini (raddoppiato nell'ultimo decennio) del 15 per cento nei prossimi cinque anni. Lo scopo a lungo termine è cambiare la filosofia della sinistra, e così facendo rendere più difficile una vittoria della destra alle elezioni dell'anno venturo. La difesa dell'ordine pubblico, qui come altrove, è sempre stata tradizionalmente un tema caro ai conservatori. Ora il primo ministro ha deciso di sottrarglielo, convinto dai sondaggi secondo cui è una delle questioni più sentite dalla popolazione. Per la verità, Blair era sensibile all'argomento ben da prima di entrare a Downing Street: all'inizio degli anni Novanta fu lui a coniare lo slogan "duri contro il crimine, duri contro le cause del crimine", che già appariva rivoluzionario a molti paladini del vecchio garantismo. Adesso, pur negando di volerne minimizzare le cause, Blair preferisce concentrarsi sugli effetti: ossia sulle sofferenze causate dal crimine. La destra ironizza: è un tentativo di sviare l'attenzione del paese dall'Iraq. La sinistra libertaria obietta: per un calo del crimine occorre più giustizia sociale, non più repressione. Come che sia, è un personale addio agli anni Sessanta da parte di un leader che ne sembrava il figlio.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …