Lorenzo Cremonesi: Mamma, solo per lei vola il romanzo di Amos Oz

15 Ottobre 2003
«Mia madre si uccise nel 1952. Aveva trentanove anni, quando morì. Io dodici e mezzo». Ecco che, alla fine, Amos Oz prende di petto ciò che in tutti i suoi libri aveva sempre aspirato a narrare, con però il pudore, e forse la paura e l' insicurezza, di non arrivare mai sino in fondo. Già per esempio in Michael mio ci aveva provato, lo aveva scritto sui tavolacci della sala riunioni a kibbutz Hulda, quando era poco più che ventenne. Ma era ancora nel periodo del «ritorno alla terra», quando (per usare parole sue) stava lottando per avvicinarsi al sionismo laburista, muscolare, fisico, solare e ottimista, che improntava i Mussner, la famiglia di mamma Fania. Cercava invece di allontanarsi dal mondo intellettuale, tanto diasporico, fatto di libri, occhiali spessi, carnagione pallida, interminabili discussioni di politica, storia e filologia il sabato pomeriggio, cravatte e giacche grigie, dei Klausner, la famiglia di papà Arieh. E aveva usato la finzione, raccontando per voce della protagonista il fallimento di un matrimonio nella Gerusalemme a cavallo della nascita di Israele. Non c' è dubbio fosse quello dei suoi genitori, con questa donna sempre più disincantata, innamorata forse ancora del suo professore di filosofia al liceo di Rovno, nostalgica dell' yiddish, polacco, tedesco, e delle nebbie mitteleuropee. Insoddisfatta di questo marito bibliotecario all' università di Gerusalemme, frustrato nella sua massima aspirazione di entrare nel corpo accademico. Un «pakid», come gli israeliani chiamano i travet, gli impiegati, magari zelanti, magari attenti, coscienziosi e buoni di cuore (come era il caso di Arieh). Ma forse proprio per questo lontano dagli abissi dell' anima da artista russa di Fania, sempre irrequieta, anche se apparentemente arresa, melanconica, che trascorreva le giornate accovacciate sul divano a leggere e sognare, immaginare. Amos Oz era rimasto discreto, al fantasma del suicidio accennava di continuo, senza raccontarci come l' aveva risolto. La morte era presente nell' attenzione per le piccole cose, i dettagli dell' amore, le attese e le illusioni di chi mira troppo in alto. Nel suo più recente Lo stesso mare vi si avvicina ulteriormente. C' è la ricerca di un padre per il figlio svanito durante un trekking in Tibet, e con il quale vorrebbe parlare del suicidio della moglie, per lui, e madre, per il figlio. Ma nella Storia di amore e di tenebra non ci sono più barriere, sono spariti i tabù, le ritrosie. Amos Oz si racconta. Lo fa con la forza dello scrittore ormai maturo: ha passato la vita e cercare di fare i conti con quel trauma infantile, fatto di odio per la mamma che se ne va, così, senza neppure salutare, un giorno c' è e il giorno dopo non c' è più; fatto di senso di abbandono; di senso di colpa e di amore frustrato. E ci si mette così di impegno che il suo racconto diventa l' affresco letterario forse più completo degli anni formativi d' Israele. Curioso che un' autobiografia tanto intima possegga tanta coralità. Ci sono i miti del sionismo agricolo, la tensione tra mondo diasporico ashkenazita e sogno realizzato nella «terra dei padri». C' è il contrasto tra le brume russo-polacche e il sole sulle colline di Giudea. C' è la Gerusalemme mandataria. C' è il tragitto intellettuale di questo scrittore militante tra le file pacifiste, ma ben consapevole dell' importanza di essere forti. Ha visto con gli occhi sofferenti dei suoi genitori l' amore per l' Europa dei padri fondatori d' Israele. E il modo indegno, violento, terribile, con cui ne sono stati scacciati. «A Rovno in due giorni nel giugno 1941 furono sterminati dai nazisti oltre 20.000 ebrei. Più che tutti quelli morti in 100 anni di conflitto con gli arabi». Non vuole che si ripeta: «Laggiù, nel mondo tutti i muri erano tappezzati di scritte ingiuriose, ""giudeo vattene in Palestina"", così siamo venuti in Palestina. E adesso il mondo ci urla contro, ""giudeo vattene via dalla Palestina""».

Una storia di amore e di tenebra di Amos Oz

Amore e tenebra sono due delle forze che agiscono in questo libro, un'autobiografia in forma di romanzo, un'opera letteraria complessa che comprende le origini della famiglia di Oz, la storia della sua infanzia e giovinezza prima a Gerusalemme e poi nel kibbutz di Hulda, l'esistenza tragica dei suo…