Michele Serra: Inter, la squadra globalizzata

25 Novembre 2005
Da Cossutta fino a La Russa, gli interisti celebri incassano senza problemi il quattro a zero conquistato dalla legione straniera scesa in campo contro i malcapitati slovacchi: undici undicesimi di pura importazione, per giunta tutti extracomunitari (l´unico europeo era il serbo Stankovic). Per dire la verità, un filo d´ansia sarebbe legittimo, per esempio pensando alla nota questione dei vivai sempre meno al centro dei progetti dei grandi club e della vocazione babelica dell´Inter morattiana, suggestivo accrocco di gente di passaggio dai quattro angoli del mondo, ancora alla ricerca di un suo nocciolo duro che la logica suggerirebbe di formare attorno a tre o quattro giocatori residenti e stanziali. Che – per dirne solo una – non debbano partire ogni tre giorni per raggiungere le loro Nazionali sperse al di là dei sette mari. Gente che se la cerchi la trovi a casa e non all´aeroporto, insomma.
Ma ci ha pensato la Padania a levarci ogni dubbio, bollando di vergogna questa svendita dei colori meneghini allo straniero lavativo e invasore. D´un colpo, il cosmopolitismo dell´Inter ci è parsa una scelta preziosa, una di quelle sciccherie delle quali menare vanto di fronte al ringhio xenofobo, alla piccineria di contado. L´Inter di questo ultimo suo scorcio di storia, dopotutto, ha un suo imprevisto, goffo ma generoso destino progressista, non importa se casuale, con i cugini rossoneri posseduti dal capo della destra, con i Moratti (dopo i Crespi) a incarnare il mito della borghesia milanese ricca e spericolatamente aperta al sociale, i dibattiti alla Comuna Baires, Emergency, la first-lady ecologista che si candida alle primarie e ci andrà in bicicletta, e la tribuna vip affollata di un sacco di attori, giornalisti e intellettuali tutti di sinistra, tranne il Bonolis che però sta litigando con Mediaset per conquistarsi i galloni sul campo…
E insomma, forse tocca chinare la testa di fronte a questo destino globalizzato, chissà che non diventi un Modello, l´Internazionale FC, di squadra delocalizzata, cittadini del mondo con la stessa maglia, uno Sporting Babele che gliela faccia vedere, ai reazionari, come si sta in campo…
Piuttosto, meraviglia che la sola vera "vergogna" manifesta al Mezza, e per la quarta volta, non sia al centro del dibattito. La vergogna di uno stadio chiuso ai milanesi, svuotato come un´arancia spremuta, per colpa di una piccola cosca di mascalzoni che, a freddo, decisero lo scorso anno di tirare razzi in campo, far sospendere la partita con il Milan e attirare sull´Inter una sicura squalifica. Non risulta che questi guappi di curva, che hanno causato un danno di milioni di euro all´Inter, e un danno morale irrisarcibile al pubblico milanese, abbiano pagato se non in forma irrisoria. L´azione violenta, e fraudolenta, è passata agli archivi con un "amen" davvero troppo elegante da parte di Moratti: segno che la prepotenza, la mafiosità ricattatoria di molti pezzi di curva, viene di fatto premiata, e una città intera può essere gabbata e umiliata. Non gli undici stranieri, dunque, ma il gruppetto di italiani che hanno fatto chiudere San Siro sono lo scandalo del quale meriterebbe parlare.

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …