Gian Antonio Stella: L'ambrosia del Cavaliere

07 Aprile 2006
Più immortalità per tutti. Afflosciato l'effetto Ici con la battuta sui ‟coglioni” di sinistra, Berlusconi ha preso ieri un nuovo impegno col popolo: chi vota Silvio campa cent'anni. Ha dichiarato infatti, testuale: ‟Ho l'orgoglio di dire che il mio governo ha incrementato l'aspettativa di vita degli italiani da 78 a 80 anni, e per le donne da 81 a 83 anni”. Ma è solo il primo passo verso il traguardo: spegnere tutti 100 candeline. E grazie alle novità che sta ‟introducendo nel campo della ricerca e terapia oncologica”, è ottimista: ‟Abbiamo più probabilità di prima d'arrivare a cento anni”.
I soliti criticoni, si sa, diranno che l'età media di morte s'è innalzata in tutto il mondo, da São Tomé a Ulaanbaatar, da Antananarivo a Saigon. Altri ricorderanno che, se questo è il metro, furono più bravi un secolo fa Crispi e Sonnino sotto i cui governi l'aspettativa di vita, sulla quale pesava una mortalità infantile spaventosa, passò in un decennio dai 14 anni e mezzo a 25.
Altri ancora rideranno recuperando un dispaccio del Duce ai giornali del 16 agosto 1938: ‟Dare con rilievo e commentare il comunicato sull'aumento di statura in Italia, dimostrando come detto aumento sia il risultato di sedici anni di politica razziale, manifestatasi attraverso le provvidenze per la maternità e l'infanzia, l'incremento dato dal Fascismo alla vita sportiva e alla ginnastica, le colonie marine e montane, il miglioramento della nutrizione...”. Per non dire di Mino Martinazzoli, al quale tornerà in mente la spettacolare lastra di marmo orgogliosamente incementata sulla parete di un piccolo municipio della Bassa bresciana: ‟Addì 21 luglio 1969, essendo sindaco il ragionier Tizio Caio, l'Uomo sbarcò sulla Luna. I concittadini memori posero”.
La scelta del Cavaliere (nella scia anche della battuta sul Fassino ‟testimonial di una ditta di pompe funebri”) di sottolineare i brillanti progressi degli ottuagenari italiani nonostante, immaginiamo, la pesantissima situazione mortuaria avuta in eredità dalla sinistra, è tuttavia un'interessante innovazione propagandistica. Dopo avere promesso ‟il raddoppio dell'Autosole” più ‟il ponte sullo Stretto” più ‟la rivoluzione copernicana della macchina statale” più la ‟privatizzazione di tutto il possibile a partire dall'Enel e dall'Eni” più la ‟trasformazione del Mezzogiorno in un gioiello turistico mondiale” più ‟una casa al 19% di italiani che non ce l'ha” più una ‟carta oro per gli anziani così che entrino gratis negli stadi, nei cinema, nei teatri, sui treni e smettano di pagare il canone tv” più la ‟riforma del calcio di rigore” più un po' di calciatori in prestito al Messina più le 800 mila protesi dello spettacolare ‟progetto dentiere”, il premier apre dunque nuovi scenari. Alla faccia di Mastella e Casini, Fini e De Mita: quando mai l'avevan proposta, loro, l'immortalità?
I punti di riferimento sono molteplici. Ben prima di Lucia Servadio, la nonna volante che nel 1998 (piena era ulivista!) si lanciò a 105 anni in deltaplano con un istruttore dagli alpeggi sopra La Magdeleine per vedere il Cervino dall'alto, la mitologia era già piene di figure leggendarie. Come Glauco, il figlio di Poseidone che pare dovesse la sua immortalità a un'erba magica. O Demofoonte, il figlio di Metanira e di Celeo che Demetra decise di rendere immortale cospargendo il piccolo ogni sera di ambrosia, le cui fonti sembra fossero nel Giardino delle Esperidi. O ancora gli Otto Immortali del pantheon taoista. Come Zhang Guolao, un eremita delle montagne dello Shanxi che sapeva rendersi invisibile o bere senza danni coppe dei veleni più omicidi e girava non col jet privato ma con una mula bianca che era in grado di percorrere in un giorno centinaia di leghe e che lui ogni sera ‟appiattiva come un foglio di carta” e ripiegava per riporla nella borsa.
Certo è che, se il Cavaliere dovesse rivincere le elezioni, il ministero della Salute è a questo punto già prenotato. Per Umberto Scapagnini, che oltre ad essere ‟'u sinnucu” di Catania, è il medico privato e il custode dei segreti della giovanilità del Cavaliere, che ad Aldo Cazzullo descrisse così: ‟Geneticamente è eccezionale. Un profilo neuroendocrino eccellente. Un cervello veramente straordinario. È un tipo previsivo, dall'intelligenza fuori dalla norma, che gli consente di prevedere come andranno le cose. Ha una costanza, una capacità di concentrazione e di lavoro incredibili. Non molla mai. E sa controllare lo stress. Sa dormire. Gli bastano 3, 4 ore a notte, più mezz'ora strategica al pomeriggio, che gli consente di recuperare il 40% delle energie”. Insomma: ‟È come se avesse 12 anni di meno”. Diagnosi che Berlusconi, violentando la naturale modestia, un giorno raddoppiò: ‟Mi assicura che sono 25 anni più giovane della mia età reale. Ve lo consiglio, non costa neppure tanto perché ha uno spirito missionario e dà via certe pillole che sono magiche”.
Per questo aveva già cercato di arruolarlo al governo nell'ottobre 2004, al posto di Sirchia: ‟Ho rifiutato. Se avessi voluto fare il ministro l'avrei fatto subito, nel 2001”. Berlusconi lo adora. Tanto più da quando, discettando di certe magiche virtù del palosanto, una pianta ‟ricca di antiossidanti e stimolanti per la dopamina cerebrale” di cui si nutrono gli ecuadoregni di Ocobamba, rivelò a Claudio Sabelli Fioretti: ‟A quanti anni arriva il Cavaliere? I cento li supera di sicuro”. Di più: ‟Se c'è uno predisposto per l'immortalità, sotto il profilo immunologico, quello è Berlusconi”.
Lui davanti a trainare, tutti noi dietro. Certi di riconoscere in lui l'amata sagoma di He Xiangu, altra mitica figura cinese così sobria da nutrirsi solo dei raggi della luna, che si riflettevano dorati sulla sua testa, ove spiccavano esattamente sei capelli.

Gian Antonio Stella

Gian Antonio Stella è inviato ed editorialista del “Corriere della Sera”. Tra i suoi libri Schei, L’Orda, Negri, froci, giudei & co. e i romanzi Il Maestro magro, La bambina, …