Marco D’Eramo: Elezioni inglesi. Col porta a porta in East London

02 Maggio 2005
Ieri ho passato la giornata a fare porta a porta elettorale nell'est di Londra. Sei mesi fa in uno slum di Cleveland avevo accompagnato attiviste sindacali nere dell'Ohio a bussare agli usci di decrepite villette unifamiliari per la campagna del candidato democratico alle presidenziali Usa, John Kerry. Ora mi ritrovo a scarpinare dietro quattro attivisti del partito Respect che vanno su e giù per i piani di casermoni popolari nella campagna elettorale del Regno Unito. È stato Tariq Ali, direttore delle edizioni Versus della New Left Review (e collaboratore del manifesto) a parlarmi con simpatia della campagna di George Galloway a Bethnal Green. Anche David Goodhardt, uno degli intellettuali di punta del blairismo e direttore del mensile Prospects, mi ha suggerito - pur se con accenti diversi, e una netta punta di ostilità - di venire qui nell'area più popolare della capitale inglese.

”Flamboyant and mercurial”
C'è intanto il personaggio Galloway, che qui si definirebbe flamboyant e mercuriale, cioè vistoso e incazzereccio. Scozzese, bassino, tarchiato, baffuto, un po' calvo, cinquantunenne (ma ne dimostra di più) laburista fin dai 15 anni, deputato di Dundee, poi di Glasgow, è stato dal 1993 uno degli oppositori più drastici prima alle sanzioni, e poi alla guerra contro l'Iraq. Nel 2003 la stampa incluse il suo nome tra i beneficiari di pagamenti da parte di Saddam Hussein (in seguito Galloway dal Daily Telegraph ha ottenuto 210.000 euro di danni per queste accuse). Quell'ottobre fu espulso dal Labour party con una serie di accuse, tra cui quelle di aver incitato gli arabi a combattere contro soldati inglesi e aver incitato soldati inglesi a disubbidire agli ordini (Galloway aveva detto in tv che ‟Bush e Blair si comportano come lupi con l'Iraq”).
Ora Galloway è capolista del nuovo partito, che si è dato il nome di «Rispetto», e le sue maggiori speranze sono di sottrarre seggi al Labour nell'East London, cioè in un'area che ha più abitanti di molte regioni italiane, che si estende sterminata, in una successione di capannoni industriali, fiumiciattoli fetidi d'inquinamento, casermoni popolari, ininterrotte successioni di negozi di ricambi d'auto, auto usate, drogherie etniche, fast food indiani, pakistani, mediorientali. Un'area popolata da un'alta percentuale di islamici.

Vicenda variopinta
Ad aggiungere colore a una vicenda fin qui già assai variopinta, vi è la candidata laburista contro cui Galloway si batte. Oona King, 38 anni, figlia di madre ebrea e padre attivista nero statunitense (sposata a un italianissimo nome Tiberio Santomarco). Le allusioni di Galloway all'origine ebraica di King in una circoscrizione fortemente islamica sono quel che più infastidisce David Goodhardt: ‟Galloway sta imbarbarendo la lotta politica in Gran Bretagna, per la prima volta l'etnicità diventa un fattore elettorale, sta americanizzando la campagna”.
Va detto che avvicinarlo non è facile. Il suo addetto stampa, Ron, sembra più che altro adibito ad allontanare i giornalisti: dopo aver aspettato invano un'ora davanti alla stazione metro di Aldgate East, dove mi aveva dato appuntamento per passare la giornata di sabato sul pullman elettorale, quando lo chiamo al telefono mi dice di scaraventarmi altrove: ‟Se vuoi venire, corri a Hanbury street dove c'è un meeting, altrimenti aspetta che prima o poi il bus della campagna arriva”. Dopo una corsa affannosa arrivo a Hanbury mentre Galloway si allontana; chiedo a Ron che devo fare: ‟Non ho proprio tempo di parlarti”.
Il leader si allontana e rimango come un broccolo, in mezzo alla strada. Finché vedo apparire il mitico bus elettorale di Respect, tutto verde e rosso, col piano superiore scoperto come quelli turistici, con attivisti che soffiano nei fischietti e un altoparlante che tuona ‟cosa non è rispetto”: non è rispetto invadere l'Iraq, non è rispetto spendere 6 miliardi di sterline (9 miliardi di euro) per aggredire un popolo lontano; è invece rispetto finanziare le scuole perché l'educazione è un diritto e non un privilegio...
Salgo al volo sul pullman, dove una signora di mezz'età dai capelli grigi e occhi chiari mi accoglie quasi a male parole dicendo che Galloway non salirà comunque su quel bus: mi accorgo poi dai volantini distribuiti che lei è Lindsay German, candidata di Respect nella circoscrizione di West Ham.
L'aggressività, la diffidenza di questi militanti nel sentirsi perseguitati dai media, è la prima differenza che colpisce rispetto agli Stati uniti. Ed è davvero un'esperienza balzana il viaggio attraverso gli assi di scorrimento di East London, lungo Whitechapel Road, Mile End Road, Bow Road, High Street, fino al mall di Stratford.

Slogan a pugno chiuso
In un'aria afosa, sotto un cielo plumbeo che promette una pioggia che mai arriverà, i militanti di Respect gridano slogan a pugno chiuso dal secondo piano dell'imperiale. Dal basso, i passanti alzano lo sguardo come a vedere un circo che passa, con lo sguardo di vedere marziani appena usciti dal nido del cuculo. Il sentimento è però reciproco perché gli attivisti gridano slogan no global a signore infagottate nel burqa nero che aspettano il verde pedonale accanto a bionde discinte in minigonne estreme. Qualche raro passante risponde a pugno chiuso, scatenando applausi.
Arriviamo infine nel quartiere dove si farà il porta a porta. Mi accodo a quattro studenti, Il leader è Tom, laureato, oggi lavora al Sindacato studenti e si è politicizzato soprattutto dopo Seattle. La seconda in ordine di esperienza è Kate, che cammina a fatica con scarpine da danza, e che lavora al Socialist Worker Party e dice di sé ‟Sono una rivoluzionaria a tempo pieno”. Senza scarpette, ma iscritta a una scuola di danza professionale e aspirante coreografa è Clare, capelli biondi tagliati quasi a zero, che è stata a lungo militante verde, prima di traslocare politicamente perché ‟i verdi sono così noiosi!”.

La lista dei nomi
C'è poi Mahan, faccia da subcontinente indiano, che appena siamo un po' indietro agli altri mi stupisce parlandomi in perfetto accento romano: i genitori sono pakistani, lei vive a Ostia, ma studia a Londra e trova che qui ‟la sinistra extraparlamentare è così inglese!”.
Dotati di una mappa in cui le vie di nostra competenza sono evidenziate col marker, con la lista di nomi e cognomi dei presunti inquilini, ci avviamo per una traversa di Church Road a West Ham. Il gruppo si divide in due squadre. In circa tre ore di porta a porta resto prima con Tom e Mahan; andrò poi con Kate e Clare.
Il primo edificio è proprio scalcagnato. Noi cominciamo dal settimo piano, a scendere. Molti appartamenti sono vuoti, altrimenti aprono sempre signore nere. La prima obesa, quasi americana, la seconda in vestaglia da notte (è primo pomeriggio). Chissà dove sono finiti i mariti.
Infine una signora nera ci apre affabile, chiama suo marito, discutono, sono d'accordo che la guerra in Iraq non andava fatta, che non bisogna privatizzare, servono invece più fondi a scuole, ospedali, sussidi per l'alloggio. Lei chiede al marito se sa qualcosa di questo Galloway, se è un uomo per bene. Lui risponde di sì, ma non è sicuro.
Passiamo a edifici più bassi, il cui piano terra ha perfino due metri quadrati di giardinetto a ghiaia. Qui i residenti sono più agiati e per lo più indiani o pakistani: nel giro di un isolato vedi emergere una microgerarchia economico-razziale.

Il bramino vota Labour
In dothi (un telo avvolto intorno alle anche) e piedi nudi, un bramino (si vede dallo spaghetto legato all'altezza del gomito) ci dice gentile che comunque lui sta in Inghilterra da 30 anni e ha sempre votato Labour. Non è il solo, questa è terra laburista e non è chiaro come questi giovani attivisti possano scalfire antiche fedeltà. Un'altra signora indiana dice che ha già votato per posta (vedi box): per chi ha votato sono affari suoi (i ragazzi non fanno solo propaganda ma delineano un sondaggio).
Un bianco in maglietta sembra disposto a parlare, vede che la ragazze sono di Respect e dice ‟Non voglio avere niente a che fare con gli amici di Saddam”.
Un'anziana signora indiana non capisce l'inglese e allora una ragazza le traduce: ‟Non siamo sicure”. Un timbro rap assorda amplificato dall'edificio di fronte e affievolisce le frasi che vengono dall'interno delle case. Rispetto agli Stati uniti sono molto più numerose le persone che sembrano interessate, politicamente coscienti, che dicono ‟Leggerò, ci penserò sopra”.
Una signora anche lei del subcontinente indiano ci apre, ma dice di essere lì solo in visita, e che comunque aveva parlato con quelli di Respect in chiesa due giorni prima. Con un bel sorriso aggiunge: ‟Fate bene a battervi. È buono per la prossima generazione. Non bisogna lasciare che quelli come Michael Howard (leader dei conservatori) discriminino gli immigrati”. Sarà pure che in Gran Bretagna regna l'apatia politica, il disinteresse, il qualunquismo, ma qui nel cuore più popolare di Londra, quanto a coscienza politica, rispetto agli Stati uniti sembra di essere entrati nel club dei montagnardi: però proprio quest'antica militanza laburista rende difficile un successo di Galloway.

Il bramino vota Labour
In dothi (un telo avvolto intorno alle anche) e piedi nudi, un bramino (si vede dallo spaghetto legato all'altezza del gomito) ci dice gentile che comunque lui sta in Inghilterra da 30 anni e ha sempre votato Labour. Non è il solo, questa è terra laburista e non è chiaro come questi giovani attivisti possano scalfire antiche fedeltà. Un'altra signora indiana dice che ha già votato per posta (vedi box): per chi ha votato sono affari suoi (i ragazzi non fanno solo propaganda ma delineano un sondaggio).
Un bianco in maglietta sembra disposto a parlare, vede che la ragazze sono di Respect e dice ‟Non voglio avere niente a che fare con gli amici di Saddam”.
Un'anziana signora indiana non capisce l'inglese e allora una ragazza le traduce: ‟Non siamo sicure”. Un timbro rap assorda amplificato dall'edificio di fronte e affievolisce le frasi che vengono dall'interno delle case. Rispetto agli Stati uniti sono molto più numerose le persone che sembrano interessate, politicamente coscienti, che dicono ‟Leggerò, ci penserò sopra”.
Una signora anche lei del subcontinente indiano ci apre, ma dice di essere lì solo in visita, e che comunque aveva parlato con quelli di Respect in chiesa due giorni prima. Con un bel sorriso aggiunge: ‟Fate bene a battervi. È buono per la prossima generazione. Non bisogna lasciare che quelli come Michael Howard (leader dei conservatori) discriminino gli immigrati”. Sarà pure che in Gran Bretagna regna l'apatia politica, il disinteresse, il qualunquismo, ma qui nel cuore più popolare di Londra, quanto a coscienza politica, rispetto agli Stati uniti sembra di essere entrati nel club dei montagnardi: però proprio quest'antica militanza laburista rende difficile un successo di Galloway.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …