Eva Cantarella: La tragica Medea. Quando la storia affascina i giovani

19 Marzo 2007
Giovedì 15 marzo, ore 20: sul palco del Piccolo Teatro Studio il greco Giasone accusa Medea di aver ucciso i loro due figli: per vendetta, per punirlo di averla abbandonata per un’altra donna. Non si tratta della messa in scena della Medea di Euripide, la tragedia in cui la vicenda è raccontata. Si tratta di un processo a Medea organizzato al termine di un corso di diritto greco dell’Università Statale. Durante il corso gli studenti hanno scoperto che Medea infanticida è un’invenzione di Euripide. Fu lui, nel 431 a.C., ad attribuirle l’uccisione dei figli. Altre fonti, invece, attribuiscono il crimine agli abitanti di Corinto, in odio alla donna straniera. Gli studenti si dividono: quale versione del mito accettare? Se la vera Medea è quella di Euripide, come giudicarla? Merita la condanna a morte prevista per l’omicidio volontario? Per risolvere il problema si decide di sottoporre Medea a un processo al quale saranno invitati tutti i milanesi. L’idea nasce (in chi scrive e l’ha proposta) dal desiderio di favorire un maggior contatto tra università e città, di allargare i confini del dibattito ‟colto” proponendolo al pubblico in modo non accademico. Grazie alla collaborazione dell’assessorato provinciale alla Cultura e alla concessione della sala da parte del Piccolo Teatro, il processo viene organizzato. Il teatro è pienissimo. Giasone e Medea pronunziano due orazioni ciascuno: ad Atene non esistevano gli avvocati. Al termine del dibattimento la parola passa ai giudici (gli studenti). Medea è assolta: 17 voti a favore, 15 contrari. Anche il pubblico è chiamato a votare. Medea viene assolta a furor di popolo. I milanesi, si sente spesso dire, sono indifferenti alla cultura. Ma allora perché, per Medea, sono intervenuti così numerosi? Alcuni sono attirati dalla nostalgia di qualcosa che li aveva affascinati, altri dal desiderio di conoscere. Un desiderio che credo sia stato suscitato dalla possibilità di esprimere il proprio parere su temi eterni, quali sono quelli della tragedia. Nel caso di Medea, i temi erano due: il rapporto uomo/donna (Medea è la prima eroina greca che denunzia le ingiustizie della condizione femminile), e il ‟diverso”: Medea è straniera, è «l’altro» che nessuno vuole realmente conoscere, al quale si tende ad attribuire indole criminale. Su questo punto ha insistito la difesa di Medea: forse, la sua assoluzione segnala la sensibilità dei milanesi a questo problema e il loro rifiuto di quella xenofobia che troppo spesso serpeggia nell’aria. Ma quel che il processo ha certamente dimostrato è che, quando la cultura viene proposta in forme accessibili e come possibilità di partecipazione, i milanesi rispondono con entusiasmo.

Eva Cantarella

Eva Cantarella ha insegnato Diritto romano e Diritto greco all’Università di Milano ed è global visiting professor alla New York University Law School. Tra le sue opere ricordiamo: Norma e sanzione …