Domenico Starnone: Normale devianza

22 Novembre 2006
Di fronte a fatti repellenti del nostro paese, non c'è politico o giornalista che non si affretti a dire che, alla fin fine, si tratta di una deviazione. I deviati per eccellenza - è noto - sono i servizi segreti. Ma in realtà si devìa in ogni settore: la telefonia devia, la guardia di finanza devìa, deviano gli industriali, devia il calcio, i partiti e le chiese, deviano gli amministratori locali, i magistrati, gli insegnanti, gli studenti, i parlamentari, deviano dall'ordine le forze dell'ordine, deviano insomma i cittadini di ogni ruolo e rango, borghesi, proletari, barboni, ragazzi, adulti e vecchi, colti e incolti.
Perché allora tutte le volte che disegni e azioni abominevoli vengono alla luce, non si dice: è il sistema che è bacato, ma scatta invece la tesi: si tratta di mele marce rotolate giù per il pendio? Perché la seconda formulazione è considerata meno allarmante e, nella patria del qualunquismo, più adatta ad arginare la sfiducia verso le istituzioni. Disfunzione di tutti i servizi (quelli segreti e quelli palesi), illegalità diffusa, legalizzazione alla bisogna dell'illegale, saccheggio della cosa pubblica, violenza sui più deboli, legami con camorra, mafia, 'ndrangheta? Si preferisce credere, o fingere di credere, che si tratti sempre e solo di marciume occasionale in un sistema sano, gestito da un cetopolitico-amministrativo meraviglioso e sempre sul punto di reagire alla grande con il sostegno dell'intero paese. L'ipotesi di un sistema cariato - si pensa - genererebbe angoscia, affievolirebbe la speranza, farebbe crescere l'astensionismo elettorale con chissà quali terribili esiti per la democrazia. Meglio dire: non esageriamo, le cose non vanno affatto male; meglio abboccare alla tesi della deviazione. Se non lo facessimo, resterebbe solo la nuda realtà di un paese fragile, dove non solo lo stato è sempre più pieno di crepe, ma - ed è quello che conta - la stessa civile capacità di controllo politico ed etico langue e, quando coraggiosamente non langue, o è messa a tacere o è cooptata nel gioco delle parti.
Eppure non è fingere di essere sani che salva, ma una diagnosi chiara di malattia. Proviamo dunque a dirci che tutte le manifestazioni che definiamo deviate sono, da quando abbiamo memoria, la norma. Proviamo a dirci che una deviazione è caso mai chi fa la cosa giusta, la poca gente che continua a battersi ogni giorno in situazioni difficili, anche a rischio della pelle. Forse sentiremo di più la necessità di reagire.

Domenico Starnone

Domenico Starnone (Napoli, 1943) ha fatto l’insegnante e il redattore delle pagine culturali del ‟Manifesto”. Oltre a opere narrative, ha scritto molti libri sulla vita scolastica (da cui sono stati …