Marco D'Eramo: Ohio. Le gemelle Bush non scaldano lo stato in bilico

28 Ottobre 2004
Nella grande sala da ballo del Four Seasons Hotel, i sostenitori più simpatici e più festosi del partito repubblicano sono due bellissimi gold retriever , cani da riporto dal lungo pelo dorato e orecchie pendule, di proprietà della direttrice dell'albergo e che portano appiccicato sulla fronte un adesivo di sostegno alla campagna Bush e Cheney. In attesa che compaiano le due gemelle Bush, Jane e Barbara, a tenere un discorsino a duetto, siamo una ventina di giornalisti e operatori tv, una decina di attivisti repubblicani e una decina di intervenuti, praticamente sperduti nel grande salone a guardare i due quadrupedi giocare tra loro. In teoria, all'avvenimento dovevano partecipare 300 persone per invito soltanto. Poi, vista la scarsa affluenza, la riunione è stata aperta al pubblico, ma niente da fare, è un vero flop per la campagna elettorale del Gop (Grand Old Party, questo il nome vero del partito repubblicano), tanto più che ci troviamo in quella che è considerata la roccaforte più sicura dei conservatori in Ohio, e tanto più che le due gemelle saranno seguite sul podio da due "leggende viventi" (la parola legend è abusata negli Usa) dell'automobilismo americano, formula Nascar: Daniel Waltrip e Jeff Hammond che dal 2000 si sono ritirati dalle corse e ora, guarda caso, fanno i commentatori sportivi per il canale Fox, di proprietà del magnate Rupert Murdoch (che in Italia possiede Sky-tv) e che è schieratissimo a destra, spalmato su George Bush, tanto che il suo motto, ‟fair and balanced”, "corretti ed equilibrati", è diventato un luogo comune a sinistra per significare il settarismo più sfacciato.
Gli organizzatori ritardano di mezz'ora l'ingresso delle "principessine" nella vana speranza che arrivi qualcun altro. Infine, a mezzogiorno, con mezz'ora di ritardo (di solito i repubblicani sono molto puntuali nei comizi), appaiono le due ventiduenni che replicano in pratica lo spettacolino che avevano preparato per la Convention repubblicana di New York, tutto teso a mostrare che i loro genitori hanno inculcato sì grandi valori ma le lasciano essere un po' discole. "Nonna Barbara in famiglia è chiamata the enforcer (l'equivalente di `sceriffo')" ... "Il fatto che ci ha sopportate per 22 anni mostra che mamma è capace di fare qualunque cosa" e così via, fino al ringraziamento per gli astanti che appoggiano tanto tanto paparino e mammina, vi siamo così grate, e per favore andate a votare il due novembre... L'unica ironia per un italiano sta nel fatto che le due bushine concludono il discorsino con una lunga tirata di "we do care about (a noi importa, noi ci preoccupiamo di questo, di quello)...", lo stesso verbo che Walter Veltroni volle come slogan di un congresso diessino.
È poi la volta dei piloti. Daniel Waltrip racconta del giorno in cui è stato ricevuto insieme ad altri piloti nell'Ufficio ovale della Casa bianca, e "quando ho parlato con Bush mi ha colpito al cuore, è incredibile come parla del suo lavoro di comandante in capo, è uno che parla come io sto parlando a voi, è uno di noi... Noi piloti della Nascar siamo tutti con quest'amministrazione perché essere piloti vuol dire saper riconoscere la leadership. Rispettare l'autorità, il saper prendere le decisioni... La campagna elettorale è come pilotare nell'automobilismo, non bisogna mai dare niente per scontato". Forse a questa sfegatata ammirazione non è estranea una curiosa novità nel mondo delle corse statunitensi: e cioè che varie squadre sono sponsorizzate dalle forze armate, una dalla marina, una dall'aviazione (a quanto ho accertato, ma forse sono di più): la ragione ufficiale per cui i militari hanno deciso di finanziare le squadre è per pubblicizzarsi e incentivare i volontari (dalla guerra del Vietnam, e fino ad oggi, non c'è più la leva obbligatoria). Ma fa lo stesso curioso: come se la Ferrari fosse finanziata dai carabinieri e la McLaren dalla Royal Air Force.
A questo meeting mi ha portato Tara Kriss, direttrice esecutiva del Gop della Hamilton county, la contea di Cincinnati: gli statunitensi hanno una passione smisurata per i titoli, puoi essere presidente di un botteghino, direttore esecutivo di una bancarella, amministratore delegato di un circolo di collezionisti di figurine. Tara ha 25 anni, tailleur pantalone gessato, scarpe nere a punta lunga e tacchi a spillo. È alta, con un fisico sportivo che lascia intravedere una tendenza ad appesantirsi. Quando le chiedo il suo background , capisco perché. Ha studiato storia all'università di Cincinnati, ma in realtà perché aveva una borsa di studio come nuotatrice: mentre stiamo fuori per la strada, andando al Four Season, dopo aver messo un impermeabilino celeste e preso una borsa di plastica rosa vivo, preoccupata perché la pioggerellina le sta arricciando i capelli, mi chiede cosa pensiamo in Italia di Bush. Le rispondo che la maggioranza degli italiani è contraria alla guerra in Iraq, che molti europei sono contro Bush ma non contro gli americani. Lei mi dice che quando nuotava incontrava molti nuotatori europei, e avevano tutti una pessima opinione degli Stati uniti, soprattutto gli scandinavi, gli svedesi, dicevano che qui è tutto molto peggio. La sua famiglia? Classe alta, tiene a dire, conservatori assai. Il fidanzato lavora a Wall Street, e lei vuole andarsene da Cincinnati, sono tre anni che fa lavoro nel Gop, vorrebbe trasferirsi a New York.
Tara mi aveva ricevuto nella saletta conferenze della sede del Gop. Qui, nella stanza moquettata, è successo qualcosa d'inatteso: per la prima volta in questa campagna ho sentito serpeggiare il nervosismo fra i repubblicani. Fino al primo dibattito televisivo per loro era stata quasi una marcia trionfale, dopo la schiacciante vittoria conseguita dalla Convention repubblicana su quella democratica. Ma ora la massiccia iscrizione di nuovi elettori da parte dei democratici sta insinuando il tarlo dell'incertezza. In Ohio gli iscritti nelle liste elettorali sono aumentati quest'anno del 20%. L'ultimo sondaggio in Ohio (apparso sabato) dà John Kerry in testa 50 a 46 su George Bush: non vuol dir molto, visti i margini di errore, ma sempre meglio del contrario: e, se la tendenza si conferma, come anche il vantaggio di Kerry in Pannsylavania, allora è comprensibile il nervosismo tra i repubblicani che cominciano a invocare lo spettro dei brogli. "Qui hanno iscritto anche gente che si chiama Mary Poppins, Dick Tracy e Michael Jordan" mi dice Tara: e ora i repubblicani stanno preparando una spedizione di migliaia di scrutatori nei seggi elettorali dell'Ohio (e i democratici stanno preparando una controspedizione). Il risultato è che in tutta la sua storia mai l'Ohio ha conosciuto un tale via vai. I quattro candidati presidenziali l'hanno battuto e ribattuto a tappeto con consorti e famiglia; i dignitari dei due partiti hanno stretto mani nei casolari più sperduti, elicotteri e aerei sono atterrati dove fino a ora pascolavano solo mucche, migliaia di militanti viaggiano notti intere dagli altri stati per fare porta a porta (canvassing). E mai l'Ohio ha ricevuto una tale attenzione dia media internazionali: qui è tutto un via vai di reporter francesi, spagnoli, tedeschi, della radio svizzera; gli italiani no, ho incontrato solo una giornalista della Rai.
Dan Radford segretario esecutivo e tesoriere (altro titolo altisonante) della camera del lavoro di Cincinnati, è anche uno dei quattro membri dell'Electoral Board che controlla il voto in questa contea: "Un 4% di iscrizioni fasulle è fisiologico. Abbiamo avuto problemi con una sola organizzazione, ma io ho avvertito gli addetti: `Se qualcosa non va, controllate a fondo', a mi pare che quest'irregolarità sia pompata". Quando gli chiedo l'età - come d'obbligo nel giornalismo Usa - non me la vuole dire: "In ogni caso più giovane di lei" risponde.
"No, qui i deputati repubblicani saranno rieletti facilmente, ma a noi importa ridurre il loro margine qui per ptoer vincere la partita nello stato", conclude Radford che delinea il solito ritratto delle aree metropolitane Usa: la città democratica, con molti neri, i suburbi sempre più repubblicani e più bianchi. Anche Radford sembra molto più "centrista" dei suoi omologhi di Cleveland, roccaforte del movimento operaio verso cui esprime una rivalità un po' acida: "Noi la chiamiamo 'un errore sul lago'".

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …