Giorgio Bocca: Il rebus asiatico che gli Usa non capiscono

24 Settembre 2004
Affacciamoci sulle terrificanti incognite del mondo, il futuro dell'America, del terrorismo, della Cina.
Gli Stati Uniti, la più grande potenza militare del mondo, sono diretti e probabilmente lo saranno nei prossimi quattro anni da un gruppo dirigente che mente a se stesso e che continuerà a mentire. I neo conservatori al potere continuano ad avere un'idea imperiale, messianica, religiosa degli Stati Uniti e della loro missione che non trova riscontro nella realtà.
Tutti i leader, dal presidente George Bush alla sua consigliera per la sicurezza Condoleeza Rice, al vice presidente Dick Cheney, al capo del Pentagono Donald Rumsfeld, al segretario di Stato Colin Powell, continuano a scambiare i desideri per la realtà. L'America sta vincendo, dicono, perché i due paesi islamici occupati, l'Afghanistan e l'Iraq, si sono dati governi favorevoli alla ricostruzione e alla democrazia e stanno estendendo il controllo del territorio grazie a eserciti in formazione.
Nessuna di queste affermazioni risponde al vero: i governi fantocci dei due paesi sono così fragili e immaginari che nessuno punterebbe su di loro un centesimo se l'occupazione americana dovesse finire.
Nell'Afghanistan gran parte del territorio è governato dai signori della guerra, cioè dai capi tribali che hanno imposto il ritorno all'economia della droga e al potere religioso dei talebani.
In Iraq le milizie sciite contendono a quelle sunnite le immense provincie che gli americani non sono in grado di presidiare. La situazione militare e politica è sotto gli occhi di tutti: si viaggia solo nei convogli protetti dai carri armati e dall'aviazione; la sola isola relativamente sicura nell'immensa Baghdad è la ‟zona verde”, un piccolo rettangolo blindato.
Il comando militare americano non fa previsioni per il futuro. Quanti anni durerà l'occupazione? Con quali forze? Forse otto, forse dieci anni. Con quali soldati? Bisognerà assicurare il turn over di quelli che ci sono adesso, ma che vogliono tornare a casa, e trovarne i sostituti per una strategia al momento immaginaria che i neo conservatori affidano all'uso di nuove armi potentissime.
Quali? Le atomiche di cui anche gli Stati più o meno ‟canaglia” sono forniti? Non è che i precedenti imperi, il romano e l'inglese, avessero un'idea più chiara di come si conquista e si conserva un impero, ma avevano a disposizione tempi lunghi e lunghissimi, una superiorità tecnica e organizzativa incomparabile.
Restano ignoti anche i contendenti del nuovo impero. Il terrorismo islamico è un fascio di movimenti politici e religiosi che va dai riformisti dei paesi cosiddetti moderati agli uccisori di bambini della Cecenia. A ogni attentato il mondo si chiede: questi chi sono? I seguaci di Bin Laden o di Arafat, gli hezbollah libanesi o quelli siriani? Sappiamo poco o niente delle loro divisioni, ma sappiamo che militarmente sono forti, forse invincibili. La Rice e altri neo conservatori assicurano che Al Qaeda è ormai allo stremo, che i suoi dirigenti sono stati in gran parte eliminati. Ma lo si dice da anni e Osama Bin Laden è sempre lì nelle montagne del Wuziristan, cioè a un'ora di volo da Kabul e la potentissima America non è riuscita a catturarlo.
Dicono: Osama è protetto dalle tribù montanare dell'Industan. Il potentissimo impero fermo e impotente di fronte ad alcune centinaia di montanari? Ma ci rendiamo conto? Un rebus asiatico che il più grande, il più ricco potere informativo del creato non riesce a spiegare. E ogni tanto un'eco, una minima parte di questo angosciante mistero, arriva anche dalle nostre parti: i sequestrati, le candeline della nostra vana solidarietà, le apparizioni tragicomiche dei nostri politici, e anche di noi che scriviamo al vento.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …