Enrico Franceschini: Missione "dottor Zivago". Un Nobel voluto dalla Cia

15 Gennaio 2007
Un aereo con un prezioso manoscritto a bordo fa scalo a Malta. Con una scusa viene bloccato per due ore sulla pista. Agenti della Cia e del servizio segreto britannico approfittano della pausa per aprire una valigia, estrarre il manoscritto, fotocopiarlo, e rimetterlo al suo posto. Il premio Nobel per la letteratura a Boris Pasternak sarebbe stato ottenuto anche grazie a questa operazione, sostiene un ricercatore russo, Ivan Tolstoj (nessuna parentela con l’autore di Guerra e pace), che ha appena pubblicato a Mosca un libro sull’argomento, Il romanzo riciclato, riferiva ieri il ‟Sunday Times”. Perché il manoscritto era quello de Il dottor Zivago, il capolavoro per il quale fu assegnato il Nobel a Pasternak: e affinché i giurati dell’Accademia Svedese potessero votarlo, il libro doveva uscire anche nella sua lingua originale. A questo avrebbero provveduto gli agenti segreti americani e di Sua Maestà, stampando una piccola tiratura in cirillico, facendola circolare negli ambienti degli esuli russi in Occidente.
In realtà la rivelazione riprende una vecchia storia, con una diversa (non si sa quanto credibile) interpretazione. La pubblicazione del Dottor Zivago fu effettivamente un intrigo internazionale, ma a fare uscire un’edizione in russo ci aveva già pensato l’editore che se ne era assicurato attraverso Pasternak i diritti in esclusiva mondiale: Giangiacomo Feltrinelli. Era stato Feltrinelli a ricevere la prima copia trafugata all’estero del libro in cirillico dal talent-scout Sergio D’Angelo, che incontrò Pasternak nella sua dacia di Peredelkino nel marzo 1956, come racconta Carlo Feltrinelli, figlio di Giangiacomo e attuale presidente della casa editrice, in Senior Service, la sua biografia del padre. Nella quale si descrive tra l’altro una serata a Berlino in cui Giangiacomo e D’Angelo bevono e ballano in un locale, ‟senza mai perdere di vista il plico lasciato al tavolo, avvolto in un impermeabile, che contiene un dattiloscritto in cirillico”. Il romanzo fu pubblicato da Feltrinelli a Milano nel 1957, Pasternak vinse il Nobel l’anno seguente, Il dottor Zivago divenne un best-seller mondiale e in seguito un film, diretto da David Lean, premiato nel 1965 con cinque Oscar.
Ma c’è qualcosa di vero, sebbene non di nuovo, nelle affermazioni che fa ora Ivan Tolstoj. In un articolo scritto per il ‟Sunday Times” nel 1970, Giangiacomo Feltrinelli notava che, prima dell’assegnazione del Nobel, apparvero varie edizioni pirata del Dottor Zivago, a Parigi, Bruxelles e in altre capitali, fatto che lo mise in allarme, ‟sia per le conseguenze che poteva avere per lo scrittore nei suoi rapporti con le autorità sovietiche” (che non ne avevano permesso la pubblicazione: in Urss il libro è uscito solo nel 1987, grazie alla glasnost gorbacioviana), sia per questioni di protezione del copyright. Feltrinelli, che aveva fatto pubblicare da uno stampatore olandese un’edizione russa del Dottor Zivago in numero limitato di copie, osservava in proposito: ‟Magari c’era lo zampino della Cia”, e accennava a un aereo bloccato a Malta per fotografare una copia del libro, ironizzando su ‟cosa ci facesse un James Bond a bordo”. Interpellato da ‟Repubblica”, suo figlio Carlo commenta: ‟È noto che la Cia ed altri favorirono operazioni di pirateria del libro, ma non c’era bisogno di questo per far vincere il Nobel a Pasternak”, visto che comunque esisteva l’edizione in russo fatta stampare da suo padre. La Cia e il ‟James Bond” britannico a Malta, probabilmente, cercavano soltanto di diffondere l’opera di un dissidente russo, per imbarazzare l’Urss. Si stavano scrivendo i primi capitoli di un altro libro, che sarebbe durato mezzo secolo: il gran ‟giallo” della Guerra Fredda.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …