Giorgio Bocca: E venne il tempo dei calabroni avidi

24 Gennaio 2007
Sta formandosi nel mondo un nuovo tipo di società, la società dei ricchi senza meriti e senza controlli, senza tradizioni e senza responsabilità. Non aristocratica, perché per farne parte basta avere molti soldi; non manifatturiera, perché non importa se produce o meno buone merci; non razzista, perché non si lega al colore della pelle, ma fortemente selezionata dal denaro, perché dalla quantità del denaro che possiede dipendono strettamente i quartieri dove abita, i consumi e gli svaghi, le relazioni sociali, le scelte politiche.
È la ricchezza newyorkese di The Plaza residences, la società immobiliare che ha messo in vendita il famoso hotel al modico prezzo da uno a 5 milioni di dollari per alloggio. La selezione di questa nuova società è molto semplice: o hai i milioni di dollari, i miliardi di lire, con cui comperarti l'alloggio al Plaza o negli altri quartieri ricchi e ricchissimi del mondo o non ce li hai e non hai la minima speranza di entrare a farne parte se non come servitore o giullare.
È avvenuta, vogliamo dire sotto i nostri occhi, una rivoluzione plutocratica, un trionfo di Mammona, un avvento di Cresocrazia senza limiti e senza correzioni legali, sociali, etiche.
I ricchi sono padroni del mondo e il loro duce politico, il presidente degli Stati Uniti, lo ha proclamato urbi et orbi, ha aumentato le tasse dei poveri e diminuito quelle dei ricchi, mentre i Berlusconi del pianeta vanno predicando che l'enorme abbaglio dei comunisti "è stato quello di far la guerra ai ricchi e non alla povertà del mondo". Come aveva già intuito la regina Maria Antonietta: "Se il popolo non ha pane che mangi le brioches".
Giudicata così nelle sue manifestazioni spontanee, un po' brutali e banditesche, questa nuova società sembra condividere una morale da pirati. L'istituto su cui si basa la sua rivoluzione, la sua novità di cui è fierissima è la stock option, il premio a chi ha aumentato il valore in soldi, in dividendi, di una società. Può essere la società più dannosa al genere umano, trafficante in veleni nucleari come in mine anti-uomo, ed è sicuramente un invito al furto, perché i manager che si sostituiscono ai vecchi proprietari privati sono più avidi e irresponsabili. È notorio infatti che i loro guadagni sproporzionati derivano dagli accordi più o meno notori che avvengono nella loro corporazione. Vorrei che qualcuno mi spiegasse quali vantaggi sono venuti alle imprese italiane e ai loro azionisti dai premi per aumento del valore che i manager si sono fraternamente spartiti.
Il capitalismo contemporaneo, come i precedenti, non gode di consensi popolari, lo si accetta come il male minore, come un modo di produrre un po' truffaldino e ingiusto, ma efficace. Ma questo suo rifiuto di ogni regola etica, di ogni controllo democratico, questo suo infischiarsene di ogni disciplina, socialmente non funziona: produce in continuazione scandali, malversazioni, furti colossali del pubblico bene. Siamo a un capitalismo di imbroglioni, di avventurieri, in cui i delinquenti aspettano tranquilli le decadenze dei termini giudiziari.
La nuova società e questo ronzante sciame di calabroni avidi per cui un baro, un furfante, pur che sia ricco, vale un galantuomo, per cui i postriboli all'aperto delle coste 'smeralde' sono il massimo delle ambizioni sociali. Una società impunita, neppure il terrorismo la ferma e la impaurisce.
E di fronte a questo scempio sociale autentico, presente, soffocante, ecco venir presentato ogni giorno lo spettro dell'apocalisse climatica, il terrore perché nei prossimi cinquant'anni il clima della Terra dovrebbe aumentare di un grado, il mare salire di 30 centimetri e i ghiacciai ridursi come è accaduto centinaia di volte ogni volta che l'asse terrestre ha cambiato posizione.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …