Enrico Franceschini: Londra, un sì esplicito o niente sesso

14 Marzo 2006
L’immagine ritrae in primissimo piano un uomo e una donna nell’attimo in cui le loro labbra stanno per congiungersi in un bacio che sembra appassionato. La didascalia, in minuscoli caratteri, però ammonisce: ‟Questo non è un invito a stuprarmi”.
Incollato sulle pareti delle toilette dei bar e delle discoteche, oppure riprodotto sulle pagine patinate di riviste per soli uomini, è il poster che lancia stamani nel Regno Unito una nuova campagna di massa contro le violenze sessuali. Il governo di Tony Blair ha stanziato 400 mila sterline, circa 600 mila euro, per tappezzare il paese con gigantografie come questa, a base di immagini provocanti, brevi frasi ad effetto e messaggi particolarmente crudi. Il senso dell’iniziativa è che, se non vogliono finire in prigione accusati di stupro, i maschi britannici devono attendere un ‟via libera” esplicito ed inequivocabile dalle loro possibili partner, prima di andare avanti con il corteggiamento. ‟L’obiettivo è spiegare che il consenso femminile a un rapporto sessuale è attivo, non passivo”, afferma il vice-ministro degli Interni Fiona Mactaggart, promotrice dell’iniziativa. ‟In altre parole, finché le donne non dicono chiaramente di sì, gli uomini devono presupporre un rifiuto, e se invece proseguono, facendo finta di niente, devono preoccuparsi delle conseguenze legali di un simile comportamento”.
Si tratta, in sostanza, di un irrigidimento della legge sulle violenze sessuali, per fare rientrare sotto questa categoria anche quei rapporti in cui un rapporto non viene portato a termine dall’uomo con la forza bruta o con una violenza estrema, ma comunque con un’insistenza che va contro la volontà della donna.
Il silenzio, la resistenza passiva, non possono più essere scambiati per una semplice manifestazione di timidezza, o addirittura per un invito a prendere l’iniziativa: ma come un no a tutti gli effetti. E un rapporto sessuale di questo tipo viene legalmente equiparato alla violenza carnale.
L’odierna campagna pubblicitaria è una conseguenza della riforma della legge, varata lo scorso anno dalla camera dei Comuni. A sua volta, la legge era una risposta alle statistiche secondo cui, se da un lato i casi di stupro appaiono in diminuzione in Gran Bretagna, dall’altra si è registrato anche un calo delle condanne giudiziarie: nel 2004 soltanto il 5,8 per cento dei processi per stupro si sono conclusi con un verdetto di colpevolezza. Un altro dato che ha sospinto il governo ad agire è un rapporto di Amnesty International secondo cui un terzo della popolazione britannica è convinto che la responsabilità di uno stupro vada addossata a una donna, se essa ha avuto un atteggiamento ‟malizioso” nei confronti dell’uomo, ovvero se ha ‟flirtato apertamente”. Il 25 per cento degli interpellati ritiene la donna responsabile anche se indossa ‟abiti provocanti o che rivelano parti intime”, e se è in stato di ubriachezza. Su quest’ultimo punto il dibattito legale è complesso: se una donna ha ecceduto nel bere e apparentemente ha acconsentito a un rapporto sessuale, ma passato l’effetto della sbronza si rende conto di quanto è accaduto, secondo gli esperti governativi dovrebbe poter denunciare ugualmente l’uomo per stupro. La legge sulla violenza sessuale verrà probabilmente modificata nei prossimi mesi per prevedere più chiaramente una simile ipotesi.
‟Lo scopo della campagna è duplice”, ammette il viceministro Mactaggart. ‟Da un lato vogliamo prevenire violenze contro le donne. Dall’altro speriamo di cambiare l’atteggiamento della popolazione, anche di chi non commetterrebbe mai uno stupro, ma che è più incline a rovesciarne la responsabilità sulle donne.
D’ora in avanti la gente deve sapere che, se una donna non dice esplicitamente sì, bisogna pensare che sta dicendo di no”.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …