Umberto Galimberti: Spiritualità. L´eros, la carne e l´innocenza del pensiero

03 Gennaio 2005
Per secoli abbiamo conosciuto lo spirito come l´antitesi della carne, e su questa antitesi la morale della Chiesa romana, l´etica dei calvinisti, il pietismo dei luterani, il puritanesimo dei metodisti, il moralismo degli anabattisti hanno diffuso quella spiritualità asfittica che, guardata da vicino, sembra custodire come suo malcelato segreto null´altro che la delimitazione del desiderio.
Fu così che milioni di uomini hanno vissuto la loro vita sulla terra in un inferno di desideri rimossi, di angosce profonde, di colpe immaginarie, di mutilazioni di vite senza eros, per aver identificato l´eros con la carne, la carne col peccato, e lo spirito con la purezza e l´innocenza.
Separato dalla carne lo spirito divenne esangue, quasi una morte strisciante: mangi il pane e non ti tieni in piedi, bevi acqua e non ti disseti, tocchi le cose e non le senti al tatto, annusi il fiore e il suo profumo non arriva alla tua anima. Separata dallo spirito anche la carne divenne esangue, e, priva della forza della vita, prese a conoscere solo pericolose voracità narcisistiche e ruggiti di desiderio che sfociano nel deserto del piacere senza relazione. Puro meccanicismo biologico di riflessi e di pulsioni senza meta.
Ora che abbiamo conosciuto le torture dello spirito separate dalla carne e l´opacità della carne deprivata del riflesso dello spirito c´è solo da sperare che da questo doppio disgusto nasca quello spirito incarnato in cui consiste il messaggio cristiano tradito.
Tradito, perché la legge, come sempre capita quando intorno a un messaggio si costruisce una chiesa, o intorno a un´idea un´ideologia, la legge, la regola, la disciplina, i famosi principi che tarpano le ali agli slanci degli uomini hanno preso il sopravvento sullo spirito che, quando è incarnato, sospende la legge in nome dell´amore.
Quando la legge non distende i suoi tentacoli sulla vita degli uomini imbrigliando l´amore che è poi la forza della vita, allora lo spirito ritrova la sua forza che è poi quella della creazione. "Veni creator spiritus", recita un inno della religione cristiana. Ma perché lo spirito sia creatore è necessario che la legge allenti le sue maglie che coartano la vita, altrimenti non c´era ragione che la tradizione giudaico cristiana chiamasse Dio: "Il Vivente".
A congiungere lo spirito con la carne è eros, quello del Cantico dei cantici, che non è un privilegio dei saggi o dei virtuosi, ma è offerto a tutti con pari possibilità. È la sola pregustazione del Regno, il solo superamento della morte. Perché, come scrive il teologo ortodosso Christof Yannaras: "Solo se esci dal tuo io, sia pure per gli occhi belli di una zingara, sai cosa domandi a Dio, e perché corri dietro a Lui".
Se il futuro apre le porte allo spirito incarnato e non allo spirito separato dalla carne, forse anche l´Occidente può salvarsi dalla sua agonia e dire al mondo che la sua "radice giudaico cristiana" non è altro che un messaggio d´amore.

Umberto Galimberti

Umberto Galimberti, nato a Monza nel 1942, è stato dal 1976 professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 è professore ordinario …