Marco D'Eramo: Iraq, Bush alla prova dei saggi

14 Novembre 2006
C'erano tutti ieri a Washington, cappotti di cashmire blu e pala in mano. Dall'ex presidente Bill Clinton al senatore dell'Illinois Barak Obama al reverendo Jesse Jackson: erano lì per dare il primo colpo di vanga al monumento a Martin Luther King, da inaugurare nel 2008. Tutti a versare commosse parole sul leader dei diritti civili ucciso 38 anni fa. Non c'è niente come un martire per cementare l'unità nazionale. E c'era anche il presidente George Bush, che sembra aver tirato fuori dal ripostiglio quel ‟conservatorismo compassionevole” che sbandierava nella campagna del 2000: ha trovato pure lui il tempo di venire a commuoversi tra una visita di stato e un incontro col Comitato Baker che deve formulare proposte per una nuova politica in Iraq.
Il comitato bipartisan varato a marzo dal Congresso è composto da dieci membri ed è presieduto dall'ex segretario di stato di Bush padre, James Baker e dal deputato democratico dell'Indiana Lee Hamilton. Sembrava che il comitato dovesse presentare ieri le sue proposte, ma in realtà è solo alla tornata finale di interviste: ieri ha posto domande al presidente Bush, alla segretaria di stato Condoleezza Rice, al ministro della difesa dimissionario Donald Rumsfeld, al direttore della Cia, generale Michael Hayden, e al direttore dell'intelligence nazionale John Negroponte, e poi - in videoconferenza - al premier britannico Tony Blair. Oggi incontrerà invece i responsabili democratici per la politica estera.
Il comitato Baker si riunirà a fine novembre, dopo il thanksgiving, e presenterà pubblicamente le sue proposte non prima della fine dell'anno. I democratici hanno già fatto sapere che non spingeranno per una mozione sul ritiro delle truppe dall'Iraq prima che il comitato abbia presentato il suo rapporto. Quindi, malgrado i titoli della stampa, basati in larga parte sulle interviste domenicali in tv dei vari leader, i democratici non stanno premendo sull'acceleratore per il ritiro in Iraq. Anche perché non potrebbero. Infatti per ancora due mesi è in sella il parlamento precedente a maggioranza repubblicana. Solo a gennaio s'insedierà il nuovo parlamento eletto martedì 7 novembre.
In realtà la fase attuale è di schermaglia verbale, in cui le varie bordate hanno puro valore di ballon d'essai, sia quando i democratici dicono che innanzitutto a gennaio vogliono stabilire una tabella di marcia per il ritiro, sia quando l'amministrazione repubblicana ribatte che ‟il presidente è pronto a prendere in considerazione idee fresche, ma non potrà mia accettare uno scadenzario per il ritiro”: è dal giorno delle elezioni che la parola ‟fresco” costella i discorsi presidenziali, e Rumsfeld è stato licenziato perché ‟c'era bisogno di una fresca prospettiva”.
Nel frattempo sotto banco si fa un gran parlare dei suggerimenti del Comitato Baker. Per alcuni sono già pronti, ma Baker non ha voluto che fossero formulati prima del 7 novembre per paura di fughe di notizie e anche per aspettare l'esito del voto: in caso di vittoria repubblicana, il presidente Bush sarebbe stato assai poco ricettivo. Va tenuto conto che James Baker, ex segretario di stato di Bush padre ed ex consigliere per la sicurezza nazionale di Ronald Reagan, è quanto di più simile a Gianni Letta la politica statunitense abbia da offrire, quanto a eminenza grigia di lungo corso: nel 2000 Baker fu mandato in tutta fretta in Florida a salvare l'elezione di Bush jr. Ora, in varie interviste, Baker si è già dimostrato scettico rispetto sia alla possibilità di dividere l'Iraq in tre parti, sia di stabilire uno scadenzario per il ritiro. Si prevede perciò un itinerario tormentato.
Nel frattempo, l'unica misura realmente bipartisan su cui c'è accordo è la conferma a nuovo ministro della difesa di Bob Gates, ex capo della Cia sotto Bush padre. Gates era vice capo della Cia durante lo scandalo Iran-contras e quando Rumsfeld si recò a Baghdad a stringere la mano a Saddam Hussein e a fornirgli armi chimiche di sterminio. Allora consigliere per la sicurezza nazionale era quel James Baker che ora tutti invocano come il salvatore della patria.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …