Giorgio Bocca: Non bussate a quella porta

04 Marzo 2005
La dittatura morbida, la democrazia maggioritaria, la cricca al potere, l'anarchia del denaro si perfezionano con il consenso di quanti lodano a parole la libertà, ma si adattano alla tirannia.
Una nuova legge vuol concedere ai governanti la extraterritorialità, una specie di Stato del Vaticano dove anche l'assassinio del capo delle guardie svizzere è sprofondato nel silenzio. Una legge che esenta da ogni controllo non solo la sede di chi governa, ma anche le sue ville e le case dei suoi collaboratori di cui non esiste una lista precisa, ma che può essere aggiornata in caso di necessità. Siamo tornati a prima della Rivoluzione francese, alla giustizia di casta.
A questo punto il conflitto di interessi sconfina nella abolizione della legge eguale per tutti. La extraterritorialità dei governanti, delle loro ville, delle loro case significa una licenza al privilegio e al profitto illecito. Viene cioè istituzionalizzata l'impunità della ricchezza già esistente nelle società aristocratiche e poi borghesi in cui in prigione vanno solo i poveri, le leggi finanziarie sono ignorate dai ricchi e il cittadino che esporta mille euro in Svizzera è perseguibile e condannabile, mentre il capitale globale può esportare non solo il denaro, ma anche le fabbriche senza chiedere il permesso a nessuno.
E bisognerà pure che i laudatori di questa anarchia prima o poi riconoscano che non esisterà buona e pacifica società fin che sarà permesso ciò che è l'origine di tutti i nostri mali e delle nostre vergogne.
L'extraterritorialità del gruppo dirigente è la conferma che esso non può permettersi la trasparenza, che la sua lotta alla legge eguale per tutti è una necessità per la sua sopravvivenza, che la licenza di fare affari anche illeciti impone di essere esenti da ogni giurisdizione.
Che significa in pratica che le case di chi governa sono sottratte ai normali controlli? Che vi si possono nascondere tutte le contabilità illecite? Che le indagini della giustizia come accade nello Stato del Vaticano sono praticamente proibite? Che il diritto che regola la vita della aziende è sospeso? Che ogni residente negli edifici governativi può farci quello che vuole e che ogni tentativo di controllarlo diventa, ipso facto, complotto della magistratura e del comunismo onnipresente anche quando è morto e sepolto?
La democrazia autoritaria, l'egemonia e l'impunità del denaro portano inesorabilmente alla tirannia, la vogliano o non la vogliano i suoi laudatori o i suoi rassegnati.
Il distacco fra i politici autoritari e i diritti dell'uomo comune si fa sempre più profondo. Il giovanotto che diede del buffone al presidente del Consiglio è stato condannato a una pena pecuniaria che sembra modesta e tollerante, 500 euro, e non la morte o il gulag delle dittature. Ma è una condanna che ferisce il senso comune di giustizia se intanto gli uomini politici e di potere possono accusare i loro avversari dei delitti più infami e non provati. Chiamarli assassini e sovversivi. E quando ci sono due pesi e due misure il sentimento della giustizia è inesistente, è una beffa, e senza una legge eguale per tutti la vita degli uomini è umiliata dal sopruso, dalla incertezza.
Nel secolo borghese la classe al potere sentì la necessità di essere classe generale, di farsi carico dell'interesse generale, di colpire con la bancarotta i suoi delitti. Spesso facendo i suoi interessi, ma facendo sua almeno la concezione di una giustizia senza eccezioni. La pretesa della ricchezza contemporanea di essere non solo al di sopra della legge, ma di lodare la sua violazione è la premessa di future violenze.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …