Giorgio Bocca: I baci di Cherasco

19 Novembre 2007
Oggi niente politica. Ci attende una giornata di sole e di vento nelle Langhe lungo la valle del Tanaro. L'aspetto sconvolgente del paesaggio è che, a differenza degli altri che sono a quinte, segnate dalle valli, è di essere circolare, per cui a ogni spostamento cambiano tutte le prospettive: la piramide del Viso o il massiccio del Rosa passano dalla tua destra alla tua sinistra, si sposta la barriera delle Alpi, le centinaia di castelli, di torri, di borghi, e nella pianura i viadotti sullo Stura, bianchi ricami, e i declivi color verde tenero-marrone dei prati, i vigneti, i noccioleti e i campanili in un paesaggio fatto dall'uomo, consolidato, ma ancora a suo modo primigenio, perché in quella calma, in quella sicurezza potrebbe improvvisamente esplodere l'antica Natura.

Senti che il tempo, le case, gli alberi, le nevi, i fiumi appartengono a una natura certa e incerta. Questo è uno dei luoghi in cui non c'è riparo, devi misurarti a viso aperto con la grandezza del Piemonte, dentro le sue erosioni e mutazioni, passate e future, delle montagne che riempiranno di terra il golfo del grano e del latte, del mare che tornerà a coprire queste colline.

Questo golfo del grano e del latte è terra di valichi, di scambi, di transumanze, di fughe verso l'altro mondo, di eserciti in marcia. Per cui proprio in novembre i paesi del lungo Tanaro, Cervere e Narzole, celebrano la colazione di Napoleone durante la battaglia di Marengo, che secondo loro fu a base di porri, che oggi cuociono in tutte le salse, frittate, minestre, nelle osterie-trattorie che stanno lungo i rettilinei per i viandanti che passano e tu li senti passare stando al caldo, protetto dalle tendine bianche che nascondono la strada, mentre discuti coi commensali se il Dolcetto dell'82 fu migliore di quello dell'87.

E i contadini, finalmente assurti al piacere-onore della trattoria, alzano i volti pietrosi dai piatti e si guardano, come per essere ben sicuri che sono anche loro tra i benestanti della terra, che hanno anche loro la lista dei 20 piatti e dei 200 vini, e stanno al caldo dietro le tendine bianche mentre fuori ci sono zolle gelate e stoppie e gelsi potati e bealere con il bordo ghiacciato.

Poi andremo a Cherasco, nelle confetterie dove fanno i Baci, cioccolatini squisiti, con i vasi di cristallo e la medagliera delle esposizioni. E vedi il retrobottega-laboratorio dove fabbricano i loro cioccolatini preziosi, e te li pesano come fossero pepite d'oro o brillanti, aggiungendone uno o due per fare il peso giusto. Commesse di confetteria, che da una vita si sfiorano, si urtano nei vecchi negozi, inseparabili, in attesa che i fornitori portino cioccolata, nocciole e miele che infaticabilmente lavorano e mettono nei vasi di cristallo da drogheria e da farmacia. Sotto, sul bancone, ci sono i vassoi delle meringhe e delle paste con le creme dai colori rosa e marrone, da disporre sui vassoi, due per qualità, per i pranzi della domenica.

I clienti entrano come in una sacrestia, silenziosi, pazienti, mentre le commesse, vestite di grigio, lavorano come api operaie.
Ci sono ancora negozi, nelle campagne del Piemonte, dove i negozianti compiono lavori che tu diresti ripetitivi come una funzione religiosa: negozianti allegri.
La macellaia di Verduno, rotonda di magliette, pullover, tuniche imbottite, al riparo dal freddo, sorride ai cotechini e gorgheggia.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …