Gian Antonio Stella: E Calderoli tuonò da macho

16 Gennaio 2006
Che il tema in Italia sia spinoso è vero. Tanto da aver acceso polemiche aspre non solo nella destra contro la sinistra, a parte le scelte personali di Alessandro Cecchi Paone o Marco Taradash, ma dentro la stessa sinistra, dove l’attenzione (anche elettorale) al mondo cattolico è forte fin dai tempi in cui Enrico Berlinguer additava alle giovani pioniere comuniste l’esempio di Maria Goretti. E dove l’attacco dell’‟Osservatore Romano” alle ‟scorciatoie delle provocazioni e delle manifestazioni di piazza” indette a sostegno della coppia omosessuale che ‟non ha rilievo sociale” e ‟non crea famiglia” fa sanguinare il cuore di una larga parte di cristiani che, per quanto schierati contro la destra, proprio non riescono a digerire certe battaglie di laicità che vivono come forzature laiciste. Per non dire di certe immagini, come le foto del giovanotto seminudo col velo da sposina. Sfoghi di allegria sguaiata che il mondo gay più ‟politico” vive scuotendo la testa come la scuotono i pacifisti veri quando si ritrovano in corteo tre fanatici che urlano slogan dementi. Ma destinati fatalmente a essere sbattute in prima pagina. Insomma: i patti civili tra omosessuali sono una cosa troppo seria per lasciarla in mano a certi omosessuali. Anche la scelta di opporsi al ‟relativismo etico”, però, è una cosa troppo seria perché se ne occupino certi politici. C’è modo e modo anche di essere di destra, conservatori e perfino guardiani della pubblica morale. Ed è sbalorditivo che un ministro dica ciò che ha detto ieri il responsabile delle Riforme: ‟Pacs e porcherie varie hanno come base l’arido sesso e queste assurde pretese di privilegi da parte dei culattoni, per dirla alla Tremaglia, sono fuori luogo e nauseanti”. La citazione del ministro per gli Italiani all’Estero, che un anno e mezzo fa firmò una strabiliante dichiarazione (‟Povera Europa: i culattoni sono in maggioranza”) in difesa di Rocco Buttiglione, è in realtà solo un giochino retorico. Il responsabile delle Riforme, infatti, quelle parole le aveva già usate. Dicendo, ad esempio, che ‟la civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni...”. Oppure: ‟Qua rischiamo di diventare un popolo di ricchioni”. Quanto basta perché Franco Grillini possa riderne: ‟Ce l’ha sempre in bocca. Si vede che sono parole che gli piacciono proprio. A questo punto direi: gatta ci cova. Basta aver letto due libri di psicologia per sapere che l’ossessione in materia sessuale sta a significare problemi non risolti”. Pilota di rally a riposo, l’odonto- statista bergamasco mostra in effetti di essere piuttosto spericolato. Sugli stessi temi, infatti, si era già avventurato mesi fa con tale foga da finire tra i protagonisti di una intervista sul nostro ‟Magazine” di Claudio Sabelli Fioretti nella quale il presidente onorario di Arcigay gigioneggiava sui cripto-gay in Parlamento. Chiacchierata seguita da un’intervista alla moglie oggi separata, Sabina Negri. La quale non solo non si scandalizzò alla domanda ma si sbilanciò fin sull’abisso: ‟No, Roberto non è gay. Ma freudianamente, nell’inconscio ci sta dentro tutto”. Dopo di che aveva aggiunto: ‟Io penso che lui scherzi con queste cose qui, che esageri un po’, che dipinga le cose con colori più forti del dovuto”. Eppure, spiegò, non era omofobo: ‟Alle nostre cene del sabato sera quando non era ancora ministro c’erano gli amici gay, ci si divertiva...”. Per carità, non è l’unico, a destra, ad abbinare omosessuali e ‟rossi” come faceva Malaparte contro la ‟pederastia marxista”. Francesco Storace attaccò alla Camera il verde Mauro Paissan dicendo: ‟Quella checca mi ha graffiato con le sue unghie laccate di rosso, io non l’ho toccato: sfido chiunque a trovare le sue impronte sul mio culo”. Forza Nuova, oggi corteggiata dal Polo, ha sfilato con striscioni che dicevano ‟Finocchi? Sì, grazie: col pinzimonio”. Maurizio Gasparri attaccò Elio Di Rupo, il leader dei socialisti belgi gay dichiarato ma da sempre contro la pedofilia, dicendo: ‟Non piacere ai pedofili non ci dispiace più di tanto”. E il deputato siciliano Luigi Caruso liquidò il suo avversario elettorale così: ‟E’arruso. Insomma: gay”. ‟Dichiarato?”. ‟Noo. Però lo sanno tutti”. ‟E lei lo dice così?” ‟Noooo. Alludo”. E il bello è che il comunista Maksim Gor’kij lanciava la stessa accusa a rovescio: ‟Nei Paesi fascisti, l’omosessualità, rovina dei giovani, fiorisce inpunemente; nel Paese dove il proletariato ha audacemente conquistato il potere, l’omosessualità è stata dichiarata crimine sociale e severamente punita. Eliminate gli omosessuali e il fascismo scomparirà”. Non sarebbe il caso, nel 2006, di smetterla?

Gian Antonio Stella

Gian Antonio Stella è inviato ed editorialista del “Corriere della Sera”. Tra i suoi libri Schei, L’Orda, Negri, froci, giudei & co. e i romanzi Il Maestro magro, La bambina, …