Enrico Franceschini: Lady D. Lo sento, Carlo cerca di uccidermi

12 Luglio 2007
Il principe Carlo d’Inghilterra, primo in linea di successione per il trono su cui siede sua madre Elisabetta, verrà accusato davanti a una corte di giustizia di avere pianificato l’assassinio di sua moglie, la principessa Diana, facendo in modo che l’omicidio sembrasse un fortuito incidente d’auto. La lettera autografa scritta da lady D dieci mesi prima di morire, in cui esprimeva il suo timore di essere l’obiettivo di un complotto, ordito da Carlo, per ucciderla e potersi risposare con la sua amante Camilla, giunge infatti per la prima volta in un’aula di tribunale. Era saltata fuori per la prima volta nel 2003, come più clamoroso scoop delle memorie di Paul Burrell, l’ex-maggiordomo della principessa. I tabloid londinesi pubblicarono pagine su pagine su quelle parole che apparivano straordinariamente profetiche: «Questa fase della mia vita è molto pericolosa», affermava Diana nella lettera autografa, «Mio marito sta pianificando un incidente d’auto con la mia macchina, un guasto ai freni e una ferita mortale alla testa, in modo da sgomberare il campo per sposarsi di nuovo». L’ex-maggiordomo sosteneva di avere ricevuto la lettera da Diana nel novembre 1996 come «assicurazione sulla vita», con l’ordine di tirarla fuori solo se a lei fosse successo qualcosa. Quando il 31 agosto 1997 Diana morì, insieme al fidanzato Dodi al Fayed, in un incidente d’auto dentro a un tunnel parigino, Burrell non ebbe dubbi che i timori della principessa si fossero infine realizzati. E quando il padre di Dodi, Mohammed al Fayed, ricchissimo imprenditore egiziano, tra l’altro proprietario dei celebri grandi magazzini Harrod’s di Londra, scoprì l’esistenza della lettera alla pubblicazione del libro di Burrell, pensò di avere la prova di cui aveva bisogno per confermare quello che aveva sempre sospettato e dichiarato pubblicamente: cioè che suo figlio e Diana erano stati «uccisi dai servizi segreti di Sua Maestà su mandato del duca di Edimburgo (il principe Filippo, marito della regina e padre di Carlo, ndr.), perché Diana aspettava un figlio da Dodi». Se quel figlio fosse nato, un giorno la Gran Bretagna avrebbe avuto un re, William, il figlio nato dal matrimonio tra Carlo e Diana, il cui fratello, o se vogliamo fratellastro, sarebbe stato musulmano. La casa reale, secondo al Fayed padre, era pronta a uccidere Diana per impedire che ciò avvenisse. La teoria del complotto, ripetuta incessantemente dal Daily Express e da altri giornali popolari britannici, ha vari buchi: trai quali la notizia che a quanto pare non solo Diana non era incinta quando morì, ma non era neppure davvero innamorata di Dodi e si apprestava a lasciarlo. Due inchieste giudiziarie, della magistratura francese e britannica, si sono concluse certificando la morte di Diana e Dodi come un tragico incidente. La polizia non ha mai preso in considerazione la lettera pubblicata da Paul Burrell, non essendoci indizi sufficienti, così almeno si diceva, per credere a un omicidio. Ma alla fine le pressioni della famiglia al Fayed hanno avuto esito. A dieci anni dai fatti si è aperto in questi giorni all’Alta Corte di Londra un processo di parte civile. Il cui giudice, Lord Baker, ha ora accettato fra le prove acquisite in giudizio la lettera di Diana al suo maggiordomo. E’un punto a favore di al Fayed, anche se la lettera non è completa e mancherebbe, secondo indiscrezioni, della prima pagina: contenente la data e il nome del destinatario, dettagli di notevole importanza. Ma il giudice ha respinto la richiesta di far testimoniare al processo la regina, il principe Filippo e il principe Carlo. E la sentenza non verrà da una giuria popolare, bensì dal magistrato medesimo. La previsione è che difficilmente il verdetto farà crollare la monarchia.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …