Giorgio Bocca: Quel gesto di Pessotto rimasto senza perché

20 Luglio 2006
La confusione, il demenziale, il contradditorio sono di casa nella comunicazione in generale, ma dominanti nella stampa sportiva.
Il culto da essa tributato al mancato suicida Gianluca Pessotto giocatore della Juventus è un classico dell'irrazionale. Il Pessotto è un depresso che non può più sopportare la vita e come tutti gli aspiranti al suicidio cerca di celebrare e glorificare il suo tragico gesto.
Non si getta da un ponte anonimo e neppure si inginocchia su un binario con treno in arrivo, ma si butta dal tetto della direzione della Juventus Football Club. Perché proprio dalla sede della sua squadra e dal luogo del suo lavoro? Ragioni sue poco apprezzabili, immagino, dai suoi datori di lavoro. Nessuno accenna al possibile significato del gesto.
Era una estrema protesta contro i corrotti che per anni hanno diretto la società? Un modo per accusare quella organizzazione sportiva che faceva la recita dei gran signori e intanto truffava lo sport e i tifosi e gli azionisti e gli spettatori in genere?
Sui motivi è sceso un silenzio davvero tombale, cronisti e corsivisti sono arrivati fin sull'orlo della inevitabile domanda e poi se ne sono ritratti orrificati e minacciosi quasi che i colpevoli, i disumani fossero quelli che quella inevitabile domanda se la ponevano.
Ora il giocatore di calcio Pessotto avrà avuto le sue buone ragioni per avere in grandissimo orrore la vita, il pallone, i compagni di squadra, i tifosi e quanti altri e tutte le persone civili sono disposti a capire le ragioni dei suicidi, sono ragioni loro in cui non ha senso che gli altri mettano becco.
Lo aveva capito bene Cesare Pavese che nel suo ultimo commiato aveva scritto "e non fate pettegolezzi". Ma che da questo rispetto per uno di noi che non ha retto alle prove amare di questa valle di lacrime si passi alla celebrazione, al suicidio beatificato, celebrato e onorato in tutti gli stadi, su tutti i giornali è più difficile da capire forse perché le moltitudini in lutto o in profondo dolore fingono di piangere il ragazzo che si è gettato dalla palazzina direzionale della Juventus, ma in realtà piangono se stessi, il loro orrore per la morte, l'orrore di cui parla il poeta del luogo che si affaccia sugli abissi in cui ruota la terra e sente di essere un nulla fragile e indifeso. Davvero la comunicazione sportiva, la stampa sportiva, ma diciamo pure le news, sono chiamate spesso a raccontare l'umanità nei momenti più devastanti per la umana educazione e la comune logica. In questi campionati del Mondo di calcio essa ha dovuto o voluto dare spettacolo, assieme, delle sue virtù e dei suoi vizi.
Mentre nei campi di Germania gareggiavano gli eroi del pallone, gli adorati, invidiati, celebrati calciatori, in una sala dell'Olimpico di Roma venivano processate le vergogne del calcio, note e in certo senso condivise da tutti, calciatori e allenatori compresi, in cui i figli facevano parte delle organizzazioni truffaldine, di cui tutti erano a conoscenza, che tutti consideravano come una normalità, un così fan tutti.
Ma anche lo spettacolo delle piazze festanti era, a volte, da brividi. Queste moltitudini di concittadini che hanno permesso il sacco dello Stato, che hanno partecipato negli ultimi anni alla consegna della nazione alla criminalità, che hanno la televisione spazzatura che vogliono e che si meritano, improvvisamente in una notte di follia sportiva sono tutti patrioti, tutti con il tricolore, tutti fratelli d'Italia.
Sì, lo sappiamo bene che l'amor di patria è un'altra cosa, che le masse si divertono e inneggiano come vogliono, ma quelle facce schiacciate sugli schermi televisivi, quegli occhi spiritati, quella rivelazione di un sentimento patriottico che dorme per tutta la settimana e si risveglia solo per la partita di pallone, più che un conforto erano una rassegnazione al peggio.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …