Giorgio Bocca: Potere della camorra e cerimonie consolatorie

28 Novembre 2006
Non poteva mancare nella crisi napoletana un summit diretto dal ministro degli Interni Giuliano Amato.
Cosa è un summit nella Repubblica italiana? È una riunione di tutte le autorità amministrative, giudiziarie, poliziesche, sanitarie, sportive cui spesso si aggiungono i vescovi delle diocesi interessate per prendere atto che lo stato della società è ormai sotto il livello sopportabile, che non ci sono né i mezzi né la volontà di correre ai ripari, che bisogna far finta che ci siano.
Ciò che basta ai partecipanti dei summit, procuratori della Repubblica, questori, sindaci, prefetti, capi dei vigili urbani, della celere, dei battaglioni antisommossa, dell'annona, della rimozione rifiuti, della morale pubblica, del buoncostume, dei policlinici, eccetera eccetera, è che ciascuno trovi la sua poltroncina, la sua bottiglietta di acqua minerale e che sotto, in strada ci siano tutte le automobili blu pagate dallo Stato con gli autisti pronti ad aprire e chiudere le porte.
Senza stupore di alcuno, in questi summit una persona di raffinata intelligenza e di sottile ironia come Giuliano Amato può arrivare al capolavoro della menzogna auto moderata, cioè detta con garbo e con misura. Come: "Se la camorra pensa di essere la padrona di Napoli si sbaglia". Che, detta così, sembra un'affermazione responsabile, modesta per un sovrintendente all'ordine nazionale, ma che è un puro desiderio, la voce di un potere inesistente, perché tutti sanno che in effetti la camorra è la quasi padrona di Napoli e lo sarà nei prossimi anni e forse secoli.
Perché mentre in prefettura o in municipio si svolgono i summit, si bevono le bottigliette di acqua minerale e sotto attendono le auto blu dello Stato, il procuratore aggiunto Antonio Clemente, pubblico ministero fuggito da Napoli a Benevento sta scrivendomi una lettera in cui dice: "...vorrei aggiungere che il problema di Napoli non è Secondigliano o la plebe dei quartieri, ma le illegalità che sono enormi a tutti i livelli, dalla presidenza della Regione alla Procura. Come me, altri colleghi sono scappati, chi in Toscana, chi a Benevento, chi altrove perché non vi sono le condizioni per vivere e per lavorare onestamente a ogni livello.
"Ci sono giudici che per non lavorare rinviano sempre i processi più complessi. Un mio processo per ricettazione di farmaci con decine di arresti nel 1994 era ancora nel 2004 in primo grado alla XI sezione.
"Dei casi di corruzione ci se ne lava le mani senza che accada nulla. In una inchiesta si è accertato che dirigenti del Comune di Napoli avevano società di investimenti all'estero con imprenditori che lavoravano per il Comune. Non se ne è saputo più nulla. Vi è solo complicità e assuefazione, mai indignazione civile. I giudici che lavorano seriamente sono regolarmente scavalcati dai colleghi 'più bravi' che hanno le amicizie e gli appoggi giusti".
Si ha la triste impressione che un apparato statale il cui potere è stato svuotato dall'invadenza degli interessi privati e dei loro scandali, la cui rappresentanza degli elettori è sempre più formale e generica, abbia studiato e messo in pratica un assieme di cerimonie consolatorie e di copertura che servono a far credere che esiste ciò che non c'è o che è molto inadeguato al governo del paese.
La televisione pubblica e privata è lo strumento principe di questa grande impostura in questa recita spesso invereconda: funerali di Stato con fanfare e autorità per qualsiasi soldato morto facendo il suo dovere in una delle guerre inutili e sbagliate in cui ci siamo cacciati e innumerevoli summit, mentre la malavita organizzata è ormai padrona di gran parte del Mezzogiorno.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …