Erri De Luca: Una lettera aperta ai parenti delle vittime del terrorismo

12 Giugno 2006
Ai Parenti Delle Vittime: mi rivolgo a voi, scritti in maiuscolo, per rimarcare la differenza da un mio punto di vista minuscolo e minore.
Gli assassini dei vostri congiunti hanno pagato e pagano il debito penale stabilito dalle leggi speciali di quel tempo.
Gli assassini dei vostri congiunti non hanno negato quasi niente. Quale delle due affermazione è falsa? Nessuna, sono tutte e due vere. Com'è possibile? Voi lo sapete bene, lo scrivo per quelli che si affacciano di tanto in tanto su di voi chiedendo al vostro dolore un pensiero politico.
Ci sono ancora in prigione delle persone condannate per quei delitti politici, così come ci sono persone che uccisero e uscirono subito. Per esempio Savasta e Viscardi, autori materiali di decine di omicidi, collaborarono con la magistratura ed ebbero il diritto di vedere in prigione i responsabili. Altri parenti di innocenti falciati da stragi impunite non hanno avuto neanche il diritto di conoscere il nome degli assassini.
Questi Parenti Delle Vittime non erano e non sono stati uguali agli altri. Un calcolo di opportunità da parte dello stato metteva in circolazione i colpevoli, liberi e incontrabili faccia a faccia per strada. I parenti del giornalista Tobagi potevano incontrare quasi subito per le vie di Milano il reo confesso dell'omicidio.
L'offesa che è stata fatta alla maggioranza di voi è quella di non avere fatto scontare pena agli assassini dei vostri congiunti. La loro messa in libertà, pronta e sfacciata, resta il torto indelebile commesso contro il vostro diritto di parte civile. Per supplemento di offesa questi assassini uscirono con la nobile qualifica di pentiti, perciò redenti e assolti al volo.
Il vostro dolore è stato lì calpestato. La maggior parte di voi ha subito oltraggio dalla ragione di stato. Poi vi è stato assegnato per legge un risarcimento, poi non è stato pagato, ma questo è un danno accessorio rispetto al torto principale.
Vi chiedo di non considerare un'offesa al vostro dolore il fatto che un condannato, espiata la pena inflitta, sia riammesso alla vita civile. Non è un torto a voi, anzi è il segno migliore di una giustizia che ha fatto il suo corso. Quella persona riappartiene alla società. È triste l'accanimento terapeutico di questi giorni, fatto a nome vostro.
Vi chiedo il sacrificio di ignorare le persone che dopo avervi colpito, hanno pagato il debito. Vi chiedo il no comment a chi bussa al vostro dolore per indirizzarlo dalla parte sbagliata. Vi chiedo invece di continuare a chiedere conto del diritto calpestato allora e mai risarcito, da parte di uno stato che mise a piede libero gli assassini dei vostri cari, uccisi nell'odio politico dagli anni '70 e '80 del secolo scorso. Quella stessa ragione di stato ha messo in libertà anche i peggiori assassini di mafia.
Avete il pieno diritto di prendervela con me e con quelli come me che hanno attraversato da militanti attivi i lunghi anni dell'odio politico senza avere pagato conseguenze penali. Ero e resto corrensponsabile del vostro dolore.
Vi chiedo di tenere fuori dal vostro risentimento gli unici tra noi che hanno onorato ed estinto il debito con la giustizia. Fanno eccezione, in un paese di evasori cronici.
Ve lo chiedo senza diritto di chiedere, ma per appello al vostro sentimento di giustizia.

Erri De Luca

Erri De Luca è nato a Napoli nel 1950. Ha pubblicato con Feltrinelli: Non ora, non qui (1989), Una nuvola come tappeto (1991), Aceto, arcobaleno (1992), In alto a sinistra (1994), Alzaia (1997, …