Umberto Eco: L'anti-utopia di Vonnegut

06 Maggio 2007
Una quindicina di giorni fa è morto un amico, Kurt Vonnegut. Aveva ottantacinque anni, ma al giorno d'oggi si poteva vivere ancora un poco, e sono molto triste. D'altra parte aveva rischiato di morire già nel 1945: aveva combattuto nella battaglia delle Ardenne, era stato preso prigioniero e mandato a Dresda, giusto in tempo per gustarsi il famoso bombardamento di quella città (fatto dai suoi), che gli aveva poi ispirato uno dei suoi libri più belli e disperati (diventato poi libro di culto per pacifisti). Si era trovato tra i soli sette prigionieri americani sopravvissuti al bombardamento, perché era rinchiuso nella cella sotterranea di un mattatoio, ed ecco il perché del titolo del libro, Mattatoio n. 5 (Slaughterhous-five).
Molti suoi libri sono stati pubblicati più volte da editori diversi, forse perché inizialmente passava per scrittore di fantascienza - e in un certo senso lo era - ma solo dopo si è capito che era un moralista che scriveva utopie negative, come Orwell. Il suo primo libro del 1952, Player Piano, è apparso per la prima volta nel 1969 come La società della camicia stregata in una collana SF, poi nel 1979 come Distruggete le macchine in un'altra collana SF, infine nel 2004 come Piano meccanico da Feltrinelli. Come dice la prefazione "non è un libro sulle cose come sono ma come potrebbero essere", ed è apologo amarissimo sul trionfo della tecnologia. Anche il suo secondo libro, del 1959, Le sirene Titano, viene pubblicato nel 1965 sempre da La Tribuna, con una mia prefazione. Non ne ho più una copia, non lo trovo sulle bancarelle e non ricordo più che cosa ne avevo scritto. Poi è riapparso nel 1993 presso Elèuthera e recentemente di nuovo da Feltrinelli. È un libro delirante e difficile da riassumere, se non si va a coglierne il senso negli ultimi capitoli. Quasi 500 mila anni avanti Cristo dal pianeta Tralfamadore (di cui Vonnegut parla anche in altri romanzi) viene inviato un automa messaggero per recare un messaggio segretissimo agli estremi confini della Galassia. Un 300 mila anni dopo il messaggero deve fermarsi per un guasto su Titano, e gli mancano ancora 18 milioni di anni luce alla meta. Manda appelli a casa per chiedere un indispensabile pezzo di ricambio, ma a quelle distanze le comunicazioni viaggiano lentamente e il naufrago stellare si rende conto che da Tralfamadore gli inviano messaggi interlocutori in forma di misteriosi geroglifici che egli vede sulla superficie della Terra. Queste 'scritture' sono Stonehenge, la Grande Muraglia cinese, la Domus Aurea, il Cremlino, il palazzo della Società delle Nazioni, e questo scambio epistolare prende più di 2 mila anni. Alla fine si capisce che tutta la storia della Terra era stata finalizzata dai tralfamadoriani al solo scopo di far pervenire il pezzo di ricambio su Titano. Una volta il ricambio finalmente arrivato (a prezzo di molte stragi che coinvolgono la Terra e Marte), il messaggero (contravvenendo agli ordini, per esasperazione) apre il messaggio e si rende conto che dice 'Saluti'. Se si avesse qualche dubbio sul pessimismo di Vonnegut, questa storia basterebbe.
Ma ricorderò anche, tutti tradotti in italiano, Comica finale, Dio la benedica signor Rosewater, La colazione dei campioni, Dio la benedica, dottor Kevorkian, Hocus pocus, Il grande tiratore, Barbablù, Destini peggiori della morte, Cronosisma e Galapagos , Ghiaccio-nove e Un pezzo da galera . Feltrinelli ha appena ripubblicato, dopo un'edizione SE (1993), Madre notte. Qui trovo questo dialogo:

- Tu odi l'America, non è vero?, disse.
- Odiarla sarebbe stupido almeno quanto amarla - dissi. - Non riesco a provare nessuna emozione; la terra di per sé non mi interessa. Non riesco a pensare in termini di confini. Per me quelle linee immaginarie non sono più reali degli elfi e dei folletti. Non posso credere che indichino veramente l'inizio o la fine di qualche cosa di importante per un essere umano. Le virtù e i vizi, il piacere e il dolore attraversano le frontiere a loro piacimento.

Kurt Vonnegut

Kurt Vonnegut (Indianapolis, 1922 - New York, 2007) nacque in una famiglia colpita dalla Grande Depressione del ’29. Nel 1940 si iscrisse a biochimica all’università, poi andò sotto le armi …