Giorgio Bocca: Grandi manovre per la terza guerra

02 Settembre 2005
Gli strateghi dicono che la Terza guerra mondiale è già iniziata: certo sono già iniziate le grandi manovre, le grandi mobilitazioni che noi europei ricchi e pacifici fingiamo di non vedere.
Notizie che apprendiamo in modo disattento ci informano che due navi da guerra americane sono state attaccate con razzi dai militanti di Al Qaeda nel cuore del Medio Oriente, a Eilat e Aqaba, le città israeliane e giordane del mar Rosso. Le navi americane sono una potentissima portaerei di nome Kearsarge con centinaia di aerei e di missili a bordo di pronto impiego in Arabia, nell'Iraq e in tutta la cerniera fra Europa e Asia, e la nave anfibia Ashland per trasporto di truppe da sbarco e per attacchi di marines. Nel mar Rosso, cioè vicinissime ai luoghi dei più recenti attentati terroristici, vicino alle operazioni antiterroristiche lanciate dall'Arabia Saudita.
Non è introduzione alla guerra mondiale questa? Che ci fanno a Eilat e Aqaba le navi della Sesta flotta americana se non prepararsi a una guerra?
Nell'Estremo Oriente sono in corso le manovre militari russo-cinesi. Fino ai tempi di Stalin si pensava che i due colossi si fronteggiassero sospettosi e ostili per il dominio asiatico. I russi per contenere l'invasione dei contadini cinesi della Siberia. E oggi, fra la stupefazione e la paura, apprendiamo che le manovre dei due grandi paesi mirano a respingere un eventuale attacco da parte del blocco americano-giapponese sorretto dalle nazioni bianche della Oceania.
È un disegno strategico demenziale? Un'alleanza russo-cinese è assurda? Sì, ma nella fase attuale di previsioni o di mobilitazioni apocalittiche nulla può essere escluso. Non certo il dichiarato disegno militare americano di spostare eserciti, mezzi e alleanze a est, nell'Iraq, nell'Afghanistan, nelle ex Repubbliche sovietiche e nella ricerca di appoggio dell'India.
Sono elucubrazioni di fantapolitica? Eppure gran parte dei militari russi e dei nostalgici del potere sovietico considera l'Occidente filoamericano come un avversario da ricacciare dalle terre dell'impero russo e l'improvvisa ostilità dell'Uzbekistan alla presenza di basi americane è un segno di mobilitazione ostile crescente.
La corsa agli armamenti dei colossi mondiali, America, Russia, Cina, India, è un dato di fatto, il riarmo del Giappone, la sua uscita dalla neutralità del terrore atomico, è un fatto ufficiale e allora ci si può chiedere: si è mai visto che una generale preparazione a una nuova grande guerra si concluda con una pace generale? Si è mai visto che una superpotenza come quella americana governata da una destra che mira ostentatamente al mantenimento della superiorità militare non cerchi in qualche modo il confronto?
Nei giorni scorsi si è svolto a Colonia il super-raduno della gioventù cattolica presieduto da un papa antirazzista, pacifista predicatore della non violenza. Sembrerebbe dunque ingiusto e blasfemo vedere anche in questa manifestazione evangelica una mobilitazione di guerra. Ma non è da escludere che sia una mobilitazione di prevenzione e di resistenza ai venti di guerra che tornano a soffiare nei cinque continenti.
La Repubblica democratica russa spende in armi ultramoderne gran parte del denaro che ricava dalle esportazioni di materie prime energetiche, i cinesi tengono sotto le armi milioni di soldati, schierano i loro arsenali nell'Asia centrale e ai confini con l'India, il terrorismo islamico ha già dichiarato la sua guerra agli infedeli e agli arabi moderati e traditori.
Noi siamo pacifisti neutrali e patetici nella nostra speranza di sfuggire a guerre e a terrore continuando a esporre la fragilissima ricchezza di milioni di auto sulle strade delle vacanze.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …