Marco D'Eramo: Il vento del South Carolina

29 Gennaio 2008
I suoi contrasti estremi fanno del South Carolina (S-C) uno degli stati più emblematici, anche se più misconosciuti, di tutta l'Unione. Qui fattori premoderni plasmano economie postmoderne e creano un anacronismo che si sta rivelando egemonico in tutti gli Stati uniti. Le sue pianure orientali che digradano verso l'Atlantico sono abitate da neri discendenti dagli schiavi delle piantagioni, votano democratico e sono più povere. Il S-C è lo stato a più alta densità afroamericana: è nero il 28,6 % della popolazione, contro il 12,5% della media nazionale. Mano mano che si procede verso ovest, il terreno s'innalza gradatamente fino alla sezione degli Appalachi chiamata Smoky Mountains (Monti fumosi), la presenza di industrie s'intensifica, s'innalza la densità di bianchi e l'asse politico si sposta a favore dei repubblicani.
Per certi versi il tempo sembra essersi fermato in S-C. A Charleston capita ancora di vedere funerali in pompa magna, seguiti da un corteo di 20 mila dolenti in divisa militare confederata, per soldati sudisti morti 145 anni fa nella Guerra Civile (che noi chiamiamo di Secessione). Solo nel 2000 il parlamento dello stato ha accettato di togliere la bandiera confederata dal frontone del congresso, ma per sfregio l'ha messa a sventolare nel prato antistante. Alla Afl-Cio dicono che anche molti iscritti al sindacato sono favorevoli alla bandiera confederata.
La questione nera e l'eredità schiavista condizionano ogni aspetto dell'esistenza. La segregazione non è mai scomparsa, ma adesso sta dilagando di nuovo. Le scuole si stanno risegregando a un ritmo forsennato: dopo le recenti sentenze della Corte suprema Usa, in tutti gli Stati uniti si moltiplicano gli istituti con più del 90% degli alunni appartenenti a una ‟minoranza”, cioè neri o ispanici. Qui il fenomeno è galoppante; sono più i giovani neri finiti in prigione di quelli che hanno frequentato le scuole secondarie. Qui vi sono 541 detenuti ogni 100 mila abitanti, una percentuale battuta solo da Alabama (590) e Texas (758). Mi diceva un simpatico attivista bianco: ‟La situazione dei neri è pazzesca. Secondo i dati della polizia, ogni anno viene arrestato circa il 10% dell'intera popolazione nera del S-C”. Questa percentuale è astronomica: vuol dire che in 30 anni, ogni e qualunque nero di questo stato viene arrestato tre volte (l'arresto non è la condanna). Ma chi non ha percorso le contee rurali dell'interno e parlato con i neri del luogo non può rendersi conto dell'abominio di situazioni in cui le bambine partoriscono a 10 anni, il tasso di analfabetismo è del 48%, e a scuola i bambini neri non hanno mai visto un coetaneo bianco e molte chiese nere vengono bruciate come ai bei tempi.
Da questo punto di vista in S-C la situazione dei neri è per molti versi ancora quella precedente ai movimenti dei diritti civili: varrebbe la pena indagare come mai i neri di questo stato appoggino in modo così massiccio (vedi articolo accanto) un candidato come Barack Obama che ha fatto del ‟post-razziale” la sua bandiera politica.
Ma il retaggio sudista più profondo è quel che qui è chiamato lo ‟spirito di piantagione”: il paternalismo del rapporto padrone schiavo. Lo spirito di piantagione impregna tutti i rapporti di lavoro. L'esempio più lampante è quello della legge cosiddetta At Will, (‟a piacere”), approvata dal parlamento dello stato, e che qui è chiamata 'Fire at Will' (‟licenzia a volontà”)”. In effetti è raccapricciante il testo del paragrafo di legge che recita: ‟Il termine 'impiego-a-volontà' è specificamente definito come il diritto di un dipendente o di un datore di lavoro di concludere il rapporto di lavoro con o senza preavviso all'altra parte, con o senza causa ... Se un dipendente o un datore di lavoro conclude il rapporto di lavoro nel quadro della dottrina 'impiego-a-volontà', nessuna parte sarà responsabile verso l'altra per ogni reclamo per rottura illecita basata su rottura del contratto...”. In pratica questa legge struttura - anche nel pubblico - rapporti di lavoro extra-contrattuali che permettono al padrone di licenziare su due piedi e senza motivo.
È grazie a leggi di questo tipo che il S-C esercita un fascino irresistibile sulle multinazionali straniere. Proprio quando gli economisti si preoccupano per l'outsourcing, per l'esportazione di posti di lavoro americani in Cina e in India, ecco che il ‟Nuovo Sud” degli Stati uniti attrae un insourcing da parte delle multinazionali europee e asiatiche. In S-C ha cominciato nel 1975 la Michelin, che ha a Greenville il suo quartier generale nordamericano e che ormai, dopo varie espansioni, in questo stato conta sette impianti con 7.200 dipendenti. Tra le grandi multinazionali, è poi arrivata nel 1988 a Greenswood la Fuji che si è ingrandita nel 2001 fino ad avere 1.200 dipendenti; nel 1994 la Bmw ha installato a Spartanburg la sua più grande fabbrica americana che ora, dopo vari ingrandimenti, occupa 4.700 dipendenti e produce 150 mila auto l'anno; nel 1998 è sbarcata a Timmonsville la Honda che nel 2001 ha aperto un secondo impianto per un totale di 1.600 dipendenti. Il caso più paradossale è quello di una ditta cinese di frigoriferi, Haier Group, che nel 2000 ha aperto a Camden una fabbrica con 200 dipendenti.
Non è per filantropia che le multinazionali europee e asiatiche amano tanto il Nuovo Sud. Le leggi antisindacali e At Will fanno la loro parte. Ma ancora di più contano gli incentivi. Di norma queste multinazionali non pagano l'affitto per i terreni su cui sorgono i loro impianti, non pagano le bollette di elettricità e acqua, ricevono abbattimenti fiscali anche del 60%, esigono in cambio del loro trasferimento la costruzione di bretelle autostradali e persino di aeroporti, si mettono all'asta tra i vari stati del Sud per vedere chi offre maggiori contributi per ogni assunto: il primato lo detiene l'Alabama che ha sborsato più di 300 mila dollari in contributi per ogni lavoratore assunto dalla Mercedes perché aprisse una fabbrica a Tuscaloosa. Questi regali alle corporations vengono pagati con tagli a scuola, sanità, servizi sociali.
Ma anche le grandi multinazionali del capitalismo globalizzato si lasciano intridere dallo spirito di piantagione: perché mai installerebbero le proprie fabbriche a centinaia di miglia di distanza dall'Atlantico e dai porti in cui devono caricare e scaricare merci, se non per stare lontano da una maggioranza nera? La ‟romantica” Carolina del sud (così la definisce il Guide bleu) ci si presenta allora, se non proprio come il Nuovo Schiavismo, perlomeno come il Caporalato Postmoderno. Ed è questo intreccio inestricabile di capitalismo, feudalesimo, razzismo, globalizzazione a fare del South Carolina e di tanti altri stati del profondo sud il nuovo modello economico sociale che si sta diffondendo in tutti gli Usa, un modello in cui, come in S-C, lo stato spende più in prigioni che in istruzione. Il regista e attore Michael Moore ha detto una volta: ‟Nel 1865 il Sud ha perso la guerra, 140 anni dopo ha vinto la pace”, e non è solo una battuta. Ma che sia Hillary, che sia Obama tutti danno scontato questo modello, e nessuno osa metterlo in discussione.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …