Giorgio Bocca: Chi alimenta l'antipolitica

28 Maggio 2007
Da cosa nasce l’antipolitica? Dalle grandi come dalle piccole cose. Dalla globalità che ha ucciso le nazioni, dal commercio mondiale che ha asservito l’informazione, dal linguaggio globale incomprensibile, dalla maggioranza dei viventi, dalle guerre senza ragione, dal relativismo di cui si lamenta la Chiesa ma anche da indecenze minori di cui è ancora protagonista il cavaliere di Arcore; per esempio l’indicazione a sua erede di una donna vistosa e antipolitica, la quarantenne Michela Vittoria Brambilla, già modella e testimonial di calze da donna, che abita in una villetta della pedemontana lombarda con un marito e duecentoquarantacinque tra cani, gatti, piccioni, cavalli e asini. Una che si è capito cosa intende per politica dalle trasmissioni di ‟Ballarò” dove sfodera le sue gambe, i suoi capelli rosso fuoco e la sua prepotenza berlusconiana perché non ragiona ma afferma, se prende la parola non la molla più, parla a vanvera di ciò che non sa, guardata con ammirazione anche dagli avversari, professori emeriti che riconoscono in lei la forza del denaro e dell’attivismo. Di fatti antipolitici grandi e piccoli ce ne sorbiamo uno al giorno e ce li serve caldi caldi quel maestro dell’antipolitica che è Silvio Berlusconi, ultimo il trionfo del Milan Football Club ad Atene, il capo del governo, l’uomo che ha reinventato la destra italiana, che per molti italiani è il nostro piccolo De Gaulle che corre felice con figli e nipoti su un campo da gioco sollevando una coppa, un trofeo sportivo raggiunto con una spesa di decine di miliardi, offrendo al paese la sua posa gladiatoria insieme al calciatore Inzaghi! Come non essere antipolitici se la politica è questa? Come non essere antipolitici se la classe politica è quella raccontata da Gian Antonio Stella? Come non essere antipolitici se ogni giorno si scopre che il marcio è salito per le scale del potere, qua sei magistrati che coprivano la mafia, là un maggiore dei carabinieri che organizzava estorsioni. Dovunque i finti oppositori, i buonisti del riformismo, i revisionisti che con la scusa di correggere la storia falsa la riempiono di giustificazioni e di lodi ai complici nel nazismo. E poi dopo avere distrutto la fiducia democratica nelle buone leggi, nelle buone istituzioni il ritorno a lotte di religione inventate che spaccano gli italiani ignari delle mutazioni avvenute nel paese, con i vescovi con lo zuccotto rosso a sostituire il Parlamento. Come si fa a non essere antipolitici se la politica estera è giocare di furbizia con le grandi potenze partecipando alle loro guerre ma senza combatterle, spedendo dovunque i nostri corpi di interposizione che sono tali finché i nemici non decidono di attaccarli. Come si fa a non essere antipolitici se chi governa il paese e chi lo avversa piuttosto che informare il paese lo copre e addormenta con il catastrofismo. Non succede solo da noi il mondo intero è in preda a una crisi da anno mille ma perché insistere ogni giorno con tutti i mezzi di informazione? La pioggia è tornata, i fiumi sono quasi normali, i bacini lacustri sono pieni e continua la lagna della siccità, continuano le fotografie, sempre le stesse, sulle zolle aride sotto il ponte della Becca a Pavia dove intanto Po e Ticino continuano a congiungersi. Come si fa a non essere antipolitici quando vescovi e ministri d’accordo continuano a dire che milioni di italiani ‟non arrivano alla fine del mese”. Ma per fortuna non è vero, in Italia nessuno muore di fame. Come si fa a non essere impolitici se i politici condividono l’affermazione dell’ex ministro Lunardi secondo cui ‟con la Mafia bisogna pure convivere” e come se non bastassero le Mafie, le 'ndranghete, le Sacre Corone per impedire il buon governo ci si mettono anche i cittadini onesti come quelli della Val Susa che hanno detto no per delle buone ragioni all’alta velocità ferroviaria nella loro valle ma continuano a dire no quando in tutte le valli di Europa l’alta velocità è passata. Come non essere antipolitici se il modo attuale di far politica consiste nell’ignorare o nell’evitare i problemi del presente per riscoprire quelle del passato come le finte guerre di religione e il finto revisionismo storico che consiste nel cancellare quel poco di buono che c’è stato nella nostra storia recente nella rivalutazione delle pagine più indecenti. Come non avere motivate paure sulla tenuta della nostra democrazia e della nostra Repubblica?

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …