Michele Serra: le nostre vite senza nascondigli

23 Luglio 2004
È vero che anche l'introduzione del telefono fisso nelle case, molte epoche fa, sollevò indignate proteste per l'intrusione nella quiete domestica e la rumorosità poco decorosa di quel grosso apparecchio. Ma il salto di qualità introdotto nelle nostre vite dalla telefonia mobile non consente paragoni attendibili con quel remoto dibattito. Il cellulare non è più neanche una protesi tecnologica, il cellulare è quasi una parte del corpo, come il portafogli, gli occhiali e le chiavi di casa, e rendere pubblico il proprio numero è davvero come mettersi in piazza personalmente, ogni giorno e ogni notte. Non è più la casa ad aprirsi alle voci amiche e nemiche, è la mente, e il delicato equilibrio tra la raggiungibilità che si desidera e la predazione della propria privacy ci appare ancora più delicato. Non per caso, tra le varie polemiche elettorali, quella sugli sms è stata una delle più accese, perché avvertita (giustamente) quasi come un pedinamento individuale da parte di un sistema propagandistico fatto di faccioni appesi, di spot televisivi, ormai innocuo nella sua fissità, e improvvisamente diventato ficcante, fulmineo, indirizzato ad personam e dunque particolarmente sgradito. La notizia di un possibile elenco pubblico di numeri di cellulari, dunque, ci fa quasi l’effetto di un elenco di impronte digitali, o peggio ancora di una galleria di fisionomie facciali cifrate. Ogni decisione in merito, da parte del legislatore, sarà accolta con grande interesse perché riguarderà molto da vicino la nostra intimità, in casa e fuori casa, in viaggio, all'estero: come se la violazione di domicilio fosse ormai estesa a quell'ovunque dove noi e il nostro numero ci troviamo, senza nascondigli, senza serrature di sicurezza che ci possano proteggere. L'enorme salto di qualità tecnologico degli ultimi anni, checché se ne dica, non ha fornito, di pari passo al suo progredire, strumenti di protezione adeguati. Computer e telefonia hanno aperto infinite porte senza munirle di serrature, oppure lasciando all'iniziativa dell'utente il compito di informarsi e acquistare, a cose fatte e a porte spalancate, delle chiavi adeguate. Per pigrizia o per incompetenza, la maggior parte di noi è poco pratica di filtri, antivirus, griglie selettive. Evitare il profluvio insopportabile di pubblicità, per esempio, non è affatto semplice né su Internet né sul display del telefonino, se non per una invidiabile élite di sapienti tecnologici. Le tecnologie della comunicazione, del resto, sviluppate soprattutto per ragioni militari, si sono diffuse capillarmente anche su stimolo del mercato pubblicitario, e si sa di elenchi di indirizzi professionali pagati fior di quattrini da aziende commerciali per poter raggiungere con più precisione il proprio target. Chi dice che per sconnettersi basta spegnere, fa lo stesso errore di chi dice che per non guardare la brutta tv basta cambiare canale. È come rassegnarsi alla cattiva comunicazione, dicendo che l'unico rimedio è smettere di comunicare. Non è meglio pretendere una buona qualità della comunicazione? E come elemento fondamentale di questa qualità la possibilità di scegliere con chi parlare, quali messaggi ricevere, quali rifiutare. L'elenco pubblico dei cellulari non mi pare vada in questa direzione: e comunque, chi accetterà di comparirvi sappia che il suo prezioso numero, memorizzato solo da amici e parenti, finirà nel numero smisurato della clientela pubblicitaria. Carne da cannone.

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …