Giorgio Bocca: Lo scudo in pezzi

25 Marzo 2005
Nella revisione della Costituzione approvata dalla maggioranza di destra è stampata la faccia di Silvio Berlusconi, sono stampati i segni indelebili del suo carattere, la protervia, la vendetta contro chi lo ha ostacolato, la furbizia, la voglia inesausta di onnipotenza e di potere. Quanti in anni recenti hanno ironizzato, su chi parlava di regime in formazione sono serviti.
Il piccolo Cesare è tenace nei suoi metodi e nei suoi rancori, nessuno di quanti gli hanno resistito ne esce indenne. Il capo dello Stato presidente della Repubblica si ritrova a un livello decorativo. Il presidente del Consiglio padre e padrone si riserva tutti i diritti costituzionali, può sciogliere le Camere o benignamente chiedere al presidente della Repubblica di scioglierle. Non sono più il capo dello Stato e la fiducia delle Camere a insediarlo come capo del governo, a legittimarlo ma l´elezione diretta da parte del popolo. Ritorna il bonapartismo, una delle forme tipiche della dittatura. Il primo ministro di stampo imprenditoriale pensa: nella mia azienda faccio tutto io, comando tutto io, tocca a me nominare e revocare i ministri, determinare la politica dell´esecutivo, dirigere le forze armate.
Quando l´uomo appare remissivo sta preparando un nuovo gesto di forza.
Stupivano e ingannavano nei mesi passati certe dichiarazioni sul suo disinteresse per il Quirinale. Era disinteressato perché nella sua costituzione il capo del governo è tutto e il capo dello Stato un mero spettatore di ciò che il capo del governo ha deciso. Andrea Manzella ha scritto su ‟Repubblica”: ‟Da quattro anni si è predicato e praticato ogni giorno un bipolarismo feroce: nelle leggi, nelle nomine, nella informazione, nell´immagine esterna del Paese. Il clima di divisione nazionale si è cristallizzato nel disegno governativo”.
Chi conosceva il Berlusconi imprenditore non ha avuto in questi anni motivi di stupore, egli ha condotto la sua scalata politica esattamente come aveva condotto quella industriale, come uno che concepisce la concorrenza come conquista e distruzione dei concorrenti, come uno che mentre offre una tregua commerciale scatena la sua offensiva. E se ne compiace e gode che il suo seguito se ne compiaccia. Il carattere di cui egli va maggiormente fiero è la tenacia: i suoi collaboratori lo hanno sentito mille volte raccontare di come sia giunto al successo inseguendolo senza soste, senza mai mollare la presa. Una frase sacrale che circola nella sua corte è "Silvio ha una marcia in più". Quando decise di annullare la concorrenza televisiva della Rusconi e della Mondadori partì come una macchina movimento terra, le rase al suolo, le inghiottì come uno tsunami.
Allora come oggi i suoi avversari sono sempre fiduciosi nella sua clemenza e nel futuro. Ci sarà il referendum, la modificazione costituzionale sarà bocciata. Ma che dice Berlusconi? Ha già fatto sapere che il referendum verrà rinviato almeno di due anni che per lui è un tempo infinito per trovare i modi di renderlo innocuo se non di annullarlo. E sta già pensando, come gli è naturale, di sfruttarne il successo, di passare all´altra riforma che gli sta a cuore, quella giudiziaria.
Per ora ha fatto cambiare la Corte costituzionale, i giudici che la compongono sono sempre quindici ma quelli di nomina parlamentare salgono da cinque a sette, quattro sono scelti dal presidente della Repubblica, uno in meno di oggi, e gli ultimi quattro dai magistrati. I costituzionalisti dicono che si vuol creare un palese squilibrio a vantaggio degli interessi della maggioranza. E si pensa agli industriosi parlamentari forzisti leghisti, servizievoli formiche, indaffarati a cercare cavilli, tranelli, astuzie per accontentare il loro vorace padrone. Il quale preordina accuratamente le offensive e poi sta a vedere come soffia il vento.
Questa volta dovrebbe aver capito dalla risposta forte e univoca della stampa che questa pretesa di voler cambiare una carta costituzionale che dal 1946 è, si può dire, l´unica legge funzionante e popolare della Repubblica non è bene accetta. Se non fosse persona piuttosto priva del senso dello Stato, dei diritti e dei rapporti democratici dovrebbe ben sapere che la Costituzione è stata per più di mezzo secolo non soltanto un documento utopico e qua e là anche retorico che prometteva a tutti libertà e lavoro, ma uno scudo efficace che proteggeva una democrazia fragile, difendeva un´unione e una conquista di diritti democratici avvenuta nelle ore drammatiche della guerra di liberazione. E a vedere che per interessi personali un uomo di grandi ambizioni e grandi appetiti minaccia di mandarlo in pezzi, questo scudo, la delusione è grande, l´amarezza profonda.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …