Giorgio Bocca: "No barrique, no Berlusconi". Così la sua etichetta fece scandalo

15 Marzo 2005
Bartolo Mascarello, produttore di Barolo a Barolo, era uno dei quei rari uomini che conoscono il luogo in cui sono nati e vivono, di cosa è fatta la loro terra e le piante e gli uomini che ci vivono, come bisogna viverci e vestirsi, con il bunet, il cappello a visiera sempre in testa, la camicia e il pullover di morbidi grigi. E passare magari dieci anni sempre alla scrivania a disegnare le etichette del suo vino, inchiodato dalla malattia di cui è morto ma vedendo tutto, ascoltando tutto di ciò che si muoveva in Langa, nei filari della sua vigna sulla collina dei Canubi, in tutte le vigne fra Barolo e la Morra, le vigne dei vecchi langhetti e dei nuovi che appena arrivati guastavano la terra con le loro macchine, ignorando che la terra del Barolo è delicata e preziosa. Alla sua scrivania Bartolo scriveva lunghe lettere, nel suo italiano einaudiano, agli incauti metà di rimprovero metà di consiglio fraterno per ricordargli i genius loci, i delicati rapporti fra stagioni e microclima, fra i sapori e i furori della natura, per ricordargli che quella conca perfetta tra Monforte e la Morra, in vista delle grandi Alpi bianche di neve è un bene raro e prezioso che andava trattato con sapienza e delicatezza. Il mio incontro con Bartolo e con suo padre risale a chissà quando. Arrivai a Barolo assieme a un collega, Alfredo Todisco, la casa era quella con l’insegna della cantina. Vennero ad aprire tutti e due, padre e figlio, e Todisco si presentò con il suo nome. "Todisco del ‟Mondo”?" chiese il vecchio. Si aprivano su di noi le distanze senza confine delle idee e delle affinità e li seguivamo nell’ufficio con le pareti coperte dai libri giusti, ci sedevamo attorno alla scrivania, sempre quella, con le matite, le penne, i registri, l’ordine di un mondo ordinato, dove vive gente che conosce il posto in cui lavora, i suoi geli e i suoi tepori, come si alzano a forza di braccia le capezzane della vigna, come si pianta, come si pota e come si vendemmia. Andare a trovare Bartolo salendo in Langa dalla grande città sporca e confusa era ritrovare la ragione di una vita che ha un senso dalla nascita alla morte, una vita che si prende sul serio anche nelle cose minime, dove tutto ha una sua ragion d’essere, tutto è una conquista della umana intelligenza e applicazione e pazienza. Che cosa aveva ed ha il Barolo dei Mascarello? Nulla di speciale, salvo che essere perfetto. E cosa aveva il suo produttore, cosa aveva il Bartolo? Nulla di speciale, salvo un’integrità di vita, una saggezza, una pienezza di vita che ci facevano affrettare il passo per suonare alla sua porta, entrare nel suo ufficio e trovarlo alla sua scrivania con il bunet sempre in testa, il volto affilato, gli occhi chiari, in mano l’ultima etichetta appena colorata "no Barriques, no Berlusconi", no alle diavolerie francesi del vino profumato dal legno, no all’avventurismo della politica. E ci fu chi lo denunciò ai carabinieri per offesa al capo del governo.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …