Giorgio Bocca: Referendum costituzionale. Riforme e populismo

19 Giugno 2006
‟Non ho difficoltà a dire che andrò a votare per il referendum e voterò No, convinto come sono della validità dell’equilibrio e dell’impianto costituzionale di fondo della nostra Costituzione”. La dichiarazione dell’ex presidente della Repubblica ha i caratteri della chiarezza e della prevedibilità. Che altro doveva dire l’uomo che come capo dello Stato non ha perso occasione per riconfermare la validità della Carta costituzionale, lo ‟scudo della nostra democrazia” come diceva Calamandrei? Ciampi è uno dei pochi personaggi politici che conservino un’impronta risorgimentale, una concezione non discutibile della politica a sostegno del bene pubblico. Uno dei pochi per i quali amor di patria, unità della nazione, giustizia e libertà non sono contrattabili con il globalismo cinico e con l’affarismo trionfante. Non a caso Ciampi è l’esatto contrario del populismo sovversivo alla Bossi, che è l’esempio dell’Italia che ripudia il Risorgimento. Bossi e i suoi scudieri come Roberto Calderoli, il quale inizia il suo intervento critico affermando che Ciampi non è democraticamente attendibile perché è un senatore a vita, privo cioè di mandato popolare. è curioso come questi teorici della Lega passino rapidamente dalla protesta violenta e illegale al sacro richiamo del mandato popolare. Ora possono dire pubblicamente che i giudici di questo Stato sono degli assassini, dei briganti e ora che le sue elezioni sono indiscutibili; ora che la bandiera italiana può essere usata come carta igienica e ora che se uno non è un onorevole deputato non conta niente, neppure se è stato presidente della Repubblica. Sono questi personaggi coloriti e irresponsabili che alimentano il grande dialogo fra sordi e fra vociferanti. ‟Oggi - dice ancora Calderoli - Ciampi sfrutta la notorietà e la benevolenza nei suoi confronti, nate quando ancora si pensava che fosse il presidente di tutti, per sostenere il No al referendum”. Se abbiamo capito bene, l’odontoiatra leghista rimprovera Ciampi di dire no a una riforma che modifica trentacinque articoli della Costituzione, mette in pericolo l’unità nazionale, aumenta la pubblica spesa, concede poteri eccessivi al capo del governo e limita quelli del capo dello Stato. E hanno un bel dire i sostenitori del Sì che la paura per questa riforma è eccessiva, che la Costituzione va modificata, che in sostanza l’opposizione di oggi ha proposto quando era maggioranza una riforma buona per tutti, ma chi ha sopportato per quattro interminabili anni il sistematico attacco berlusconiano allo Stato di diritto, il sistematico ricorso a leggi ad personam, il pesantissimo uso dei media per fare scendere sul Paese il sonno della ragione, ora che ha il mezzo referendario per mettere fine a questa corsa al potere autoritario ha il dovere di usarlo. La Costituzione va riformata? È stato proprio Ciampi a incoraggiare la revisione costituzionale, ma la Casa delle libertà ha respinto il suo tentativo, ha sostenuto di aver già fatto sue gran parte delle proposte della sinistra. A questo punto non restava che votare. E se Ciampi dice che voterà No, vuol dire che vota No a un ‟brutto pasticcio”, come lo ha definito Fassino.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …