Mister Coe, il disincanto della nuova Inghilterra

06 Luglio 2006
Gavoi. Ama i circoli chiusi, Mister Coe, che per rispondere alle domande dei giornalisti li vuole tutti intorno. Arriva a Gavoi da Londra nel primo pomeriggio e soltanto il suo aplomb anglossassone gli impedisce di mostrarsi come in realtà si sente. Stanco, stanchissimo. E ancora fuori luogo in una realtà così lontana dalla sua. L'aggancio, con il qui e l'ora, glielo dà il calcio. Stasera l'Inghilterra dovrà battere il Portogallo o uscirà dai Mondiali. Il resto è letteratura, e non è poco: i suoi libri, pubblicati in Italia da Feltrinelli (l'ultimo, Circolo chiuso, chiude la saga avviata con La banda dei brocchi) fanno di lui uno degli autori inglesi più apprezzati e impegnati, un cantore disincantato e severo delle contraddizioni di una Inghilterra che non somiglia affatto agli stereotipi così cari a chi vive oltre Manica.
Alto, elegante, occhi azzurri, capelli sale e pepe, è lui la star della prima giornata del Festival
di Gavoi, che ieri ha preso il via con tredici incontri. Tra i più attesi, a mezzogiorno, quello che ha visto protagonisti lo zoologo Luigi Boitani e l'economista anglo indiano Anyl Markandya, stimolati da Paolo Cornaglia Ferraris a discutere di ambiente e di sviluppo sostenibile e sopportabile. La sera, prima della partita dell'Italia, che ha cancellato (ma solo in apparenza) ogni tracciato culturale e cerebrale per 90 minuti, è stato Vincenzo Cerami a rispondere alle dieci domande di Massimo D'Onofri per "Povera patria". Poi a tarda sera Allan Guthrie. Uno scozzese, assai meno noto di Coe ma come lui lontano dagli stereotipi del Regno Unito ricco di pompe e di circostanze, che racconta nei suoi noir truculenti una Edimburgo misera e segnata dai crimini.
Quanto a Coe, che oggi alle 22 incontrerà il pubblico a Sant'Antiocru, già ieri si è dovuto prestare al tour de force delle interviste. Ma tant'è, Feltrinelli ha pubblicato finora una decina dei suoi romanzi (dalla Casa del sonno a L'amore non guasta, Donna per caso e La famiglia Winshaw) e così deve sobbarcarsi suo malgrado il peso del successo. Che per lui, spiega, rappresenta un buon rapporto con i suoi lettori.
Quanto a quello come uomo, tiene ad aggiungere, a 45 anni significa ‟essere un buon padre, un buon marito, un buon amico”.
Non sorride spesso, Coe, che suona il pianoforte ‟ma non come Bill Evans”, e scrive ‟ma non come Proust”. Non sorride ma precisa che non è troppo pessimista per il futuro: ‟Lo devo alle mie due bambine, non posso permettermelo”. Certo, la tentazione è forte. Così come è forte, fortissima, la sua vocazione a una scrittura d'impegno. La esercita sempre troppo poco, si rammarica, meno di quanto dovrebbe, meno di quanto il mondo nel quale vive meriti. Un mondo che non gli piace, un mondo, che non è solo Inghilterra, dove trionfano logiche di mercato inaccettabili, dove prima o poi avverrà qualcosa di terribile, se non si metterà un argine al terrorismo, alle ingiustizie, al saccheggio ambientale.
Per l'Inghilterra, c'è poco di che stare allegri. Non gli piaceva Margareth Thatcher, che ha fatto danni per miliardi, non gli piaceva John Major, talmente grigio da non suscitare grandi critiche, non gli piace Tony Blair. Che fu così abile, nel '97, a cogliere lo spirito del tempo e ad innalzare Lady D a icona popolare, e che oggi dopo una decina di anni, ha rovesciato gli schemi destra-sinistra, applicando un liberismo insostenibile ‟Oggi a sinistra sono i conservatori”.
I suoi modelli di scrittore, racconta, sono Dickens, Fielding, Joyce, Musil, Proust, Cervantes, e in Italia Calvino. Ammette di non conoscere gli autori italiani di oggi, ‟colpa delle mancate traduzioni, siete penalizzati”, ma sa chi è Ammaniti perchè ha visto il fllm di Salvatores lo non ho paura, lui che adora il cinema italiano e su tutti Fellini, Antonioni, Pasolini. Ken Loach e il suo cinema impegnato? ‟Tutti in Italia cercano di dire che siano simili, ma non è vero. Lo ammiro molto, naturalmente, ma lui racconta una classe operaia, io la middle class. Quella alla quale Blair tutto sommato va bene perchè le garantisce i suoi privilegi”.
Metodico negli orari (siede alla scrivania dalle 7 del mattino alle 5 del pomeriggio), lo scrittore di Birmingham è indisciplinato nella sostanza. ‟A volte sto ore a guardare nel vuoto senza riuscire a scrivere una riga. Flaubert, del resto, diceva che una frase è già una conquista”. Poi, però, per fortuna dei suoi lettori, sono i suoi personaggi a continuare da soli, e a chiudere il cerchio.

Jonathan Coe

Jonathan Coe è nato a Birmingham nel 1961, si è laureato a Cambridge e a Warwick, vive a Londra. Ha scritto tre biografie (di Humphrey Bogart, James Stewart e B.S. …