Enrico Franceschini: Petrodollari sul calcio inglese, maxiofferta per il Liverpool

05 Dicembre 2006
Il nome ufficiale è Premier League, ma il campionato di calcio di massima serie inglese dovrà essere ribattezzato ‟International League”, se va avanti così. La legione straniera che lo sta invadendo, infatti, non è più soltanto sul campo, tra giocatori come Shevchenko o Henry, ma si manifesta sempre di più anche sulla plancia di comando delle società inglesi, rilevate con crescente interesse da miliardari provenienti da ogni angolo del mondo. Dopo il russo Roman Abramovich, che si è comprato il Chelsea, e l’americano Malcom Glazer, che ha acquistato il Manchester United, ora è la volta degli arabi: Samer al Ansair, presidente della Dubai International Capital, il braccio degli Emirati Arabi Uniti per gli investimenti e le operazioni finanziarie all’estero, ha annunciato ieri di avere aperto un ‟negoziatio esclusivo” per l’acquisizione del Liverpool Football Club, una delle squadre che hanno fatto la storia del calcio inglese e tra le più blasonate in Europa.
L’accordo, secondo la stampa di Londra, è già fatto e dovrebbe essere finalizzato entro questo fine settimana da David Moores, attuale presidente del Liverpool, la cui famiglia controlla la società del Merseyside da mezzo secolo. Il Times riporta che al Ansair, accanito tifoso dei "Reds", al punto da usare l’emblema della squadra come sfondo del proprio telefonino, ha offerto 450 milioni di sterline, circa 630 milioni di euro, ma non è ancora chiaro se l’imprenditore del Dubai intenda controllare il cento per cento del Liverpool o limitarsi a rilevare la quota di maggioranza di Moores, che ne detiene il cinquantuno per cento. Una nota della società sul sito Internet del club ha confermato le tratttive.
Se l’operazione andrà in porto, il Liverpool diventerà la settima squadra sulle venti che partecipano alla Premier League inglese di proprietà straniera, dopo appunto Chelsea, Manchester United, Fulham, Aston Villa, West Ham e Portsmouth. Di arabi nel calcio inglese ce n’erano già, poiché l’egiziano Mohammed al Fayed, proprietario dei grandi magazzini Harrod’s di Londra, si è comprato il Fulham, una delle cinque squadre di massima serie di Londra, già qualche anno fa. E poi gli Emirati sono massicciamente presenti nella Premier League come sponsor, prima a lungo del Chelsea, ora dell’Arsenal il cui nuovo stadio è sponsorizzato dalla Emirates Airlines, la compagnia di bandiera del Dubai.
La costruzione a Liverpool di un nuovo stadio da sessantamila posti, più grande, moderno e confortevole, che costerà ottanta milioni di sterline (pari a 110 milioni di euro), è per l’appunto una delle ragioni che hanno spinto David Moores a vendere il Liverpool a magnati del calcio con più ampia disponibilità di capitali. Vedremo come reagiranno i tifosi, ma è probabile che saranno d’accordo: pur avendo vinto a sorpresa la Champions League nel 2005 (battendo il Milan in finale ai rigori), il Liverpool non vince più il titolo nazionale dal 1990, e negli ultimi anni la sua stella è stata surclassata da quelle di Manchester United, Arsenal, Chelsea. La mossa degli Emirati Arabi Uniti, in ogni caso, conferma che la Premier League è un business che attira investimenti e produce, oltre che spettacolo, profitti: un risultato che non sempre viene raggiunto dal football professionistico di altri paesi europei.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …