Marco D'Eramo: Hillary vince contro i media

11 Gennaio 2008
Uff! Per un momento, dopo le primarie in Iowa, avevamo temuto che in America fosse più facile persino essere nero che essere donna, quando il senatore dell'Illinois Barack Obama aveva sbaragliato la senatrice di New York Hillary Clinton. Per fortuna ieri le primarie in New Hampshire (NH) ci hanno rassicurato: è altrettanto arduo sormontare l'handicap di razza che quello di genere; e così Clinton ha battuto Obama 39,1% a 36,4%. È positivo per tutti, non solo per gli statunitensi, che le due maggiori contraddizioni della società Usa vengano al pettine assieme in queste primarie. Lo si vede dall'inedita e inaudita passione che suscitano. Se era stata da record in Iowa, l'affluenza ha superato ogni aspettativa in NH, dove ha votato quasi la metà dell'intero elettorato.
Ma che ci si stia avvicinando alla sostanza, lo si vede anche dal rischio, spesso sfiorato dai candidati, di cadere negli stereotipi. Il reverendo Jesse Jackson ha già ricordato a Obama che non c'è niente di più pericoloso nella società Usa di un maschio nero che attacca una donna bianca. Mentre Hillary Clinton ha rasentato il razzismo quando ha attribuito le conquiste dei diritti civili più a Lyndon Johnson che a Martin Luther King, come se ci volesse sempre un bianco per realizzare un sogno nero (in piena guerra in Iraq appare bizzarro rivendicare il presidente che scatenò la guerra del Vietnam).
Il rischio è che l'uno rinchiuda l'altra negli stereotipi di genere, e l'altra imprigioni l'uno nei pregiudizi di razza. Già ci pensa la stampa (non solo Usa) che attribuisce la rimonta di Hillary alle lacrimucce e al tremolio nella voce ostentati in un caffè del NH. La vittoria più notevole, infatti, Hillary l'ha conseguita contro i media che avevano esibito un indecente gaudio per la sua batosta in Iowa e che, a forza di sondaggi clamorosamente smentiti, auspicavano la sua rotta finale in NH.
Una volta sbugiardati, gli autorevoli media si sono trincerati dietro due paraventi. Il primo è ludico-sportivo: se Obama avesse vinto anche in NH, sarebbe stato come una partita già sul 2-0 al terzo minuto: senza interesse. Invece così, sull'1-1, «la partita è ancora aperta» e «ci aspetta un match appassionante»: non se ne può più.
Il secondo paravento è bipartisan. A ogni primaria bisogna trovare l'aspetto comune nei due partiti contrapposti. Cosi in Iowa Obama e Mike Huckabee erano «il cambiamento», «i volti nuovi», mentre in New Hampshire Hillary Clinton e il senatore dell'Arizona John McCain (vincitore tra i repubblicani) sono «la rimonta», come se i due campi dovessero andare sempre a braccetto e all'unisono. L'importante è non dire gatto se non ce l'hai nel sacco.
L'altroieri Hillary era spacciata, oggi è risorta. Ma resta intatta la forza di Obama, quella di essere riuscito a relegare lei nel passato e a presentare sé come il futuro. Il New Hampshire ha solo regalato a Hillary - per potere ribaltare quest'immagine - altre primarie e altro tempo, che non avrebbe avuto in caso di sconfitta.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …