Marco D'Eramo: L'affare Terri

22 Marzo 2005
Atti osceni in luogo pubblico: sarebbe questa la denuncia più appropriata da esporre contro il presidente degli Stati uniti George W. Bush, i 209 deputati e la manciata di senatori che hanno strumentalizzato ai propri calcoli politici il destino di una vivente da 15 anni ridotta allo stato vegetativo. Da seimila giorni, da otto milioni di minuti, solo i tubi hanno mantenuto in funzione il corpo di Terri Schiavo, vittima di irreparabili lesioni cerebrali a causa di un arresto cardiaco nel 1990, quando aveva 26 anni. Ma, dopo innumerevoli sentenze, ingiunzioni, controsentenze, ecco che i rappresentanti del sovrano popolo statunitense si svegliano all'improvviso, ritrovano un clima da unità nazionale per varare una legge ad personam, e così mostrare al mondo quanto ci tengono alla vita umana: loro sì che difendono i valori della vita su questo pianeta. Come se davvero bastasse tenere attaccato un tubo per salvaguardare la vita di questa terra. E noi che non lo sapevamo! Nemmeno lo tsunami asiatico, neanche l'attentato dell'11 settembre avevano provocato una reazione così immediata, massiccia da parte dei poteri eletti del nostro potere imperiale. Presidenti di Camera e Senato, portavoce della Casa Bianca, tutti a esibire la propria commozione in diretta tv, a mostrare il piglio e il decisionismo di veri statisti del tubo. Per questa Blitzkrieg legislativa i capogruppo hanno richiamato a uno a uno i loro parlamentari dalle vacanze pasquali, quasi ad affrontare una guerra o un terremoto apocalittico: "oscena" è l'unica parola per descrivere questa sceneggiata da catastrofe nazionale. Come oscena è la teatrale solerzia con cui il presidente è volato a Washington sull'Air Force One a firmare di persona la legge che fa ripartire per un'altra tornata giuridica il calvario legal-terapeutico di un corpo martoriato, ormai ridotto a ignara cavia di un mega esperimento politico-mediatico.
Certo, la legge è incostituzionale perché smantella la separazione tra i poteri giudiziario e legislativo e sarà perciò dichiarata nulla dalla Corte suprema (con la stessa motivazione la Corte suprema della Florida aveva abrogato un analogo provvedimento varato nel 2003 dal governatore di quello stato, certo Jeb Bush, fratello del presidente). Ma cosa importa? Né conta che il principio sia aberrante: immaginate se un giudice federale (l'equivalente della nostra cassazione) dovesse intervenire per dirimere ogni caso di accanimento terapeutico in un paese di 300 milioni di abitanti. Né turba nessuno che siano proprio i paladini dello stato ultraminimo a realizzare così la più invadente intrusione dei pubblici poteri nella più privata delle decisioni. L'essenziale è che sia stata data soddisfazione a quelle legioni di cristiani conservatori che, disciplinate, con i loro voti a novembre consegnarono a Bush un secondo mandato e ai repubblicani una salda maggioranza nei due rami del Congresso. Da mesi, sempre più impazienti, i fondamentalisti cristiani battevano cassa. Ma si sa: i temi ideologici servono ai repubblicani per motivare il loro elettorato, però poi si guardano bene dal tradurli in leggi: con Ronald Reagan e i due Bush al potere negli ultimi 17 su 25 anni, i cristiani fondamentalisti nulla hanno ottenuto sui gay o sull'aborto; e anche sulle cellule staminali per loro le prospettive sono dubbie. Al colossale cinismo che ammanta la melodrammatica pietà repubblicana, procrastinare una singola, diuturna agonia è sembrata perciò la merce di scambio più a buon mercato per ripagare la propria base elettorale, per mostrare a evangelici, cattolici conservatori e pentacostali che non si erano mobilitati invano, che lì al Campidoglio di Washington i valori cristiani sono tutelati davvero e che la cristiana carità rischiara le sofferenze del mondo dalle celle irachene alle corsie della Florida. Per Bush e per l'establishment repubblicano, Terri Schiavo è un vero affare, con cui possono in parte estinguere, o almeno ripianare, il debito acceso nei seggi elettorali: loro sì che sanno intubare i cittadini.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …